venerdì 19 luglio 2019

Il Trono di Spade (8a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 04/07/2019 Qui
Tema e genere: Giunge al termine la serie televisiva statunitense di genere fantastico più discussa, amata ed odiata di sempre. La serie infatti, adattamento televisivo del ciclo di romanzi Cronache del ghiaccio e del fuoco (A Song of Ice and Fire) di George R. R. Martin, finisce il suo ciclo con l'ottava stagione.
Trama: Ci eravamo lasciati (qui la recensione della settima) con il Re della Notte che attacca il forte orientale e si prepara a superare la barriera. Il Re del Nord, Jon Snow, è assieme alla Madre dei Draghi, Daenerys Targarien, a Roccia del Drago. La pace momentanea con la casata Lannister, e la regina Cersei, porta l'intero continente occidentale a preoccuparsi dell'effettiva minaccia che incombe sui Sette Regni: gli Estranei. Jaime Lannister, preoccupato dalla minaccia nell'estremo Nord, vorrebbe andare a Delta delle Acque per recuperare l'esercito dei Lannister e unirsi alla battaglia per difesa dei Regni. Cersei non sarà dello stesso parere e i due fratelli potrebbero essere per la prima volta divisi. Intanto Sam, dopo aver studiato e parlato con i maestri, scopre la vera identità di Jon Snow. Riuscirà a riunirsi al suo amico e svelerà il segreto sui suoi genitori. Ci sarà anche il duplice incontro tra Arya Stark e il Re del Nord e tra la Lady del Nord, Sansa Stark, e Daenerys Targaryen. Ma in tutto questo la domanda è: chi sarà il protettore dei Sette Regni?
Recensione: L'ultima stagione ha suscitato un'ondata di rabbia e giubilo, isteria ed euforia tali che si è arrivati addirittura a creare una petizione per fare in modo che gli sceneggiatori riscrivessero parte della trama, perché gli spettatori erano troppo scioccati e infastiditi da alcune pieghe della storia. I fan si sono scissi tra coloro che hanno approvato le scelte narrative e registiche e coloro i quali invece aspettavano l'happy ending. Ma a Westeros raramente il sole splende sui giusti e sempre più difficilmente gli eroi sopravvivono. Nonostante tutto, la storia ha avuto una conclusione. Che sia peggiore o migliore da quello che ci si aspettava è un pensiero del tutto soggettivo, l'ultima stagione possiede lati negativi e positivi, punti deboli e punti di forza. Le critiche che Il trono di spade ha ricevuto sono dovute soprattutto ad alcune incongruenze e alla mancanza di rispetto per alcune story-line concluse forse troppo in fretta. Anche aver velocizzato ed estremizzato la follia di Dany è sembrato ad alcuni una forzatura. Senza dubbio se appunto la trama e alcune sequenze di questa stagione finale sono discutibili è innegabile la tecnica e il grande lavoro del dietro le quinte. Il trono di spade non ha caso è stata una delle serie con il budget più alto mai speso. Immagini spettacolari e grandi effetti così come un cast straordinario fanno di questa serie una delle migliori degli ultimi anni. Un finale che nel bene e nel male è quello scelto dagli sceneggiatori e che dobbiamo accettare. Ognuno ha dato il suo personalissimo addio alla serie e al pubblico, concludendo in maniera coerente (ogni personaggio ha avuto ciò che doveva avere, ogni storia è andata così come doveva andare, tutti i cerchi vengono chiusi, uno su tutti il duello finale tra i fratelli Clegane sulle scale in fiamme del castello) uno show che, diciamolo, da qualche stagione a questa parte aveva perso tutto il coraggio che gli era rimasto. Non è un caso che l'ultimo episodio sappia troppo di politically correct in una serie che ha fatto dell'osare la sua parola d'ordine (anche se questo politicamente corretto ci rassicura circa il futuro di questo mondo, finalmente nelle mani di un concilio di menti perlopiù oneste e leali). Non un gran cosa inoltre, la volontà di allungare alcune scene a discapito di altre, questo