sabato 1 giugno 2019

Il Trono di Spade (7a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 10/10/2017 Qui - C'è chi ha amato la settima stagione, conclusasi appena un mesetto fa, e chi invece l'ha odiata. E chi ancora non sa che cosa dire e pensare. Ebbene, personalmente un cambio di rotta doveva esserci (come avevo sperato al tempo della sesta stagione, qui) e c'è stato, ma è stato decisamente troppo repentino, anche se resta pur sempre ammaliante come prodotto. Anche perché ogni puntata racchiude in sé grandi momenti di televisione, difficili (se non impossibili) da trovare altrove, e al netto di tutti i difetti è pur sempre intrattenimento d'altissima qualità (a partire dalla sempre fantastica sigla, alla colonna sonora e le sontuose ambientazioni). Nella settima stagione de Il trono di Spade infatti, soprattutto le sequenze di azione e battaglia hanno tenuto lo spettatore incollato dal primo fino all'ultimo episodio, in un continuo crescendo di tensione e azioni. Ma queste nuove puntate, diverse dalle precedenti per stile, velocità (con buchi temporali perdonati solo per l'epicità delle sequenze) e numero di avvenimenti che accadono in ogni puntata, non hanno del tutto convinto. Che la serie tv sarebbe cambiata (perché per forza di cose doveva farlo dopo averla tirata un po' per le lunghe), e anche di molto, non era un segreto per nessuno. Ma forse nessuno si aspettava che avvenisse così velocemente, che procedesse lineare e senza grandi intoppi (difatti non ci sono stati più i colpi di scena cocenti delle ultime sei stagioni, i personaggi sono diventati più prevedibili e i tempi narrativi, si sono ridotti) e che si chiudesse come era prevedibile sin dall'inizio, anche se era quello che si prospettava.
Dopotutto arrivati ai titoli di coda è stato chiaro come Il Trono di Spade 7 non sia stato altro che un lungo prologo per Il Trono di Spade 8 (che sfortunatamente non arriverà prima del 2019) e già alla vigilia della première non mi sarei infatti aspettato un finale diverso da quello proposto, l'esercito dei non-morti oltrepassa la Barriera (non mi aspettavo tanta facilità, lo ammetto, ma c'era un drago da mettere in conto, e questa è una qualità della serie, se riesci a prevedere una cosa, non puoi prevedere quanto grande quella cosa sarà effettivamente) e la Grande Guerra si appresta a scoppiare. La settima stagione però, che certamente riparte in modo deciso, vogliosa di raccontare come tutte le storyline sviluppate gli anni precedenti s'intreccino per arrivare finalmente al momento clou, Vivi contro Morti, diluita in soli sette episodi (pochi, pochissimi per una serie come GoT), per necessità virtù di condensare avvenimenti e per l'obbligo agli sceneggiatori di scrivere una storia più ritmata e immediata, orfana di momenti troppo riflessivi e verbosi, perde di consistenza. Giacché anche se il risultato è tuttavia buono, si ha l'impressione che davvero si sia voluto fare di fretta, mancando di attenzione verso quei dettagli che hanno reso la serie unica. Va bene evitare di dilungarsi troppo, ma non per questo i vari dialoghi devono essere dimenticabili o, peggio, troppo telefonati.
Ecco, questa settima stagione è stata prevedibile, e se da una parte è una conseguenza normale di universi narrativi enormi che prima o poi devono arrivare a una conclusione, dall'altra è uno smacco vero e proprio verso chi amava profondamente certe dinamiche, sopratutto per quanto riguarda i personaggi, ora al totale servizio della storia e incapaci di agire secondo uno schema proprio e personale. E questo per uno show capace di trucidare i suoi protagonisti, disattendendo sempre le aspettative degli spettatori, è un bello smacco. Certo, resta la spettacolarità dei momenti topici che questa comunque intensa stagione ha saputo offrire, ma resta altresì un po' l'amaro in bocca per non rimanere quasi mai stupiti e scioccati da un improvviso ribaltamento di fronte. Anche perché sembri proprio che la serie abbia voluto accontentare troppo gli stessi fan (un po' anche me, ma non così "facilmente"). Nell'ultima stagione infatti, più delle altre, il fan-service ha fatto il passo più lungo della gamba. Nessun personaggio fortemente amato è stato ucciso o perlomeno declassato. Ogni personaggio sembra poter trovare il suo lieto fine, dimostrando forse poco coraggio dalla parte della produzione, che probabilmente senza la "collaborazione" del creatore sembra offrire un prodotto più commerciale, e dunque, più infantile.
I personaggi difatti sembra facciano ciò che i fan vorrebbero, Jon (Kit Harington) e Daenerys (la sempre meravigliosa Emilia Clarke) finalmente insieme (con tanto di scena esplicita, forse evitabile? ma certo che no...risatina), nonostante sapessimo già ed abbiamo avuto conferma da Bran Stark e Sam Tarly (due personaggi chiave della storia ma rimasti incolpevolmente un po' in secondo piano) della questione della nascita di lui (e quindi dell'avvenuto incesto e del probabile figlio, che lei non potrebbe avere). Senza dimenticare le battutine di Tormund su Brienne, la malvagità di Cersei (anch'essa incinta, confermando che probabilmente un figlio incestuoso in ogni caso, sarà il prossimo che siederà sul trono alla fine dell'ottava stagione) che da punto forte (eccezionale quello fatto nella sesta stagione) sembra diventare testardaggine immatura, come la riunione dei Re (qualcosa che i fan aspettavano da ben sette anni ed è stato davvero appagante ascoltarli risolvere, più o meno, i loro conflitti), intravista nel trailer e sicuramente ossatura principale dell'episodio e uno dei momenti più degni di nota, ha fatto intendere. In tal senso, ottimo il lavoro di Peter Dinklage e Lena Headey, che riescono a tirare fuori il meglio l'uno dall'altra quando devono inscenare l'odio dei due fratelli Lannister.
