martedì 11 giugno 2019

Agents of S.H.I.E.L.D. (4a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 01/03/2018 Qui - Se c'è una regola universale a cui tutte le serie tv sono sottoposte è quella secondo cui una seconda stagione non sarà mai (ad eccezione di rari casi) emozionante come la prima. Figuriamoci una terza, o una quarta. Eppure quando un prodotto come Agents of S.H.I.E.L.D., riesce ad ingranare la marcia giusta, creando il giusto mix di personaggi, trame e humor, mantenendo alto il livello della serie stessa, nonché l'interesse dello spettatore, tutto è possibile. E infatti questa quarta stagione (che prosegue le vicende lasciate in sospeso nella terza, qui la mia recensione), mi è sembrata un gradino sopra alle precedenti tre. Anche perché la serie, quantomeno per due terzi del suo (nuovo) percorso, ha regalato sorprese e ha confermato il trend positivo di una serie partita in sordina ma che nel corso degli anni è diventato (almeno personalmente) un punto fisso. Se la prima stagione era stata infatti un'assoluta novità, e mentre invece la seconda soprattutto meno la terza stavano, per colpa di una certa ripetitività, prendendo una brutta piega, la quarta stagione difatti, pur insistendo ancora sul fattore "Inumani" (comunque molto meglio descritti che nella pessima serie omonima), e virando verso personaggi Marvel di grande spessore e appeal, riesce con ritmo e adrenalina, con la spettacolarità delle sequenze, a farsi molto apprezzare. Anche se forse è grazie alla geniale suddivisione (narrativa) in tre parti, Ghost Rider (di 8 puntate), LMD (di 7 puntate) e Agents of Hydra (di 5 puntate) e con due puntate di epilogo, ma tutti comunque accomunate da un singolo elemento unitario (il Darkhold, un leggendario manoscritto che custodisce segreti indicibili e, soprattutto, devastanti) che ciò soprattutto accade. L'idea (vincente) infatti non solo ci permette di vedere molte più cose ma permette di rendere la visione meno complessa e più compatta, ma soprattutto più imprevedibile. Peccato solo che, nonostante attendevo questo momento con trepidazione (perché il suo personaggio mi ha sempre molto intrigato e affascinato), la parte che ha coinvolto la guest star Gabriel Luna nei panni del Ghost Rider, è stata la meno interessante da seguire. Perché nonostante proprio questo intermezzo faccia risaltare gli effetti speciali impressi proprio nel demonio dalle catene infuocate e dal volto scheletrico (giochi di prestigio non comuni per una serie tv, decisamente di più alto livello rispetto agli standard a cui siamo abituati sul piccolo schermo) il suo background non viene minuziosamente esplorato, e viene perciò poco utilizzato e non benissimo.
Sempre parlando di caratterizzazioni e caratteristiche, altresì non decisamente efficace l'evoluzione di Daisy, comunque discretamente interpretata dalla sempre meravigliosa Chloe Bennett, perché effettivamente qualcosa manca del personaggio Skye nelle sue principali caratteristiche. La seconda e la terza parte della quarta stagione, a differenza della prima metà, sono state invece le parti più interessanti e coinvolgenti. L'introduzione del personaggio di Aida (Mallory Jensen) è infatti stato lo scacco matto alla potenziale noia che Agents of S.H.I.E.L.D. ha saputo sfruttare egregiamente. Introdurre l'intelligenza artificiale è sempre un rischio, dal momento che è un tema ormai trattato in tutte le salse e in tutti i possibili contesti. Ma in parte grazie alla bravura (e non solo) di Mallory Jensen ed in parte grazie al mix della robotica con i poteri degli Inhumans, la trama con al centro Aida è stata perfetta. Tuttavia il meglio viene dopo, perché la seconda parte è stata solo l'introduzione (perfetta) per la terza ed ultima parte della stagione, Agents of HYDRA, probabilmente uno degli archi narrativi più (geniali) intriganti ed interessanti della serie tv in assoluto. Una realtà parallela, con tutte le lealtà sfasate, con un mondo senza lo SHIELD. I vantaggi difatti di un mondo parallelo (ed invertito) non sono stati pochi, oltre all'apparizione di personaggi precedentemente morti, è stato un modo (seppur quasi brutale) di scavare nella mente dei protagonisti, tanto che si rimane letteralmente di sasso nel scoprire alcuni punti inesplorati. E da qui il telefilm spinge tantissimo sull'azione che raggiunge livelli inimmaginabili, fantastici gli effetti speciali e ottima l'intersecazione emotiva tra i diversi personaggi (grazie anche alle interpretazioni credibili di tutti, a partire da Clark GreggIain De Caestecker Elizabeth Henstridge), tanto che l'epilogo finale (e in cui il cliffhanger impreziosisce l'episodio ultimo), che riesce a riannodare i numerosi fili del racconto, trovando un buon equilibrio fra le esigenze emotive e quelle spettacolari, si dimostra un degno finale per una valida quarta stagione. Perché pur non toccando cime astrali, e dove le sequenze di combattimento sono sempre spettacolari e ben cucite, sia nel timing che nella scenografia, la quarta stagione dimostra come bastano poche idee per far funzionare bene tutto e migliorare sempre più. Perché Agents of S.H.I.E.L.D. proprio come il vino, sembra migliorare e rinnovare il suo sapore nel tempo, un buon presupposto per una quinta stagione, a questo punto, attesissima. Voto: 7-

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