durante tutta la stagione, e quella quasi inquietante di chiudere con un secondo finale più o meno aperto per dare adito ad uno, o più, spin off, il che non è proprio il massimo (anche se alta è la voglia di vedere ciò). Eppure parecchio bella, avvincente e divertente è stata questa stagione di questa incredibile serie, perché Il trono di spade ci ha restituito anche quest'anno un'esperienza visiva straordinaria e soprattutto ci ha dato una conclusione. Lacunosa, se si vuole, ma comunque ce l'ha data, ed è già tanto. Certo, sono più le perplessità che i pregi, non si può appunto negare che questa stagione conclusiva sia stata realizzata in modo frettoloso e, qualche volta, persino grossolano (si notano sicuramente alcune incongruenze nella sceneggiatura), ma tutto sommato soddisfacente è il tutto. Perché va bene che la svolta malvagia di Daenerys Targaryen è probabilmente l'esempio più calzante che si può fare per esprimere alcune perplessità, non che non potesse avvenire, era, però, una trasformazione che non poteva e che non avrebbe dovuto risolversi nell'arco di una sola puntata, la sceneggiatura (che ha sacrificato lei ma anche Cersei, l'eccezionale Lena Headey ha avuto soltanto 25 minuti di screentime in tutta la stagione) in questo caso ha affrettato un cambiamento cruciale che doveva respirare più a lungo, ma il finale (almeno personalmente) soddisfa parecchio, dopotutto, sarebbe stato probabilmente più scontato continuare a sterminare il cast solo per stupire gli spettatori, in una stagione conclusiva che doveva necessariamente chiudere le sotto-trame nelle quali abbiamo investito il nostro tempo per anni. E invece scelta coerente e giusta è stata fatta, e poi ho sempre fatto il tifo per gli Stark (a parte in certi frangenti), e quindi bene così.

Il finale infatti, vede i beniamini della famiglia Stark trionfare, nonostante i tanti punti interrogativi e lacune che la stagione ha lasciato. Il finale di Jon altresì, risulta azzeccato, seppur immeritato. Lascia anche quantomeno stupiti il finale riservato a Tyrion. Nonostante l'amore e la simpatia verso il folletto Lannister, è innegabile che mi sarei aspettato una fine più drammatica per lui. Ma di più non si poteva forse chiedere, anche se una cosa è sicura: l'ultima stagione de Il trono di spade avrebbe avuto bisogno di qualche episodio in più. Forse un'intera tranche da dieci episodi avrebbe aiutato gli sceneggiatori a dipanare meglio certi snodi narrativi, rendendo più chiaro lo scorrere del tempo e il peso che gli eventi hanno avuto sui personaggi. Gli showrunner si sono ritrovati improvvisamente a gestire un cast enorme in pochi episodi e dare a ciascun personaggio il tempo di cui aveva bisogno prima di scomparire era un'impresa titanica. Tutto sommato è andata bene così, anche perché per molti caduti le storyline si erano già concluse. Gli scrittori hanno dovuto quindi barcamenarsi tra l'approfondimento dei personaggi, le tempistiche della sceneggiatura e le grandi scene d'azione. L'eccellente colonna sonora di Ramin Djawadi ha seguito ogni scena, puntuale e precisa, esaltando anche quelle più deboli. Sotto questo punto di vista, Game of Thrones 8 non delude proprio per niente, regalandoci qualche scorcio che non sarebbe stato fuori luogo in un cinema vero e proprio, momenti esaltanti e sequenze da brivido. E una volta tanto, HBO non ha sentito la necessità di accontentare le tempeste ormonali del pubblico rubando tempo alla storia per mostrare scene di sesso o di nudo completamente gratuite. Ironica, sotto questo punto di vista, la morale di tutta la storia: non sono i più ricchi e i più belli a rendere il mondo un posto migliore, ma gli storpi, i nani e gli emarginati. Forse troppo politicamente corretto? E chi se ne frega! Comunque un'altra cosa è certa, un'epoca è finita, ma è finita con il sorriso, e va bene così.