Bella anche (tra i momenti topici della stagione) la tanto attesa rivalsa (speriamo definitiva, questa volta), di Theon, che dopo il perdono di Jon Snow reclama l'obbedienza degli uomini delle Isole di Ferro e parte per salvare sua sorella, prigioniera di Euron (che in mezzo al casino che combina una cosa buona comunque la fa, toglie di mezzo quelle "bastarde" figlie e madre di Dorn). Inoltre, finalmente Jaime (Nikolaj Coster-Waldau) apre gli occhi e abbandona il fianco della sua folle sorella. Senza dimenticare altri due momenti importanti, quello iniziale (complice un inizio di stagione da cardiopalma) di Arya Stark (Maisie Williams, che finalmente si ricongiunge con la sua famiglia) sempre più astuta e vicina al suo obiettivo di vendetta (facendo qualcosa di straordinario), e il colpo di scena (l'unico ma eccezionale) più inaspettato (costruito con notevole maestria dagli autori), non mi sarei infatti mai aspettato di vedere Ditocorto (Aidan Gillen) perdere al suo stesso gioco. Ma è stato davvero bellissimo, anche grazie all'apporto di Lady Sansa (Sophie Turner), gustarlo e vederlo. Insomma davvero tanta roba, anche perché sono molti gli eventi che accadono in questa stagione (contenente anche una strepitosa e sexy Nathalie Emmanuel) che comunque, nonostante il focus si sposti sulla messa in scena (di livello comunque altissimo) a discapito di una capillarità della sceneggiatura (più prevedibile e lineare nonché semplicistica e asservita ai fan), è stata ugualmente capace di stupire.
Perché nonostante i difetti prima esposti, la settima stagione di questa incredibile serie è stata straordinaria. D'altronde lo show è immenso e di altissima qualità, alcune sequenze sono destinate a fare scuola e la storia sta arrivando ad un epilogo che si preannuncia essere una delle cose più epiche mai viste su piccolo schermo. Dato che per una volta, Il Trono di Spade va dritto al sodo senza perdersi in stratagemmi e intrighi amorosi (con meno personaggi e meno casate da seguire, poiché se nella prima stagione facevamo fatica a star dietro a nomi e alleanze varie, adesso le carte in tavola ormai si sono fatte più semplici, rimasti in gioco infatti ci sono i Lannister, i Greyjoy, i Targaryen e gli Stark, finalmente tornati a Winterfell, mentre ci lasciano in questa stagione personaggi di spicco, nel vero spirito della serie), da una parte è un gran peccato, dall'altra goduria per gli occhi. Perché superlativi sono i livelli raggiunti dalla CGI, non tanto per il pomposo arrivo di Daenerys al concilio quanto per la scena finale della distruzione della Barriera, una sequenza impressionante per visione, direzione e scala. A proposito di battaglie, questa settima stagione è sicuramente densa di azione, non solo per gli zombie e i morti che fanno paura, quanto appunto le battaglie.
Ci sono infatti almeno 4 battaglie da ricordare, il combattimento navale tra le due fazioni di Greyjoy nella 07x02; la prima vera battaglia con un drago a Westeros, seguito da una spettacolare armata di Dothraki, contro i Lannister nella 07x04, draghi contro Estranei nella 07x06, l'attacco alla Barriera da parte degli Estranei nel finale di stagione. Il livello è altissimo, per ogni sequenza l'attenzione al dettaglio e al particolare è precisissima. Giacché dalle comparse agli effetti speciali, la resa è talmente alta che ultimamente è difficile trovare cose del genere persino a Hollywood. Tutto per una (discreta) settima stagione di una (fantastica) serie che è stata veloce, densissima, romantica, focalizzata e soprattutto divertente. In questo senso l'ultima puntata (che sfiora addirittura la durata media di un lungometraggio e chiude col botto la settima e penultima stagione de Il Trono di Spade, portando a compimento tutte le sotto-trame ingaggiate nel corso dei nuovi episodi e allestendone ulteriori in vista della prossima ed ultima stagione) arricchisce non poco la lista di punti-chiave di questa stagione, con alcune scene davvero inaspettate e altre estremamente soddisfacenti.
Perché nonostante sia evidente il cambiamento e la prevedibilità (fattore che ha contraddistinto quest'ultima stagione), esso non basta a tramortire un prodotto diverso ma solido, spettacolare, totalmente televisivo e per questo magnetico (dopotutto un drago che sputa fuoco blu per distruggere una barriera datata migliaia di anni non è facile da dimenticare). Tanto che molto probabilmente alla sua fine, poiché Il Trono di Spade è ad oggi (e non solo) una delle serie televisive più riuscite e complete che possiate trovare, ne sentiremo terribilmente la mancanza. Ma anche già ora, che dovremo aspettare anni prima di veder l'arrivo della Grande Guerra e della conquista al trono, la si avverte. Dopotutto solo George R.R. Martin conosce per bene come finirà, agli spettatori non resta altro che aspettare. Rendendo le aspettative più alte che mai per un'ottava stagione che da oggi è attesissima come poche altre, anche perché dopo un settima stagione leggermente in sottotono ma pur sempre spettacolare (certamente migliore della precedente), l'impazienza è tanta. Voto: 7,5

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