Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 12/04/2017 Qui - Giusto pochi giorni fa è calato il sipario anche sul secondo (e forse ultimo) anno di Scream Queens, l'esperimento televisivo di Ryan Murphy e Brad Falchuk che mescola un genere, l'horror-splatter, a personaggi e situazioni comiche, dissacranti, da inserire nella miglior tradizione "trash" della storia del piccolo schermo. Marchio di fabbrica dei suoi artefici, questo prendersi poco sul serio ha avuto fin dalla prima (eccezionale) stagione (la recensione qui) un effetto destabilizzante e al tempo stesso contagioso. Purtroppo però le disavventure delle tre improbabili eroine in rosa, le spietate e alla moda Chanel #1, #3 e #5 raccontate attraverso il linguaggio giovanile tipico del periodo in cui viviamo e una leggerezza di fondo che aiutava a sopportare le gravi falle di sceneggiatura, che resero Scream Queens un prodotto complessivamente piacevole, perfetta combinazione di divertimento e disimpegno che difficilmente trova paragoni simili in tv (o almeno, non con la stessa irriverenza e spiazzante sincerità), non ha trovato seguito in questa seconda, dato che nonostante le buone intenzioni di Ryan Murphy nell'unire nuovamente l'horror con il demenziale, lo show di Fox che aveva brillato nel corso della prima stagione perché si era presentata come la novità della stagione, nella seconda ha fallito perché ha ripresentato lo stesso schema. In più l'ironia al limite dell'assurdo che ci aveva fatto apprezzare la prima stagione è diventata noia quasi insostenibile nella seconda, la sceneggiatura di Scream Queens 2 infatti è clamorosamente una volontaria ripetizione di quella (certamente passabile da questo punto di vista) della prima stagione. I meccanismi narrativi sono difatti gli stessi della prima, un assassino senza scrupoli vuole vendicarsi di qualcosa successo anni prima che ha coinvolto un genitore (dalla madre si è passati al padre), indossa un costume elaborato (anche se l'unica differenza sembra essere il colore) e uccide in modi orribili le sue vittime. Improvvisamente si scopre che di killer ce n'è più di uno. Insomma, nessuna novità.
Questa scelta, vista come un meccanismo geniale ed ironico o come una narrazione estenuante, ha perciò un po' spiazzato e indispettito. Il tentativo di Scream Queens 2 era infatti reiterare un'idea vincente con il rischio (che purtroppo si è realizzato) di puntare sulle ripetizioni sbagliate, ed è quello che è successo. E il finale di stagione ne è il simbolo, il ritorno, per l'ennesima volta, del Diavolo Rosso che aveva ossessionato Chanel nella prima stagione sembra davvero oltrepassare il confine di quello che possiamo sopportare. La ripetizione è un meccanismo affascinante, ma tremendamente insidioso. Dopo questo orribile finale infatti (che può fungere anche da finale di serie, gli elementi per concludere ci sono tutti) si è avuta l'impressione che Ryan Murphy abbia sempre avuto sotto mano i migliori strumenti ma che non abbia saputo utilizzarli al meglio, lasciando le cose al caso. E soprattutto alla fine il risultato è stato un mezzo flop. Anche se i segnali di un annunciato fallimento c'erano stati già nella season premiere "Scream Again", un grido al passato che ripeteva le sue stesse soluzioni narrative, oltre che estetiche, con un flashback veniva introdotto il nuovo villan, il Green Meanie, un diavolo vestito di verde che negli anni Ottanta seminava terrore e melma lungo i corridoi di un ospedale (con l'obiettivo di trasformarlo in una struttura che cura l'incurabile), proprio quello acquistato e rimodernato da Cathy Munsch (Jamie Lee Curtis) dove oggi lavorano le tre Chanel (Emma Roberts, Abigail Breslin e Billie Lourd), Zayday Williams (Keke Palmer) e i medici (apparentemente esperti, ma poco convincenti) Brock Holt (John Stamos) e Cassidy Cascade (Taylor Lautner).
