martedì 25 giugno 2019

Deutschland 86 (Miniserie)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/01/2019 Qui - La vita ai tempi della guerra fredda è ancora al centro di Deutschland 86, secondo capitolo di un'ideale trilogia (che non vedo l'ora vada a termine) iniziata con Deutschland 83, una delle serie rivelazione del 2015, una serie purtroppo snobbata, di cui rappresenta appunto il sequel. È una storia di spionaggio in cui le trame dei servizi segreti e le intime vicende personali dei personaggi convergono restituendo l'affresco di un'epoca. L'epoca di massima tensione raggiunto negli anni Ottanta tra Unione Sovietica e Stati Uniti, che ha portato successivamente alla caduta dell'URSS e del muro di Berlino. Tutto ciò viene però visto (come saprà chi l'ha già visto, se no il consiglio è di recuperare tutta la prima stagione) dalla prospettiva delle due Germanie ed in particolare attraverso il personaggio di Martin Rauch (interpretato da un nuovamente bravo Jonas Nay), un ventiquattrenne della Germania Est, che da sergente maggiore delle truppe di Frontiera viene catapultato nell'altro lato della Germania per diventare una spia. E poiché sono nuovamente tornati gli intrighi della Guerra Fredda tra Germania Ovest ed Est pure, proprio lui non poteva mancare in questa seconda stagione della serie televisiva tedesco-statunitense creata da Anna Winger e Jörg Winger, e diretta da Florian Cossen, una seconda stagione ancora più avvincente e coinvolgente (ma nel complesso non migliore) del primo riuscitissimo capitolo della serie TV tedesca che ha dato il là alla rinascita della TV in Germania (Babylon Berlin un meraviglioso esempio di questa rinascita). Infatti lui c'è, lui che alla fine del suo percorso da spia della Stasi, percorso che lo ha poi costretto alla fuga alla fine di Deutschland 83 (Kolibrì, il suo nome di battaglia, ed egli stesso era ricercato da mezzo mondo, il mondo segreto delle spie), lui che spera, riprendendo a lavorare per i servizi segreti, e così continuare a finanziare il progetto del partito socialista tedesco, tornare in patria, ma lo ritroviamo però con una nuova prospettiva e diversi "incarichi" da svolgere.
Sì, perché all'inizio di Deutschland 86 (che ovviamente sposta l'azione tre anni dopo la prima fortunata stagione) Martin Rauch è segregato in Angola, tenuto nascosto dalle DDR della Germania Est. Ma il suo lavoro è ancora richiesto e la zia Lenora (interpretata da Maria Schrader) va fino in Angola per recuperarlo. La Germania Est si trova in un fortissimo stato di crisi economica (non bastasse è dilaniata dall'AIDS) e le DDR sono disposte a tutto pur di riuscire a guadagnare denaro. Per questo motivo la Germania dell'Est si è segretamente inserita all'interno della questione dell'Apartheid in Sud Africa. L'obiettivo è quello di vendere armi (ed inoltre istruire le nuove spie legate al Congresso Nazionale Africano, guidate da Rose, interpretata dalla new entry Florence Kasumba), e guadagnare più denaro possibile per mantenere in vita la nazione. Ma inserirsi all'interno di traffici illegali, senza rischiare di perdere tutto è davvero difficile (soprattutto per lui, sempre più lontano dall'amore e da suo figlio). E la strada che porterà Lenora e Martin al successo della missione, e verso salvezza, sarà davvero intricata. Comincia così insomma Deutschland 86, una delle migliori serie TV europee, già premiata con l'Emmy per la migliore serie TV europea, serie televisiva andata in onda su Sky Atlantic da novembre a dicembre dello scorso anno, serie che come fu per la prima stagione va a inserirsi all'interno di una tradizione abbastanza corposa ed importante nella storia del genere spy. Da James Bond a The Americans i titoli che hanno portato al successo le storie di spionaggio, sia sul grande che sul piccolo schermo, sono tante. Ciò che però rende interessante Deutschland è la presenza di diversi fattori di originalità: innanzitutto la Guerra Fredda dal punto di vista della Germania non si è vista spesso trasposta sullo schermo in produzioni internazionali, considerando che l'industria americana ha solitamente, per forza di cose, concentrato la propria attenzione sugli Stati Uniti.
