venerdì 31 maggio 2019

Legion (1a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 10/05/2017 Qui - Solo poche settimane fa, si è conclusa su Fox, la prima, mirabolante stagione, della grande sorpresa targata Bryan Singer e Marvel Television, ovvero Legion, che per quanto potrebbe sembrare non è affatto l'ennesima serie action sui supereroi, perché devo ammettere di non aver mai visto nessuna serie sui supereroi simile a questa. Poiché (dopo alcuni giorni da quanto ho finito di vedere ed altri per venirne a capo) non mi viene in mente nulla nel panorama delle serie tv che assomigli anche solo lontanamente a Legion, probabilmente quelle di Netflix (che comunque non ho visto nemmeno una), forse Westworld per il suo essere "cerebrale", ma non ne sono del tutto sicuro, dato che questo è senza dubbio un prodotto televisivo nuovo, e non solo perché è una serie sugli X-Men (che in tv ancora mancavano, anche se come gli onesti produttori hanno subito dichiarato non ci sono connessioni né con il fumetto, né con l'universo filmico dei mutanti Marvel, dato che la vicenda è ambientata in un universo parallelo dove non ci sono gli X-Men, dove al contrario c'è un'America ancora poco consapevole della presenza dei mutanti), ma anche perché ci regala un modo assolutamente anti convenzionale di approccio a questo mondo, niente a che vedere con i film della 20th Century Fox. Basta uno sguardo al primo episodio e all'incredibile pilot, per rendersene conto. Poiché né a livello registico, né a livello di sceneggiatura, né a livello di cast, non troppo blasonato ma comunque azzeccato e preciso, può essere comparato a prodotti simili, di questo potete fidarvi. Invece non potrete fidarvi di ciò che vedrete, perché quello che vedrete potrebbe non essere reale. Di reale c'è solo la qualità che troverete ad ogni nuovo episodio, di quella c'è da fidarsi eccome.
Legion infatti fa una cosa che in pochissimi hanno il coraggio di fare e in ancora meno sono capaci di fare, innova, completamente, non solo il genere di racconto, ma anche il modo di fare una serie TV, così profondamente che, nonostante ci siano diverse serie belle o anche solo piacevoli nel panorama di oggi (non dimentico affatto l'eccezionale qualità espressa in Stranger Things o The Night Of), lo stacco che si sente tra queste e la creatura di Noah Hawley (ideatore ed anche produttore) è così profondo da far sembrare ogni altra cosa non solo un genere diverso, ma un tipo di arte espressiva diversa. Dato che Legion come detto non è confrontabile con nulla, perché non ha una pietra di paragone a livello visivo, di montaggio e di narrazione, tanto da costituire un unicum che può essere apprezzato solo in riferimento a se stesso, o al massimo in confronto con tutto il resto, in modo indefinito. Poiché è senziente, questa roba. E' spaventosa e raccapricciante, è intrigante, è sagace. E' uno dei punti più alti mai raggiunti nella storia della televisione. Detto questo, facciamo conoscenza con il fantastico personaggio borderline (perché complessa è la sua psichiche) di David Haller (interpretato magistralmente da un "cambiato", quasi totalmente trasformato, Dan Stevens, l'eccezionale interprete di The Guest), un uomo che fin da quando era teenager ha avuto problemi mentali. Diagnosticata in lui la schizofrenia, David entra ed esce dagli ospedali psichiatrici. Sente le voci… e ha le visioni. Ma proprio nel momento in cui accetta la malattia e si rassegna a vivere la sua condizione di schizofrenico, ecco che comincia a rendersi conto che voci e visioni sono reali!
David è un mutante con super poteri, e per questo un'oscura struttura militare governativa tenta di controllarlo, pronta ad ucciderlo nel caso non ci riuscisse. Per sua fortuna una squadra di (strambi ma affascinanti) mutanti, tra cui la bellissima Sydney Barret (interpretata da Rachel Keller), riesce a sottrarlo alle malevoli attenzioni governative conducendolo in un luogo segreto dove David comincia a prendere coscienza di sé. La regia è schizofrenica e allucinogena al pari del protagonista, ed è questo che affascina lo spettatore, o almeno ha affascinato me. I vaneggiamenti e i deliri del protagonista si sovrappongono alla realtà rendendo sublimemente confusa la trama. Il capo dei mutanti, come Morfeo in Matrix, tenta di discernere nella mente di David i sogni dai ricordi, le fantasie dalle esperienze vissute. L'uomo è sconcertato, disorientato, ha sempre vissuto le sue visioni da emarginato, perseguitato da uno strano diavolo obeso dagli occhi gialli (che strano a dirlo non è malaccio, almeno la parte "umana", dato che la bravissima Aubrey Plaza è straordinaria nel ruolo). Tra una serie continua di risvegli, tra un delirio e l'altro, inizia così a comprendere che il tormento psichico che ha accompagnato la sua vita aveva uno scopo, e forse anche quello strano diavolo giallo (a volte fonte di stupore e meraviglia per la capacità di confondere e divertire in più di una situazione) che gli compare in continuazione non è il nemico che ha sempre creduto e che soprattutto non tutto, il più delle volte, è come sembra.
