Ma prima di cominciare a dire o scrivere altro: avete visto la prima stagione di Z Nation? Perché se l’avete vista, mi potete capire e sicuramente potete continuare a leggere la recensione. Se non l’avete fatto (e sinceramente non riesce proprio a venirmi in mente un motivo valido), allora andate a guardarla, tutta, poi semmai ritornate qui. A parte gli scherzi, se credevate che la prima stagione di Z Nation fosse un capolavoro del politicamente scorretto stile Asylum e della parodia del genere, Z Nation (Stagione 2) non vi sembrerà da meno. Questi zombi non camminano: volano, mutano, hanno teste e arti rotanti, brillano al buio e, a un certo punto…gli vengono fuori anche i superpoteri. Subiscono le più strane (ed esilaranti) modifiche da tutto ciò con cui vengono a contatto: radiazioni, virus, piante, eventi climatici, motori, barche e chi più ne ha più ne metta. L’humour dei personaggi è sempre più nero e sempre più sopra le righe: prendono in giro tutto e tutti, soprattutto se stessi. Questa pazza stagione, che prometteva di essere ancora più spettacolare, ancora più emozionate, ancora più folle della prima, si apre col botto...letteralmente, aprendo nuovi scenari. Alcuni personaggi lasceranno la scena, nuovi protagonisti si uniranno all'apocalisse, inoltre, il gruppo avrà una nuova nemesi. Dopo la sorprendete chiusura della prima stagione, che ci ha lasciati con il fiato sospeso (la première infatti mostra lo scoppio delle testate sganciate nel finale della prima), riprende il viaggio di Warren (Kellita Smith) e soci, ora alle prese con nuove varietà di zombie. Doc (Russell Hodgkinson) fa scintille e fa venir voglia di usare le droghe leggere, almeno quelle che ha usato lui: la scena della forma gigante di formaggio vi farà capire bene cosa intendo. Murphy (Keith Allan) è diventato “il Murphy”, entità mitologica alla ricerca della quale partono tutti i sopravvissuti secondo modalità che ricordano La corsa più pazza d’America, ingolositi più da interessi economici che umanitari. Anche alla luce del fatto che lo stesso probabile salvatore dell’umanità sembra molto più preso dal salvare se stesso che la razza umana. Perché in verità l'inverno nucleare non sembra destare troppa paura nei cuori dei protagonisti e soprattutto di Murphy, il portatore sano del vaccino per gli zombie, l'uomo più prezioso per l'umanità. Lui che in preda ad una follia lucida, vive l'apocalisse con sarcasmo, che con le sue idee e il suo cinico modo di approfittare dei morti viventi può ricordare senza dubbio, la decadenza tipica dei film di Romero (l'apice nel numero della zombie che balla una pole dance fino a smembrarsi) senza però la critica sociale che infarciva i film del padre della iconografia di genere. Ma proprio grazie all'ironia e pazzia di Murphy la serie, come detto in precedenza, riesce finalmente a dare una personalità che fino ad ora ha stentato a conseguire, nella prima puntata ma anche nella seconda, che esalta l'altro elemento distintivo di Z Nation: una sequenza apparentemente senza fine di azione, sparatorie, inseguimenti, ove Murphy è il motore che accende e smuove gli altri personaggi.
L'uomo (mezzo uomo-mezzo zombie), si ritrova, dopo una muta in piena regola, con la pelle di colore grigio e in fuga dal laboratorio dove avrebbero voluto sezionarlo come una cavia per scoprire i motivi della sua immunità al virus che ha colpito la Terra. Per sfortuna di Murphy, però, il Cittadino Z (Dj Qualls), pur di non perdere di vista l'ultima speranza per l'umanità, prende una decisione estrema: trasmette un appello per la ricerca dell'uomo, ma, per dargli più forza, mette anche una taglia, sottolineando che va preso e consegnato vivo. Inutile dire che così facendo il Cittadino Z rende Murphy un bersaglio non solo per il gruppo di protagonisti e per il Governo americano, ma per chiunque, sulla Terra, abbia voglia di assicurarsi il vaccino e un'ingente somma di denaro. Inizia così una vera e propria caccia all'uomo. La caccia all'unico uomo che può porre fine all'apocalisse è la trama principale, con buona pace per ogni altro approfondimento, tra cui persino la seconda apocalisse che i personaggi devono affrontare: l'inverno nucleare. Infatti gli autori dimostrano di non aver voluto o potuto approfondire il discorso della guerra atomica e dei risvolti sulla vita dei protagonisti i quali non si sono minimamente preoccupati dello scoppio dei missili, come se fossero delle armi convenzionali e non dal potenziale estintivo anche sul lungo periodo. L'idea era buona: in pieno spirito da B Movie, aggiungere al problema degli zombie e del virus che sta distruggendo l'umanità, un altro evento di portata devastante. Ma tutte le potenzialità di questa seconda catastrofe non sono state sfruttate e lo scoppio delle armi nucleari è stato solo una scusa per chiudere la prima stagione con un colpo di scena e fare in modo che i protagonisti si dividessero provvisoriamente. Intanto anche il gruppo di protagonisti di Z Nation si mette alla ricerca di Murphy, ma non sarà facile proprio per i motivi di cui sopra. Gli scontri a fuoco abbonderanno e, come al solito gli umani, invece di unirsi per debellare il male, troveranno un ennesimo motivo per darsi addosso gli uni con gli altri. La trama si riduce così, a un inseguimento e a infinite sequenze action che non approfondiscono i rapporti tra i personaggi o sviluppano la trama, ma ci regalano sparatorie e corse a perdifiato; persino la timida ironia che si era affacciata alla finestra del primo episodio della stagione, viene presto sacrificata sull'altare della dea azione. Il vero cuore di Z Nation resta comunque Murphy, il guru degli zombie, l'unico a non patire del loro morso e che addirittura ne è diventato una sorta di messia. Su di lui si regge la trama orizzontale e su di lui anche tutto il comparto attoriale che, altrimenti, resterebbe paurosamente sotto la media. Anche questa stagione si chiude però come la prima, con un sorprendente finale che ci lascia stupiti e attoniti, in attesa di una pazza, ancora di più, terza stagione. Infine, da sottolineare (la foto a sinistra è una prova), un'incredibile cameo in un episodio (l'ottavo) di George R. R. Martin, che ha trovato negli zombie un suo passatempo. L'autore dei romanzi di successo che hanno ispirato la serie di HBO Il Trono di Spade appare infatti nei panni di se stesso (più o meno). Martin interpreta la versione zombie di se stesso, abbastanza non-morta da firmare (di nuovo, più o meno) una copia del suo fittizio nuovo romanzo, "A Promise of Spring", una storpiatura di A Dream of Spring, il libro che (chissà in quale decennio) seguirà The Winds of Winter e pare concluderà la saga Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Una serie diversa, trash, ironica e divertente che a me è piaciuta tanto, e se gli zombie sono un vostro passatempo o sono di vostro interesse non potete perderla. Voto: 6+
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