Inoltre l'attenzione focalizzata su un protagonista giovane, all'interno di uno spy-drama, non è così usuale. Tanto per chiamare nuovamente in causa sia James Bond che The Americans c'è da considerare che in entrambi i casi i protagonisti sono personaggi adulti (l'Agente 007 è una spia navigata, mentre in The Americans i protagonisti sono una coppia di spie anch'esse mature). L'aspetto particolare di Deutschland è che il protagonista, interpretato da Jonas Nay, è un ventenne catapultato all'improvviso all'interno di situazioni decisamente più grandi di lui. Questo aspetto innovativo è allo stesso tempo un vantaggio ed uno svantaggio per la serie: mentre in Deutschland 83 avevamo un Martin Rauch inesperto, capace di creare danni in grado di mettere a rischio la sicurezza internazionale, in Deutschland 86 abbiamo a che fare con un protagonista più maturo, che conosce bene i rischi di certe situazioni, ma che mantiene ancora una sorta d'ingenuità di fondo, che a volte non è del tutto convincente. Jonas Nay funziona nella sua parte, ma c'è la sensazione che gli sia stato scritto un personaggio che a volte esce un po' fuori dal contesto. Mentre in Deutschland 83 l'incoscienza di Martin lo faceva sembrare una sorta di Marty McFly alle prese con la Guerra Fredda, il protagonista di Deutschland 86 è un personaggio più esperto, che continua a commettere (volontariamente o meno) errori, ma che in certi momenti sembra essere pervaso da una sorta di eroismo e senso di giustizia che, considerando il contesto storico sociale nel quale è inserito, non infonde un gran realismo. Infatti il Martin Rauch dei primi due episodi di Deutschland 86 sembra a volte essere uscito da una pellicola della Marvel. Perfetta invece nel suo ruolo di cinica burattinaia è Maria Schrader, la quale interpreta una Lorena Rauch che in questa seconda stagione sembra essere ancora più centrale. Interessanti anche i personaggi secondari, dotati di sfaccettature e dettagli capaci di farli distinguere e ricordare nonostante il breve minutaggio.
Ad esempio il Walter Schweppenstette, interpretato da Sylvester Groth (l'attore più importante a disposizione, attore anche di pellicole hollywoodiane), è l'emblema di una Germania Est in decadenza, che sente ormai di essere sempre più attratta dal mondo Occidentale (la scena nella quale si siede davanti alla tv per gustarsi il telefilm Love Boat è l'emblema di tutto ciò). La regia di Florian Cossen (comunque diversa da Edward Berger, che aveva diretto la prima stagione, e che ha diretto tutti gli episodi di Patrick Melrose) è simile a quella di altri telefilm sviluppati per focalizzarsi su una storia fortemente realistica, e che ha di base un contesto politico. Sotto questo punto di vista infatti la regia di Deutschland ricorda quella di House of Cards, anche se la fotografia è molto più fredda, tanto da far apparire gelide persino le scene ambientate nel caldo Sud Africa. Inoltre non eccezionale al contrario della prima stagione è l'apparato musicale. I primi episodi di Deutschland 86 (come anche l'intero ciclo di episodi) intrigano quindi ma non colpiscono nel segno, così come invece aveva fatto la prima stagione. E tuttavia più che discreta è questa stagione, una stagione in cui il bilanciamento delle due anime di Martin avrà spostato sicuramente l'ago della bilancia oppure no, seppur continua ad essere una serie televisiva degna d'interesse, sulla efficacia della serie (personalmente no, ma rispetto alla stagione precedente qualche problemino in più e difettuccio è venuto fuori). Serie che soffrendo "il complicato percorso di mezzo", il percorso che deve mettere le basi alla stagione successiva, dopotutto nella mente degli ideatori il percorso dovrebbe portare i protagonisti fino alla caduta del muro di Berlino (o almeno questo sarebbe il margine storico consentito per lo sviluppo della serie), non ha saputo gestire al 100% l'evoluzione emotiva del protagonista.
Il Martin Rauch di Deutschland 83 era infatti un giovane inesperto che ricalcava tante figure giovanili già viste sul grande e piccolo schermo (il paragone con Marty McFly sotto certi punti di vista calza a pennello), ma in Deutschland 86 è una figura evoluta, che ha le sembianze di una vera e propria spia, ma con ancora gli ideali e la mentalità di un ragazzo che ha sempre vissuto al di fuori di certi contesti. E insomma non sempre è stato all'altezza, come purtroppo a mancare sono le scene action, infatti rispetto alla stagione precedente, Deutschland 86, lascia da parte (o almeno da parte nella sua totalità) l'aspetto spionistico, ma mette in luce il progressivo incrinarsi della struttura economica e militare di una DDR sull'orlo del collasso. Un aspetto che interessa ma non colpisce. Perché certo, davvero interessante è vedere come dietro le (presunte) granitiche convinzioni ideali, si cela in realtà la consapevolezza di un mondo in frantumi, tentato (nemmeno troppo velatamente) dalle opportunità dell'odiato sistema occidentale, ma siccome non è la prima volta che vediamo ciò, poco sorprendente è il tutto. E tuttavia, non si può negare il fatto che anche questa stagione riesca nell'arduo compito di convincere, che questa serie, una serie intelligente che non sembra voler esprimere giudizi, ma ricostruire le contraddizioni e le angosce di un periodo della storia nazionale ancora vivo nei ricordi della popolazione, sia perfettamente in linea con la prima. Questo grazie al cast, completato tra l'altro da Sonjia Gerhardt, Luwdig Trepte, Carina Wiese, Lavinia Wilson e Fritzi Haberlandt, ai dettagli delle ambientazioni, dei paesaggi urbani, dei riferimenti socio-culturali di vita quotidiana, tutte cose che sopperiscono a scene d'azione non sempre credibili. Credibile è invece questa serie, una serie bella, appassionante e tanto interessante, nuovamente consigliabile. Voto: 7

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