Praticamente tutto si ripete, con le protagoniste urlanti nuovamente minacciate da uno spietato serial killer che (per colpa del personale incompetente dell'ospedale che trent'anni prima uccise un padre di famiglia), non avrà pace fino a quando la struttura chiuderà definitivamente. E mentre il killer se la prende con pazienti e personale, le Chanel si improvvisano di nuovo investigatrici e cercano di scoprire la sua identità, tentando in tutti i modi di sopravvivere. Cosa che, per la loro incredibile fortuna, da un lato diverte da un lato irrita. Non può bastare infatti cambiare location e la minaccia per rinnovarsi se poi il tono resta quasi invariato. In più la scrittura non sembra ispirata e convincente come quella della prima stagione, poiché esaurita la sorpresa di trovarsi davanti ad un tentativo, per quanto assurdo, comunque discretamente riuscito e gradevole, nella seconda stagione è la mancanza di idee sulla crescita e lo sviluppo di una base già buona e intrigante ad affossare Scream Queens. Fortunatamente però, uno degli elementi che era stato il punto di forza della serie nella prima stagione, ha mantenuto la sua efficacia anche nella seconda. Partendo dalla Scream Queen originale Jamie Lee Curtis (naturale e sprizzante nel ruolo della perfida Dean Munsch, anche se molto spesso è stata limitata nella sua performance), il cast quasi tutto al femminile è difatti sarcastico e brillante. Emma Roberts (impeccabile nei suoi completi e con una freschezza di linguaggio che la rende impossibile da odiare, anche se molto irritante, che lascia pure sempre il dubbio se stia recitando o meno) è una protagonista fastidiosa che incarna perfettamente quello che dovrebbe essere, una ragazza americana viziata, lo stereotipo della millennial egocentrica e ignorantella.
Attorno a lei le Chanel (numero 3 e 5) sono altrettanto fastidiose e brillanti, una Billie Lourd impassibile e un'Abigail Breslin perenne capro espiatorio del gruppo. Tra i ritorni, vale la pena ricordare anche Glen Powell (anche se per poco) e il suo ridicolo e geniale Chad Radwell. Ritorni un po' meno apprezzati quelli di Lea Michele (nei panni della psicopatica Hester) e di Niecy Nash (l'agente Denise Hemphill). Le due, al contrario delle maggior parte dei membri del cast, falliscono nell'interpretare lo stereotipo a loro assegnato. La prima diventa una serial killer che strabuzza gli occhi (che sebbene il suo contributo abbia riservato le cose forse migliori, da sola ha avuto solo la forza di una voce all'interno di un coro impazzito e rumoroso), la seconda, invece, diventa la macchietta della donna afroamericana perennemente arrabbiata, perdendo ogni forza comica (anche se la battuta su Quantico è fantastica). Le new entry, invece, hanno portato a termine la stagione senza infamia e senza lode. Taylor Lautner e John Stamos fanno i belli e pericolosi della situazione, con interpretazioni dimenticabili, ma di ottimo supporto (sicuramente giusti nei ruoli ma comunque non incisivi come avrebbero dovuto). Kirstey Alley è invece un'ottima infermiera perfida e diabolica, benché il personaggio non sia costruito nel migliore dei modi.
Insomma così e così questa stagione, stagione che come detto, nonostante le premesse e il cambio antologico proposto dagli autori, tradisce i buoni risultati ottenuti dalla precedente, che invece aveva tracciato una strada horror-trash convincente e inedita nel panorama televisivo americano e non. Tutti gli elementi infatti che contribuivano alla riuscita complessiva del prodotto sono naufragati nella totale mancanza di idee e soluzioni di rinnovamento, e con una base come quella creata dagli autori e il tono auto-ironico, ci si poteva difatti aspettare di più. Soprattutto se mai ci sarà una terza stagione, spero insomma che ci sia anche la capacità di scindere gli elementi da tenere, da quelli da eliminare brutalmente. Le regine dell'urlo sono certamente delle protagoniste pop ironiche e divinamente stereotipate, ma quel necessario stalker sanguinario che le ossessiona rischia di essere ancora solo un déjà-vu. Il punto interrogativo resta però, proprio Lea Michele, sicuramente la parte migliore di Scream Queens 2, eccentrica, machiavellica, creepy ma ingegnosa a modo suo. Lei che dopo il ruolo chiave che aveva nella prima stagione, si è accontentata di avere brevi e fugaci apparizioni nei panni (nuovamente sporchi) della psicopatica Hester. La pupilla di Ryan Murphy, che forse ripartendo con uno spin-off dedicato al suo personaggio potrebbe sorprendere in positivo, ovviamente cambiando totalmente lo schema della serie, perché solo in questo modo infatti la serie comedy-horror potrebbe salvarsi. In ogni caso questa seconda stagione proprio brutta non è, ma deludente sì, anche se la sufficienza grazie ai pregi rimasti invariati (tra cui la musica e tanto altro) riesce a guadagnarsela. Voto: 6+
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