venerdì 7 giugno 2019

The Walking Dead (9a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/06/2019 Qui
Tema e genere: Continua il viaggio dei superstiti all'apocalisse zombie nella serie tv survival horror più longeva di sempre.
Trama: Dopo lo scontro "definitivo" all'apparenza, che ha comunque risolto alcune divergenze e dato la possibilità a tutti (quasi tutti) di ricominciare e progredire, le difficoltà nella nuova società non mancano. E se la prima volta il nuovo inizio sopperisce alle problematiche della conciliazione in modo spiazzante, la seconda, spiazzante è l'arrivo di uno spietato avversario, che metterà a durissima prova gli sforzi fatti. E non sarà l'unico problema.
Recensione: Personalmente una sorpresa, credevo peggio, e invece nel complesso è stata una buona stagione, la nona, di The Walking Dead. Non "eccezionale", neanche "ottima", ma buona sì, e per arrivare a questo risultato sono bastati alcuni accorgimenti e alcune iniezioni di minima creatività, che hanno consentito di uscire da strutture e dinamiche che ormai mostravano da tempo un certo affaticamento. Dopotutto dopo nove stagioni, nessuna serie televisiva poteva rimanere integra del tutto, poteva sedersi beatamente, qualcosa doveva cambiare, è cambiato, anche se non tutto è andato per il meglio, ma sarebbe ingrato non riconoscere a questa stagione di aver lanciato dei confortati segnali di risveglio. E questo nonostante la testarda presenze dei soliti punti dolenti. In questa stagione infatti, nei sedici episodi, i protagonisti affrontano molte traversie, simili ma diverse, tra la perdita di numerosi personaggi importanti e tante tragedie. Questo soprattutto nella seconda parte, la serie difatti vede nuovamente una suddivisione in due tronconi, più accentuata però, diversa l'una e l'altra sia per accumulo della tensione drammatica, sia per un discorso legato a un rinnovamento dei contenuti. Seconda parte che paradossalmente vede uno dei periodi più stanziali e sereni di sempre. Un salto temporale di sei anni infatti, ci (re)introduce in un mondo profondamente cambiato, un mondo che è andato avanti, portando con sé vecchie ruggini tenute nascoste (che vede la "scomparsa" di due protagonisti centrali), ma che vedrà sorgere soprattutto una nuova temibile minaccia, minaccia che è probabilmente la migliore mai vista nella serie, i Whisperers (i Sussurratori), sorta di anello mancante fra umani e zombie, che riescono a sommare le peggiori caratteristiche dei due. Alpha (interpretata benissimo da Samantha Morton), a capo di questo folle ed inquietante gruppo (che riesce nell'impresa di ridare senso e spessore alla presenza degli zombie, ormai non più minacciosi da anni, il disorientamento provato davanti a un errante, di cui adesso va interpretata la vera natura in pochi istanti, è infatti una svolta inaspettata quanto necessaria), è un'ottima villain, perché è la prima della serie che ha un'intelligenza tattica, ma con cui al contempo è impossibile ragionare. Tanto che molto scompiglio produce e produrrà, le cose sembrerebbero infatti poter ulteriormente peggiorare in futuro, probabilmente lo faranno, e si ha una discreta voglia di vedere come e cosa accadrà. Comunque al di là di ciò, da segnalare soprattutto c'è un elemento in tutto questo, in questa stagione e in questa seconda parte, ovvero la scomparsa di uno dei personaggi storici della serie, se non il più importante: Rick Grimes. Come noto (almeno dagli addetti e fan), Rick, interpretato dal bravissimo Andrew Lincoln, ha lasciato la serie in maniera molto originale, ma decisamente furba, furbescamente in attesa dei film. Una mossa interessante ma la sua mancanza è intensa e percepibile, inoltre non sapere cosa gli è successo infastidisce. A tal proposito di note dolenti ce ne sarebbero più d'una, non ultimo il fatto che su sedici episodi stagionali se ne contano forse 3-4 realmente memorabili, e sono un po' pochini. Non bastasse che restino e sono troppe le sequenze dedicate a tanti, troppi personaggi senza carisma e profondità, incapaci di accaparrarsi il nostro interesse e la nostra empatia.