Regia: La regia riesce ad immergere bene nelle atmosfere della serie, mettendo in mostra epiche battaglie, duelli brutali, riuscendo a muovere il flusso delle nostre emozioni, facendoci odiare personaggi per alcune scelte, salire il magone in altre, ci copre il corpo di brividi di disgusto in certe circostanze. Tutto bello? Anche no, se la regia riesce ad essere di alto livello in scene appena citate zoppica molto nei dialoghi, mostrandoci comunque una grammatica cinematografica semplice e funzionale, ma noiosa e a cadere miseramente durante la morte più importante di tutta la serie, diventando anti climatica, anti estetica, anti tutto. Ma comunque salvabile, anche perché La battaglia di Grande Inverno, nonostante le giuste critiche alla scelta registica della luce naturale, merita comunque molti complimenti per la sua spettacolarità e drammaticità. Inoltre particolarmente simbolica e ispirata la scena in cui Drogon scioglie con il fuoco il trono di spade: probabilmente il drago, nella sua saggezza, riconosce che il vero colpevole della morte di Dany non è Jon, ma il trono e tutto quello che rappresenta. Insomma niente di straordinario ma comunque efficace e funzionale a far sì che la serie, non solo registicamente, giri bene.
Sceneggiatura: La serie parte piano, lenta, con una prima puntata che ha solo il compito di ricordarci chi è vivo, il suo compito e dove si trova. Da questo punto in poi la sceneggiatura inizia a girare un po' a vuoto, con personaggi che cambiano atteggiamento senza motivo, dando allo spettatore carta bianca per l'interpretazione, facendo nascere teorie e spiegazioni che ballano dall'assurdo al comico, e personaggi che dal creare dialoghi complessi e intricati, come nelle prime stagioni, parlano in maniera molto più semplice, facendo salire, o scendere, tutti i personaggi allo stesso livello di linguaggio. Questa ultima stagione potrebbe essere divisa in due grandi blocchi, prima e dopo la lunga notte. Finalmente la grande minaccia da nord si rende fisica, grazie ad una grande armata di non morti che cerca d'invadere i sette regni, creando distruzione e mietendo vittime. Peccato che tutto si consumi in due episodi e si chiudi in metà puntata. Il secondo blocco della storia ci lascia un grande insegnamento, l'amore ti fotte. I personaggi principali, entrambi maschi, fanno molti errori, o scelte discutibili, completamente accecati da questo sentimento. La sceneggiatura in questa seconda parte accelera in maniera incredibile, perdendo di profondità, calcando la mano sull'azione e poco sui personaggi, dando l'impressione che i due sceneggiatori volessero raccontare qualcosa di più, ma visto la breve durata a loro disposizione hanno fatto quello che potevano, trasformando la serie da una rete d'intrecci a una linea, una linea che ci porta direttamente alla risposta a una domanda che ha attanagliato tutti: chi sale sul trono? Scontato sì, ma era indubbiamente quello il momento più atteso.
Aspetto tecnico: Da notare sono l'accuratezza delle scenografie, opera ancora di Deborah Riley e delle musiche affidate nuovamente a Ramin Djawadi. Interni e location sono sempre ben curati, come tutte le altre delle serie precedenti del resto: vessilli e stendardi, ma anche oggetti di scena, concorrono a rendere tridimensionale la scena. I costumi ricercati riescono a mantenere una verosimiglianza con la base della ambientazione: un fantasy medievale del XV secolo.
Cast: Ottimi come sempre gli attori, a parte elementi come Kit Harington (Jon Snow) che presenta sempre la stessa espressione e lo stesso tono di voce, altri invece come il machiavellico Peter Dinklage (Tyrion Lannister) mantengono la qualità, a volte superandola.
Commento Finale: Qualcosa non ha funzionato, un pizzico di delusione c'è, ma non possiamo non ringraziare la HBO per averci regalato un prodotto di cui si parlerà per decenni. Un prodotto che, dal punto di vista tecnico, inclusa la regia, le musiche e i costumi, si è sempre dimostrato all'avanguardia. In conclusione l'ottava stagione di Game Of Thrones è la fine di una serie che ci ha accompagnato per 10 anni, concludendo la storia di tutti i personaggi, storia a tratti dolce, a tratti amara, un finale che farà discutere, ma è il finale che dobbiamo prenderci.
Consigliato: Certo che sì, ai fan della serie soprattutto, ma anche a tutti quelli che amano il fantasy, ma non solo quello.
Voto: 7+

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