Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/10/2016 Qui - Serie che mi ha deluso è Arrow, che è tornata mesi fa, con una quarta stagione risultata a dir poco deludente. Tra personaggi scritti male, trame confuse e villain poco incisivi, la serie sull'arciere di smeraldo infatti non riesce a raggiungere la qualità offerta dalle prime due stagioni colpa anche del 'peso' della concorrenza sia interna (DC) che esterna (Marvel), ma anche per colpa di tante evidenti esagerazioni in ambito puramente narrativo, con poteri divinatori annessi, anche se non è facile individuare le cause del declino di una serie fortunata e molto seguita come Arrow. Ma i bassi ascolti e lo scontento dei fan per questa stagione sono la conferma del peggioramento che sta avendo la serie nonostante il buon inizio e il grande potenziale a disposizione. In un momento in cui i supereroi vanno alla grande sia al cinema che in televisione e dopo aver realizzato due ottime stagioni e aver catturato milioni di fan in tutto il mondo, gli showrunner sembrano aver deciso di concentrarsi più sui nuovi figli (The Flash, Legends of Tomorrow e Supergirl) lasciando all'arciere di smeraldo solo gli scarti e il poco tempo a disposizione. Perché è dall'arrivo di Flash e l'espansione dell'universo televisivo DC che Arrow ha cominciato a perdere colpi con una terza stagione fiacca e confusa e priva di quel dinamismo che aveva caratterizzato le prime due. Questa quarta stagione riesce a superare la terza in negativo presentando ancora una volta una storia troppo lunga e centellinata accostata da mini trame fin troppo sbrigative e mai veramente approfondite il tutto accompagnato da una caratterizzazione dei personaggi molto abbozzata e priva di giustificazioni. C'è da dire comunque che non è proprio tutta colpa degli sceneggiatori. Con l'arrivo del velocista scarlatto e di numerosi altri supereroi come Firestorm e Atom (già presente nella scorsa stagione), delle avventure temporali di Legends of Tomorrow e di quelle extraterrestri di Supergirl, c'era la necessità di alzare la posta in gioco. Oliver Queen e il suo team di certo non potevano continuare con le solite scaramucce urbane, c'era bisogno di un pericolo più grande e di avversari più temibili. Ecco allora che entra in gioco Damien Darhk (Neal McDonough) e il lato mistico dell'universo DC.
Il misticismo però non sembra sposarsi bene con il mondo dell'arciere e Damien Darhk appare meno incisivo delle nemesi passate e le sue intenzioni risultano sempre più sconnesse e incoerenti episodio dopo episodio. Quello che resta perciò è una stagione piatta e poco delineata, non povera di contenuti, le idee ci sono e anche buone, ma sono idee che non vengono mai sfruttate a dovere. L'handicap di Felicity ad esempio viene gestita con superficialità risolvendosi con un sorriso in soli tre episodi e senza più farne parola in seguito, il mistero della lapide di inizio stagione si trascina goffamente per tutta la serie e dopo la grande rivelazione (e l'episodio lutto) si torna alla normalità, il ritorno di Roy Harper viene gestito coma la visita di un comprimario qualsiasi e non come il ritorno di uno dei protagonisti delle scorse stagioni, Thea e il suo ciclico e continuo percorso da antieroina, Malcom Merlyn e il uso balletto tra buoni e cattivi (Thea avrà preso da lui in quanto doppiogioco) per non parlare dei flashback sull'isola, il segno più caratteristico della serie, diventati dei meri riempitivi di scarso interesse ed elemento di disturbo in ogni singolo episodio. A cosa sono serviti? Qual è la storia che gli autori ci volevano raccontare? Forse non lo sanno neanche loro. A confondere e incasinare ancora di più la stagione ci pensano quei fattori non necessari alla serie in se ma utili per franchise esterni. Arrow è diventato a poco a poco il trampolino di lancio per la 'next big thing' dell'universo DC televisivo. Dopo aver introdotto Barry Allen nella seconda stagione e Atom nella terza, quest'anno abbiamo avuto un mini arco narrativo per la resurrezione di Sara Lance (inutile per Arrow ma necessaria per Legends of Tomorrow), alcuni episodi sfruttati per il ritorno di Ray Palmer/Atom (anche questo inutile per l'arciere e anche questo finalizzato alla serie sulle Leggende), abbiamo un episodio con Constantine come guest star (fine a se stesso), un episodi in compagnia di Vixen (protagonista dell'omonima webserie animata e prossima protagonista di, tanto per cambiare, Legends of Tomorrow), abbiamo l'episodio crossover con The Flash (l'unico veramente sensato se non fosse collocato a caso in mezzo alla stagione). A condire il tutto ci si mette anche una pesante dose di fanservice, in particolare urta non poco la relazione tra Oliver e Felicity, prima amore poi amicizia poi cosa non si sa. L'ultimo episodio (che alla fine Oliver avrebbe sconfitto Darhk lo sapevamo tutti dall'inizio) poi, si è dimostrato essere il perfetto epilogo nonché la perfetta sintesi di questa quarta stagione, un concentrato di grande premesse purtroppo non sviluppate come dovuto, che hanno portato il serial a diventare quasi una parodia di se stesso in più di un'occasione. Trama debole, personaggi che fanno scelte confuse e cattivi non molto incisivi, anche le coreografie appaiono più svogliate e meno studiate del solito e si cerca anche di inserire a forza un lato comico che non sembra appartenere al personaggio. Si spera che con la quinta stagione (cruciale per l'arco narrativo ambientato sull'isola) gli showrunner tornino a concentrarsi sul loro primogenito e si facciano perdonare le ultime due stagioni aggiustando un po' il tiro, magari sfruttando quel Flashpoint che aprirà la terza stagione del velocista scarlatto. Mi auguro infatti che le vicende che gli autori decideranno di raccontare il prossimo anno siano più solide e coinvolgenti di quelle viste in questa serie, recuperando quel senso di avventura che faceva apparire quelle dei primi due anni anche più interessanti di quanto accadeva nel presente. Voto: 5
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