mercoledì 5 giugno 2019

Arrow (5a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/07/2018 Qui - Dopo la deludente quarta stagione (qui la mia recensione) avevo ormai perso la speranza, ma abbastanza sorprendentemente (anche se il miglioramento è minimo) la quinta stagione di Arrow, la serie tv sull'arciere di smeraldo della DC (interpretato dal non più attore solo televisivo Stephen Amell), tornando ai suoi fasti originali, ovvero riportando finalmente l'attenzione sull'azione e sul vigilantismo, cosa che dopo la quasi ridicola introduzione di super esseri prima e Magia dopo senza una dovuta preparazione, ha rischiato di affossare tutto, e terminando finalmente la serie di inutili e noiosi flashback, riesce a farsi più apprezzare. Infatti fin dalla prima stagione di Arrow, una delle peculiarità che più ha diviso i fan è stata l'introduzione dei flashback. Certo, era davvero strano che un naufrago avesse imparato su un'isola deserta a tirare con l'arco, parlare Mandarino e Russo, ma i flashback occupavano, spesso, una parte preponderante delle puntate. Questo espediente portava spesso al rallentamento e alla dilatazione di molte situazioni e dinamiche, e alcuni episodi, che avrebbero potuto essere assolutamente positivi, venivano appiattiti sia dal punto di vista dell'interesse sia dal punto di vista della qualità. La quinta stagione, come le altre quattro, non ha fatto altro che confermare questo trend. L'ennesima sfilza di flashback è stata lentissima, pesante e noiosa all'inverosimile. Fortunatamente, dalla prossima stagione (si spera) non dovremmo più avere distrazioni e le puntate dovrebbero, finalmente, arrivare ad essere una unità unica, senza inutili parti ambientate nel passato. Si perché, a meno che gli autori non vogliano svelarci retroscena della prima stagione, il giro è completo, con i ricordi che si sincronizzano con ciò che è accaduto nel primo episodio della serie, i flashback sono finiti. Tuttavia, questa chiusura e il cliffhanger con cui si chiude questa stagione è però una lama a doppio taglio per gli sceneggiatori. Per quello visto infatti qualcosa dovrà per forza cambiare, altrimenti la sesta partirà già male (in tal senso il loro impegno creativo dovrà sicuramente essere ai massimi livelli per non peggiorare una situazione non così poi esaltante, dopotutto cliffhanger finale a parte, sembra che tutto il resto sia stato raccontato. Dove vorrà ancora andare la storia del vigilante verde?). Ma prima di ciò piccolo passo indietro a questa quinta stagione.
Stagione che appunto tornando all'origine (con tutto quello che ne consegue: dilemmi personali, scelte opinabili, sensi di colpa strazianti) convince di più, basta salvare la città con mezzi improbabili da nemici improbabili. In tal senso nella storyline della stagione, che racconta comunque sempre le solite storie, di redenzione, di cattivi e di amore/odio, il nuovo team, purtroppo (giacché dopo la defezione di Thea e la morte di Laurel, la squadra è rimasta composta da sole tre persone ed Oliver Queen decide, quindi, di reclutare nuovi membri per il team Arrow), non è all'altezza dei vecchi personaggi. La nuova Black Canary non è neanche lontanamente carismatica quanto Laurel, considerando quanto nemmeno lei fosse uno dei personaggi preferiti dei fan o meglio caratterizzati. I vari Renè e Curtis risultano spesso pesanti, prolissi e fuori luogo nell'economia della serie, non riuscendo a ricalcare le orme di Rory e Thea ed essendo, fin troppe volte, un peso per l'intero team Arrow. Oliver Queen non riesce proprio a scrollarsi di dosso la sindrome del sopravvissuto che lo attanaglia fin dalla prima stagione e il tira e molla con Felicity ha ormai raggiunto il limite di sopportazione, portando il rapporto quasi all'esasperazione più totale. Inoltre, la puntata crossover con Flash e Legends è la peggiore tra le tre condivise e, in generale, non si riesce proprio a trovare un episodio che rimanga impressa nella memoria, se non il finale di stagione. L'unica nota positiva della serie è Prometheus, il villain principale (meno quello secondario interpretato da Dolph Lundgren, a cui abbastanza ridicolmente gli fanno dire una celebre battuta). Il colpo di scena, riguardante la sua identità, è ben congeniato e, l'arciere malvagio è davvero carismatico e ben caratterizzato. Le sue mosse sono sempre perfette, la scacchiera è dominata da lui dall'inizio alla fine. Oliver Queen è sempre in difficoltà e alcune puntate ci fanno quasi pensare al peggio. Emblematico lo scontro finale che si svolge dove tutto è cominciato: Lian Yu. E le ultime due puntate sono state le uniche di cui si può rimanere totalmente soddisfatti. Il cliffhanger finale, per di più, è stato un ottimo colpo di scena (anche se sostanzialmente ovvio e prevedibile come parecchie situazioni in una storyline di 23 puntate solo abbastanza passabili) e lascia aperte questioni molto importanti ed interessanti che ci lasciano presagire un bell'inizio di stagione in autunno. Anche se come detto, rimangono pur sempre dei difetti, ma anche il solo fatto di aver diminuito, seppur di poco, le puntate filler ha contribuito a rafforzare una già buona trama orizzontale che ha messo in pericolo, da sottolineare ancora, non la città ma Oliver in primis. In definitiva siamo di fronte ad una buona stagione che inizia sotto gli auspici meno positivi possibili ma che migliora con il passare delle puntate significando quindi un ritorno positivo per lo show dopo tanto tempo, anche se alla fine un pizzico di delusione, perplessità e noia c'è stata lo stesso. Voto: 6-

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