Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/01/2019 Qui - L'aspettavo da tempo, aspettavo il ritorno de I delitti del BarLume (serie tv sempre ispirata ai romanzi di Marco Malvaldi), arrivata alla sua sesta stagione con due nuovi episodi (Il battesimo di Ampelio e Hasta pronto Viviani), per vedere se finalmente il vento fosse nuovamente tornato a soffiare a favore di questa produzione originale Sky, che con la regia di Roan Johnson ha sempre portato una ventata di aria innovativa e positiva nel panorama della produzione italiana. E invece purtroppo niente è cambiato, anzi, questa stagione conferma i problemi riscontrati nella scorsa serie di film, qui, e il suo progressivo rallentamento. Un rallentamento iniziato quando nella quinta stagione è mancata la presenza del protagonista Massimo Viviani, interpretato da Filippo Timi, che oltre a brillare per talento ha sempre tenuto le redini della storia in cui tutti i personaggi ruotavano attorno a lui, al suo Barlume e il suo dolce e delirante egocentrismo. Quando il protagonista decide di partire per l'Argentina per gestire l'attività di quello che ha poi scoperto essere suo padre, a Pineta ci sono stati molti cambiamenti che hanno portato l'aggiunta di nuovi personaggi come Giuseppe Battaglia, fratellastro di Massimo interpretato da Stefano Fresi e Paolo Pasquali assicuratore veneto interpretato da un irriconoscibile Corrado Guzzanti. Nonostante queste aggiunte di rilievo (insomma...), niente sembra riuscir a sostituire realmente il protagonista e la trama scricchiola soprattutto in questa sesta stagione. Nel primo episodio Massimo manda un video messaggio ai suoi amici del Quartetto Uretra capitanati da Alessandro Benvenuti come se fosse in ostaggio e chiedendo loro dei soldi per il riscatto. Nel secondo episodio tutti decidono insieme alla fidanzata argentina di Massimo di andare a liberarlo in Argentina e scoprire poi lì che il rapimento era una finzione per poter avere dei soldi in prestito e restituirli ad un gruppo di strozzini oltreoceano. Nel frattempo a Pineta il Commissario Fusco è a caccia di un fuggitivo che scopre poi essere collegato con Massimo e la scomparsa dei quattro vecchini.
I delitti del BarLume prosegue in realtà in questa sesta stagione come ha sempre fatto, con una sceneggiatura che segue le vicende dei protagonisti inserendole e incrociandole con quelle dei casi di crimine che si verificano a Pineta e che sono seguiti da Vittoria Fusco, interpretata da Lucia Mascino. Mancando però il protagonista Massimo, l'impalcatura non regge più come nelle scorse stagioni e risente di una principale mancanza: un protagonista. Manca un protagonista che prenda in mano le redini delle vicende e che si faccia poi giustamente accostare da eccentrici coprotagonisti, come succedeva con Filippo Timi. In una sceneggiatura strutturata così come nella sesta stagione, ci sono troppi coprotagonisti che non riescono a raccontare una storia univoca. Questo porta anche ad una minore comicità, che invece caratterizzava alcuni episodi delle scorse edizioni, perché i coprotagonisti più comici non hanno più il ruolo di spalla, ma sono di fronte all'improvviso compito di dover riempire la scena, senza sapere bene con quali contenuti. I delitti del BarLume tuttavia rimane una serie tv tra quelle che in Italia si possono chiamare tali, con una regia che mescola elementi crime a quelli comici e una sceneggiatura che ha saputo portare una comicità molto teatrale e dissacrante sul piccolo schermo. Non manca neanche in questa stagione la volontà di voler raccontare un concetto di famiglia ampio fatto da amici di età diverse, ruoli e provenienze diverse che sanno comunque aiutarsi e supportarsi nel momento del bisogno. Il tutto sempre privo di perbenismo, ma di relazioni realistiche e quotidiane, come aiutare un'amica a crescere un figlio che ancora non ha un padre o preoccuparsi per un uomo che sebbene non sia proprio più giovane, ha spesso bisogno di una guida, come il caso di Massimo. Questa stagione rivela solo una necessità di una rivisitazione della sceneggiatura data la mancanza di Filippo Timi che probabilmente continuerà anche nelle stagioni successive. L'individuazione di un protagonista che possa raccontare anche la sua storia personale, come ad esempio Vittoria, potrebbe essere una buona soluzione per riportare la serie tv alla forza comica e brillante delle prime stagioni. Io ci spero, ma nel frattempo meritata questa insufficienza. Voto: 5,5
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