Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/11/2018 Qui - Era finita con una corsa disperata la seconda stagione di The Flash, con Barry Allen che correva e tornava indietro nel passato per impedire a Reverse Flash di uccidere la madre. Sapevamo già che tutto avrebbe portato ad uno degli eventi più importanti della sua storia, ovvero Flashpoint (la linea temporale del presente stravolta dal cambiamento del passato), non a caso è proprio da qui che parte la terza stagione, una stagione che però ha lasciato, proprio per questo (ma anche per altro), ancor più che nella seconda (qui) un po' l'amaro in bocca. Sì, perché un evento così importante e così potenzialmente interessante viene liquidato facilmente, superficialmente, in poche puntate, certo portando a ripercussioni importanti nell'economia della serie, ma gestite male e in modo approssimativo. Il fatto di cambiare qualcosa qua e là, in grado di rimescolare le carte (ma fino ad un certo punto), non è sufficiente a giustificare la poca attenzione dedicata ad una serie di eventi così importanti. Ventitré puntate sono tantissime, un'infinità da gestire, tanto che due puntate, ossia l'episodio 8 (la seconda parte del mega-crossover in quattro parti con Supergirl, Arrow e Legends of Tomorrow) e l'episodio 17 (il crossover musicale con Supergirl), due puntate decisamente inutili a parer mio, hanno deluso e riempito solo lo spazio. Nel mezzo alcune interessanti puntate, che tuttavia non hanno migliorato di molto la situazione di una stagione, appena passabile, che ha riproposto i vecchi nemici, il leitmotiv classico di molte serie DC, con il villain della settimana (o freak), a tal proposito Savitar risulta un villain un po' sprecato e molto meno carismatico rispetto a Zoom, sembra molto più forte degli avversari precedenti, quasi invincibile, anche questo tema ricorrente delle serie tv DC/Warner, e l'evoluzione dei personaggi quasi sullo sfondo, in secondo piano.
E tuttavia la caratterizzazione dei personaggi risulta un po' bloccata rispetto alle due stagioni precedenti, anzi, in alcuni casi, si assiste quasi ad una involuzione ingiustificata. Barry Allen non fa passi avanti ma continua a commettere gli stessi errori, ancora e ancora. Iris è quanto di più antipatico possa esistere mentre Wally, che doveva portare un po' di freschezza alla serie, dimostra, almeno, una scrittura attenta da parte degli showrunner, risultando infatti pesante e antipatico quanto la sorella. L'introduzione del nuovo HR, perlomeno, serve a movimentare un po' le cose e le interazioni con Cisco sono una delle cose più carine di questa terza stagione. Nemmeno l'arrivo di Tom Felton (sapete tutti chi è) è riuscito a rendere il Team Flash simpatico e affabile. È molto difficile trasformare i buoni nei cattivi, farli apparire così pesanti da sperare quasi che il villain della situazione arrivi a vincere. Gli sceneggiatori di The Flash ci sono quasi riusciti in pieno. Per non parlare, anche, del finale completamente nonsense e di un cliffhanger di cui non sentivamo proprio la necessità, ma anche qui si parla di marchi di fabbrica DC/Warner. Insomma, le cose da sistemare sono ancora molte però la serie non ha perso il suo cuore. The Flash deve essere qualcosa di leggero, divertente e che sappia intrattenere a sforzo zero e forse in questo finale l'ha dimostrato pur attingendo troppo al buonismo e cadendo nella faciloneria. Voto: 6-
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