L'intricatissima sceneggiatura infatti mescola le carte in continuazione, pescando sia dal mazzo del reale sia dal mazzo dell'irreale, e il presente viene miscelato coi ricordi, con le sensazioni, con le visioni. Lo spettatore viene preso e gettato nei labirintici meandri della mente, dove verrà messo alla prova da una serie di idee visive sbalorditive, la geometrica perfezione delle scenografie e il cromatismo espressionista della fotografia mette in risalto difatti la magica fantasia (che si fonda su un montaggio, una fotografia e uno stile narrativo unico, in cui luci, colori, punti di vista e situazioni si contorcono su se stesse in continui cambi narrativi) che si cela dietro la quotidianità del nostro mondo. C'è addirittura un po' di Kubrick nella simmetria delle inquadrature (l'ospedale psichiatrico, che ha un ruolo centrale nella storia, si chiama "Clockworks") e tanto Lynch (impossibile non citarlo per qualsiasi regista surrealista di oggi) nelle assurde sequenze oniriche/visionarie. Giacché il mondo complesso e affascinante creato da Noah Hawley è un crescendo di temi e atmosfere, che già in partenza sono estremamente cupe, ma finiscono in chiave quasi horror, semplicemente stupendo. Che poi se non sapessimo assolutamente nulla del contesto X-Men in cui si inserisce la storia di David, Legion apparirebbe semplicemente come uno psico dramma a tinte sgargianti in cui a volte tutto è talmente confuso da non riuscire a capirne il significato (ed in parte è anche così). Del resto il protagonista è affetto da schizofrenia, ma ci adeguiamo in fretta al caos cromatico, ai salti temporali e alle scene sconnesse, conseguenze inevitabili dell'adozione del suo punto di vista sul mondo. Perché David non è solo malato, è anche un mutante con abilità speciali, un supereroe in potenza e quindi dobbiamo leggere il tutto con un'altra prospettiva, quella umana, che affascina e ci manda il cervello in pappa. Merito anche dell'interpretazione sempre intensa e concreta di Dan Stevens che regala anima e carattere al personaggio di David Haller con un tocco tragicomico che sconvolge le nostre aspettative.
Le prime due puntate, a mio avviso poi, sono fenomenali. Certo, se non sopportate continui cambi spazio-temporali, potreste infastidirvi, ma è il modo migliore per entrare nella mente malata del protagonista, vivere i suoi incubi e scoprire la sua anima e i suoi poteri. In ogni caso la perfezione non esiste e qualcosa va di traverso, dato che dal punto di vista narrativo, Legion è di fatto banale. Ha infatti qualche difetto, spesso difatti tende a spiegare troppo (i surrealisti non devono mai spiegare le loro opere) ma c'è talmente tanta fantasia che trasuda dalle sceneggiature, che anche gli spiegoni godono di una resa grafica soddisfacente (mi riferisco soprattutto alla bellissima sequenza delle lavagne nell'episodio sette). Legion è disturbante, elettrizzante, caustico, magnetico, commovente, molto romantico (la storia d'amore fra David e Syd è davvero ben scritta), è un'esperienza di sensazioni, un trip di allucinogeni visivi sparato ad un ritmo da acid rock. Poiché Legion può essere definita e riassunta con un solo termine, eclettismo. La serie infatti (come detto) si fa notare soprattutto per gli incredibili sbalzi di regia. Si passa dal formato anamorfico a quello panoramico, si gioca con tutti i registri visivi cinematografici, ne è un esempio l'episodio in cui di colpo viene presa la grammatica del film muto, con tanto di cartelloni con le battute dei personaggi. Riprese vertiginose e inquadrature caleidoscopiche, rendono insomma la serie un vero è proprio prodotto psichedelico. Che poi tanto repentini e drastici sono stati i cambi che è difficile catalogare due differenti episodi sotto lo stesso stile narrativo. Anche quest'ultimo difatti cambiava, spesso, non facendoci mai sentire completamente a nostro agio o assuefatti alla visione. Farlo volontariamente è un po' follia e un po' genio. Togliere il suono completamente da parti di un episodio, così come rovesciare le scene o inserire stacchi musicali alla Bollywood senza che lo spettatore se lo aspetti sono solo piccoli esempi di questa maestria. E tutto è filato liscio senza mai sembrare inopportuno.
Ci sono stati episodi poi in questa stagione di una bellezza superba. Il quarto episodio e le peregrinazioni di David nel piano astrale con quella incredibile bellezza visiva che trasformava ogni scena in un quadro post moderno, i corridoi densi di orrore della base della Divisione 3, costellati di cadaveri, il viaggiare a ritroso all'interno della mente di David, il sesto episodio in cui tutti i protagonisti sono cristallizzati in un'allucinazione psichiatrica, che spezza completamente il ritmo della narrazione proprio in un momento apicale, un ultimo episodio nel quale il climax sale in maniera esponenziale e riesce ad incastrare ogni movimento come in un balletto classico. Tutti questi sono momenti che ci (mi) hanno sconquassato, estasiato e trasportato su una giostra senza freni, tanto che dover lasciare questa prima stagione pesa enormemente, ma almeno ne abbiamo un'altra da aspettare. Comunque in conclusione Legion è davvero eccezionale, qualcosa di così folle e assurdo (da farti scoppiare la testa), anche troppo cerebrale per i miei gusti, che però è difficile non adorare, d'altronde i supereroi vanno sempre più per la maggiore, ma soprattutto quando una serie ti appassiona, ti coinvolge, ti diverte, ti emoziona, ti sorprende come questa, può non esser vista ed amata da tantissimi estimatori della fantascienza e di altro? no, soprattutto perché questo viaggio, anche mandandoti in corto circuito, vorresti rifarlo e rifarlo ancora. Giacché tutto in Legion è straordinario, dalla trama a il perfetto cast, dalle situazioni ai movimenti, dai colpi di scena a quelli di testa, senza dimenticare la colonna sonora, le musiche, le ambientazioni, le scenografie, l'impianto visivo e sonoro, praticamente qualsiasi cosa, per cui non perdetela assolutamente. Voto: 8+

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