La stagione si apre con un nemico che fa prepotentemente il suo ingresso, anche se il vero antagonista della stagione, sullo schermo, non compare mai, viene utilizzata come nemico un'idea, un concetto astratto, l'Inghilterra è uno spettro sempre presente così come la Spagna, un altro dei grandi mostri cui la piccola Nassau deve far fronte. Il vero villain è invece la legittimazione, difatti l'Inghilterra è finalmente arrivata a chiedere il conto a Nassau, "paradiso" felice e incontaminato, il Regno dei Ladri che aveva finora prosperato sotto la tirannica guida di Eleanor Guthrie. Ma dopo il suo arresto e la conquista del ricco bottino dell'Urca, il panorama a New Providence è radicalmente cambiato. Una triplice alleanza di capitani (che sfruttano le loro abilità come è loro più congeniale) governa l'isola, Jack Rakham è il mastro contabile, infischiato in uno strano e per nulla scontato triangolo tra la sua storica "moglie" Anne e Max, impegnato a sfruttare la sua brillante parlantina per tenere a bada le ciurme; Charles Vane è il padrone del forte, che dopo aver salvato Flint nel finale di stagione è adesso totalmente convinto di dover collaborare per un bene superiore; infine, James Flint ha abbandonato del tutto le spoglie del fu McGraw per accogliere a braccia aperte l'oscurità. Flint è il braccio armato, colui che vaga per le Bahamas e rade al suolo qualunque città abbia osato impiccare un pirata. Ma questo fragile equilibrio viene messo in discussione da due ritorni, del tutto inaspettati. In passato Eleanor Guthrie si alleò con Charles Vane (completamente infatuato di lei) per scacciare la maggior minaccia al suo regno, che dopo l'esilio forzato decide di tornare a Nassau, ovvero Edward Teach (Ray Stevenson), in parole povere nientemeno che Barbanera. Altro ritorno è la stessa Eleanor che riesce a sfuggire la forca grazie ad un'alleanza con il governatore Woodes Rogers (un corsaro realmente esistito) che chiede il suo prezioso aiuto per far sì che Nassau capitoli e si arrenda finalmente all'Inghilterra. Questi due ritorni, due grandi terremoti, sconvolgeranno la precaria stabilità della repubblica di Nassau, in una corsa senza respiro che ci trascinerà direttamente fino all'adrenalinico finale di stagione.
Ma prima di arrivare al finale, gli episodi hanno detto molto di tutto e tutti, la terza stagione infatti sviluppa tutti i suoi personaggi, al contrario di altri qui nulla viene lasciato al caso, al cast, diretto magnificamente in ogni episodio, è stata regalata una scrittura e uno sviluppo caratteriale tale da dover essere studiato sui manuali. Raramente troviamo sul piccolo schermo una cura così maniacale per otto/dieci personaggi in una volta sola. Nella stagione dei fantasmi interiori, ogni personaggio combatte contro se stesso: la nemesi di ciascuno è il passato, ciò che qualcuno sarebbe potuto essere, ciò da cui fugge o ciò a cui aspira. Max vuole diventare come Eleanor, in tutto e per tutto. Manipolazioni, bugie e tradimenti compresi. Anne si strugge per un amore impossibile, Jack per ottenere un nome che valga qualcosa in tutti i mari. Rogers è ciò che Flint ormai non è più: un idealista che combatte per ciò in cui crede e che vuole redimere Nassau, prima di conquistarla. Flint è perseguitato (letteralmente) dal fantasma della defunta Miranda e dalla Morte, che lo segue ovunque come un'ombra nera. “Long” John Silver soffre per il suo arto fantasma, per l'immagine da storpio che gli è stata cucita addosso, per l'innocenza perduta una volta che ha scelto di diventare un uomo di Flint. Eleanor annega la sua indole battagliera per dimostrare a tutti che sa essere fedele a qualcuno, a un'idea, all'Inghilterra, che è in grado anche lei di non tradire. Persino Charles Vane si tormenta: vede in Barbanera chi avrebbe potuto essere e a cui ha rinunciato per amore di una donna che, infine, l'ha tradito e l'ha mandato a morire (l'unico vero spoiler). Eh sì, perché nel nono episodio, nella puntata per eccellenza, quella che ha alzato l'asticella di Black Sails al livello dell'epica e del fegato di compiere scelte davvero scomode per dovere di trama, Eleanor processa e giustizia in totale autonomia il capitano Charles Vane con una delle impiccagioni più 'WTF' della storia televisiva. Una scena straziante, spietata ma che darà il via alla resistenza. Infatti, Charles Vane è diventato un eroe, dopo un lungo percorso di crescita, uno dei meglio sviluppati, seguendo una traccia ben diversa rispetto agli altri personaggi, come per esempio Flint e Silver che hanno lasciato andare qualsiasi ritegno e sono scesi sempre più nell'oscurità. Lui è diventato la vera vittima della legittimazione. In una serie dove i pirati sono i veri protagonisti e l'Inghilterra è il nemico (si perché nonostante siano dalla parte della legge, si fa il 'tifo' per questi coraggiosi pirati), Vane è passato dall'essere un capitano interessato solo al profitto personale al vero martire di Nassau, un uomo libero e coerente con i suoi ideali. La sua tormentata storia d'amore con Miss Guthrie era già finita, aveva tagliato i ponti con una donna che (scegliendo da che parte stare), si è addirittura trasformata in una dei villain della stagione, disposta letteralmente a tutto pur di sostenere Woodes Rogers e il dominio inglese. Vane a fatto ciò che in One Piece (che ho accennato all'inizio) fa l'esecuzione di Gol D. Roger (colui che si è fatto uccidere con il sorriso sulle labbra aizzando la folla a cercare il suo tesoro) dando inizio all'Era della Pirateria, con la sua morte, ha fatto esattamente l'eroe, ha scelto di sacrificarsi per dare un futuro di libertà alla sua città Nassau, e a New Providence che è sempre stata il far west dei Caraibi, in cui tutti sono "cattivi" e nessuno è davvero innocente. Poiché come sottolinea anche Jack Rakham, chiunque decida di regnare sulla sua capitale deve fare una scelta, non si può governare Nassau senza sacrificare qualcosa. Che sia un amico o meno, la differenza non esiste.
