domenica 2 giugno 2019

I delitti del BarLume (5a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 25/01/2018 Qui - Dopo una sorprendente prima stagione, una altrettanta bella seconda, una graffiante terza ed una brillante quarta stagione (qui), è finalmente tornata, e nuovamente ai primi di gennaio dell'anno nuovo, I Delitti del BarLume, la serie di Sky sulle avventure tratte dai romanzi di Marco Malvaldi, che però con la quinta stagione (sempre composta da due film), fa decisamente un po' passo indietro. Perché la serie (sempre con la regia spumeggiante di Roan Johnson), che certamente tornerà l'anno prossimo con la sesta già confermata stagione, pur rimanendo fedele al suo spirito di rinnovarsi, sfuggendo altresì dai cliché che accompagnano le produzioni nostrane, decidendo di rinunciare (anche se per via solo forse di esigenze di copione) al suo protagonista principale nonché motore dello show (Filippo Timi), per poco compie un passo falso. La quinta stagione infatti, aperta con il primo episodio Un, due, tre, stella! (che aprirà a scenari importanti dopo un apparente omicidio), si apre con la sparizione di Massimo Viviani, una sparizione che sembra una scommessa, una scommessa persa. Perché se nel primo episodio tutto o quasi funziona a meraviglia nonostante la sua non presenza (è in scena solo due minuti) ciò non accade in seguito. Certo, inizialmente ci si diverte tanto ed è giustificata la sua sparizione, tanto che è comunque bello ritrovare I Delitti del BarLume, sempre alla prese con la sua carica di simpatia, di far scherzi e i suoi lati da storia investigativa, ma per colpa soprattutto di un istrionico ma molesto Corrado Guzzanti, al contrario di uno spassoso Stefano Fresi, qualcosa s'inceppa.
Soprattutto nel secondo episodio, La battaglia navale (dove le indagini su una ragazza ucraina porterà a risvolti inaspettati) in cui proprio quest'ultimo sembra sostituire Timi come protagonista principale. Le qualità dell'attore non si discutono, il suo personaggio che cerca di schivare guai e incombenze è ben descritto ma il giocattolo non funziona, tutto diventa più farraginoso e meno divertente. Questo perché I Delitti del Barlume è scritto e disegnato attorno alla figura di Massimo Viviani, e Beppe Battaglia semplicemente non è lui. Anche perché i terribili vecchietti di Pineta, che avevano già subito una trasformazione a macchiette o spalle comiche, senza di lui con cui interagire diventano superflui. La stessa commissario Fusco (sempre comunque ben interpretata da Lucia Mascino) perde il suo compagno di indagini, l'unico con cui poter condurre un ragionamento investigativo (visto l'acume dei suoi colleghi). Tuttavia il suo personaggio riesce comunque a tenere viva l'attenzione, come in parte la storyline di Tiziana (sempre comunque ben interpretata dalla bella Enrica Guidi) fa, seppur anch'essa senza lui, ha ben poco senso di esistere. Certo, di ridere un po' si ride, anche perché certe battute e situazioni sono fantastiche (le indagini e i casi non tanto, alquanto prevedibili), la sigla è sempre bella, la colonna sonora sempre in linea, ma questo cambio di attore/protagonista non convince. Anche perché se davvero il cambio ci sarà e ancor più invadente nella sesta, dovrebbero essere sicuri di creare un qualcosa intorno (alla sua dinamicità e spessore) che realmente funzioni, in modo da tornare ai fasti passati. In attesa di vedere però cosa si inventeranno e chi, cosa o dove, i romanzi e sceneggiatori ci porteranno, il giudizio è comunque minimamente positivo e di incoraggiamento. Voto: 6+

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