Personaggi come Enid, Aaron, Tara, Henry, Rosita e soprattutto padre Gabriel non riescono a reggere il confronto con le gesta della "vecchia guardia", risultando scialbi e poco incisivi nell'arco narrativo della serie. Non aiuta aver creato dinamiche interpersonali forzate e insopportabili tra molti di questi. E se contiamo i nuovi ingressi, la situazione è anche peggiore. Il ricambio generazionale infatti, ci chiede di affezionarci emotivamente a personaggi che conosciamo poco e di cui sappiamo ancora meno, rendendo meno emozionanti le vicende pericolose o le morti improvvise dei personaggi più importanti. In ultima istanza, sedici episodi sono tanti, soprattutto se (come successo anche quest'anno) quelle davvero degne di nota sono sempre tre o quattro. Passi l'esigenza di dividere la stagione in due tronconi, ma snellire la struttura a 10 o 12 episodi, puntando al sodo della storia, darebbe più ritmo e ridurrebbe la storica sensazione del "portarla troppo per lunghe" quasi fisiologica per uno show giunto alla decima stagione. E che non ha alcuna intenzione di fermarsi. Al netto di ciò, e dei pregi già sottoscritti, altre cose interessanti. Su tutti Negan e la sua evoluzione, che paradossalmente riesce a non stonare troppo, anzi, è uno dei risultati migliori della serie (il potenziale è alto, sperando che gli autori lo sfruttino bene in futuro). L'altra cosa interessante è l'ultimo episodio stagionale, sicuramente meno impattante dal punto di vista emotivo, ma che fa benissimo soprattutto una cosa. Anche grazie alla regia sempre efficace di Greg Nicotero, riesce a mettere in scena una sfida ambientale che in TWD non avevamo ancora visto, una tempesta di neve che strappa i protagonisti della serie dalla placida quotidianità a cui avevano creduto di potersi abbandonare, rigettandoli in un mondo nuovamente ostile, dove la prospettiva di vita non si conta in anni o mesi, ma in giorni e ore. E insomma, nonostante tutto, The Walking Dead è stata e rimane un'ottima serie tv, che forse risente un po' degli anni che passano. In questa stagione ha regalato episodi belli e intensi, come il penultimo, decisamente scioccante, ad altri meno azzeccati. A fronte di tutti questi anni, il problema più importante è che non si vede in lontananza un tentativo di chiusura delle molte sotto-trame, a fronte di una caduta evidente di spettatori. Tuttavia, il rimettere nuova carne al fuoco, e il lascito di un paio di cliffangher, seppur non clamorosi, sono adatti a ricordarci/mi che sì, l'anno prossimo saremo/sarò ancora qui.
Regia: Il regista Greg Nicotero fa il suo lavoro in modo egregio anche questa volta.
Sceneggiatura: Il passaggio di testimone nella supervisione e quindi nella sceneggiatura, da Scott M. Gimple ad Angela Kang, al netto di alcuni passaggi meno riusciti (ed alcuni episodi maldestri), dà i suoi frutti, dopo anni di staticità, la serie ricomincia a muoversi, verso territori più drammatici e inquietanti, anche se la storia sembra essere la solita, con i soliti cattivi e i soliti problemi gestionali e non solo.
Aspetto tecnico: Rispetto alle scorse stagioni alcuni di questi aspetti migliorano.
Cast: Buono quello storico ma poco carismatici i nuovi personaggi, buttati un po' nella mischia a caso, in particolare l'insopportabile Lydia, interpretata da Cassady McClincy e lo sciapito Henry (Matt Lintz).
Commento Finale: Quando inserisci il pilota automatico, ti dimentichi di fare le cose come si deve, vivi di rendita, smetti di sperimentare, rischiare, sorprendere. È questo l'errore in cui è caduto The Walking Dead che dopo una sesta stagione in cui aveva mostrato i muscoli (poche serie possono permettersi quel cliffhanger a fine stagione), aveva avuto una preoccupante involuzione anche sul piano della scrittura e della regia. Effetti speciali rozzi, messa in scena piatta, dialoghi inconcludenti. Difetti che The Walking Dead 9 ha tentato di risolvere, curando molto meglio la messa in scena, attraverso una fotografia più varia e a intuizioni di regia non sempre elementari e prevedibili come quelle degli ultimi tempi. Emblematici in tal senso gli ultimi tre episodi dello show, in cui il livello si è alzato non poco. Lo show insomma e nel complesso, è tornato a sorprendere, a spezzare il cuore (in senso positivo), a intrattenere, anche a spaventare. Dopo nove anni di foreste ripetitive, la serie infatti, ha finalmente mostrato qualcosa di nuovo, anche se con poca originalità nella sua base. E quindi la speranza è che per The Walking Dead possa sbocciare una nuova primavera piena di tante cose buone.
Consigliato: Il bilancio a sorpresa è positivo per una stagione che poteva essere migliore, ma pure molto peggiore, però di consigliare proprio non saprei.
Voto: 6+

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