Sul piano tecnico le dieci puntate di questa stagione sono state un saggio di regia dopo l'altro, la regia, fotografia e sonoro sono di altissimo livello. La fluidità della storia, che ha una trama orizzontale ben articolata in ogni episodio, è sostenuta da una scelta registica che alle volte sfiora il virtuosismo. Come nell'ottava puntata dove l'assalto a una carovana, al galoppo, è stata girata in un unico piano sequenza di cinque minuti. L'accuratezza storica poi, è sempre uno dei grandi pregi di questa serie: tralasciando tutta la questione dei cimarroni (le comunità indipendenti di schiavi, fuggiti al giogo dei negrieri e datisi alla macchia) perché la storia e wikipedia sanno sicuramente essere più esaustive, basti sapere che l’alleanza che James Flint decide di stringere con la Regina degli schiavi, sarà fondamentale per lottare contro l'Inghilterra. Nell'ultima ultima puntata poi la serie conferma sempre più di essere il prequel al romanzo di Stevenson, poiché oltre a portare avanti le vicende storiche, inizia a costruire la celebre leggenda del pirata Long John Silver. Billy Bones, per fomentare la rivolta e riscuotere New Providence dal torpore dell'Inghilterra dopo il sacrificio di Charles Vane, modella colui che sarà il vero Re di Nassau, avvicinando l'immagine di Silver al suo corrispettivo cartaceo, rendendolo sempre di più "l'unico uomo di cui Flint abbia mai avuto paura". Le scenografie sono sempre meravigliose, curate al minimo dettaglio, e la battaglia navale conclusiva (con riprese fluide fatte dall'alto totalmente immersive che raccontano con poesia la battaglia) non ha nulla da invidiare a nessuno. Ma non basta l’immagine a rendere straordinaria la fine di questa terza stagione di Black Sails, perché anche questa volta i dialoghi apparentemente complessi per il loro astrattismo convincono in maniera ineccepibile. Si parla di demoni, di fato e anche di quei schemi apparentemente futili ma che dopo svariate volte che si ripetono assumono, per forza di cosa, spessore. Nell'episodio finale c'è praticamente di tutto, non è mancato nulla, battaglie, strategie di guerra, sentimenti di orgoglio, di vendetta e lealtà. Più action e molto più interessante. A rendere tutto ancora più affascinante, è il confronto orale Flint/Silver. I due parlano delle sorti della battaglia, del futuro di Nassau, e, mentre si stuzzicano a vicenda, notare che tutte le loro teorie divengono reali in seguito, fa venire i brividi. L'episodio chiude un cerchio narrativo perfetto (lo stesso cerchio che i nostri eroi formeranno negli ultimi istanti dell’episodio, dopo che gli schieramenti sono ben definiti e una nuova alleanza è nata dalle ceneri del sacrificio del capitano Vane) e lascia pochissimo in sospeso, non c'è cosa più apprezzabile di questo in una serie televisiva. Essenziale, coinvolgente, mai ridondante, adrenalinica e originale anche dal punto di vista di come realmente si conduce una battaglia in mare aperto attraverso i tecnicismi che rappresentati poi in azione si concretizzano negli nostri occhi, soddisfatti e coinvolti. La tavola rotonda di Flint, Blackbeard, Jack&Anne e Silver (più la presenza di Madi) promette grandi cose per Nassau nella quarta stagione. Ormai è guerra aperta all'Inghilterra, e nessuno può più tirarsi indietro. In conclusione, una grandissima serie che mi ha entusiasmato, il personaggio che più amo è quello di Flint, forte, impavido, forse egoista ma che combatte per gli altri, uno che non molla mai. La serie non fa mancare niente, scene di sesso e nudità, di violenza, di guerra e di paura, oltre a combattimenti mozzafiato, battaglie epiche, scontri ed esplosioni da cardiopalma. Per gli amanti del genere è assolutamente imperdibile. Voto: 7
Nessun commento:
Posta un commento