venerdì 31 maggio 2019

Quantico (2a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 06/09/2017 Qui - La prima stagione di Quanticoqui la prima parte e qui la seconda, mi aveva davvero sorpreso in positivo nonostante evidenti limiti, perché il metodo di regia e montaggio innovativo ed alcuni piccoli (anche ingegnosi) dettagli a cui si aggiungeva una buona dose di coinvolgimento ed azione, riusciva a sopperire a certi ridicoli e un po' forzati capovolgimenti. Avevo però molte riserve sulla resa complessiva del progetto, poiché dopo la prima sufficiente stagione e la conferma della seconda, speravo in un cambio di rotta importante ed una rivoluzione ideologica interessante, ed invece niente di tutto ciò. La seconda stagione di Quantico infatti, serie televisiva statunitense creata da Joshua Safran per il network ABC e andata in onda in due tronconi (da novembre a dicembre e da marzo a giugno), pur presentando le linee guida che avevano caratterizzato e convinto nella prima stagione (il ritmo delle scene alto e l'elevato tasso di adrenalina e mistero), che in questa seconda vengono ben marcate e rispettate in toto (anche troppo similmente), risultano adesso troppo esasperanti ed alquanto inutili. Giacché se nella prima, gli odiosi flashback ad ogni puntata, i dialoghi fin troppo lunghi seppur veloci e pungenti, le classiche relazioni sentimentali e i classici intrecci spionistici, si potevano accettare, nella seconda proprio no. Dato che praticamente è la stessa storia già vista, proprio nella stagione precedente.
Tra eccessivo sentimentalismo (tra cui una evidente forzatura o strategia commerciale, della ridicola storia omosessuale) e inverosimili blitz (con cambi e colpi di scena improvvisi seppur telefonati), la seconda stagione difatti non si discosta in niente dalla precedente, anzi, per colpa dell'eccessiva ridondanza di certi elementi appena descritti, risulta davvero troppo elementare e prevedibile. La trama poi, ricalca troppo fedelmente la precedente. Secondo gli autori bastava cambiare FBI con CIA che il gioco sarebbe venuto da sé, e invece grande sbaglio, perché tutto è uguale, non solo nella narrazione ma anche nelle tematiche. La trama infatti torna a raccontare le vicende di Alex Parrish, fascinosa e coraggiosa agente dell'FBI interpretata dalla (bella e formosa) attrice indiana Priyanka Chopra (che grazie a questo ruolo ha potuto accrescere notevolmente la sua popolarità internazionale), che si trova (dopo sei mesi passati, come vediamo nei numerosi flashback, nel centro addestramento della CIA in cui sembrerebbe avvenire un reclutamento non legittimo di un gruppo di ribelli interni) nuovamente al centro di un attacco terroristico, d'altronde i 22 episodi della serie tornano a interessare le tematiche del complottismo e del terrorismo, un attacco (un evidente déjà-vu) in cui niente è come sembra, nessuno è chi dice di essere.
Ovviamente lei risolverà tutto, i terroristi fuggiranno, una squadra, formata da nuovi e vecchi elementi, Ryan (Jake McLaughlin), Miranda (Aunjanue Ellis), Owen (Blair Underwood), Clay (Mark Pellegrino) e Shelby (Johanna Braddy) e successivamente Will (Jay Armstrong Johnson) e Iris (Li Jun Li), ma anche tanti altri, prenderà loro e i mandanti, e il bene alla fine trionferà. Insomma e praticamente (a parte qualche piccolo dettaglio) e come già detto, tutto uguale e tutto simile, anche nel finale. Finale che, fortunatamente e sfortunatamente (poiché quella che sembrerebbe la fine della l'intera saga, difatti non è), pone davvero la parola fine a quasi tutte le linee narrative presenti nella storia. L'ultima puntata, Resistance, chiude, infatti, tutte le storyline lasciate in sospeso e lo fa con fin troppa solerzia, sacrificando la chiarezza a una macchinosità che non giova al coinvolgimento dello spettatore e, cosa più rilevante, alla credibilità dell'intreccio. Credibilità comunque già "caduta" anche prima, giacché prima di arrivare all'epilogo dell'episodio conclusivo, Quantico compie svariati altri passi falsi che minano la qualità della stessa. Il (prevedibile ed importante) salto di cento giorni, viene di fatto annullato dall'ennesimo (scontato) capovolgimento, che vede i villain trionfare momentaneamente sulla task force di Alex e dei suoi compagni. Da quel momento in poi, gli eventi che si succedono nel corso dell'episodio ricalcano uno schema di prevedibilità che sconfessa quello deciso e fatto precedentemente.
Il coinvolgimento dei redivivi Iris e Will infine non aggiunge molto pepe a una missione che, ancora una volta, fa leva sulle ingenuità di un avversario dipinto come astuto ma, in fin dei conti, ritratto come un cretino. Va tuttavia riconosciuta una certa efficacia della resa dei conti, anche se ciò che segue e precede questa scena (quella del ricongiungimento dei due piccioncini Ryan e Alex, e il "suicidio", vero e presunto) è pura prevedibilità, come tutta la stagione, che ha riservato (pur riprendendosi negli ultimi episodi) più delusioni che gioie. Per essere il finale di stagione infatti ci si poteva aspettare un pochino di più dalla sceneggiatura, certo tutto viene portato a compimento, ogni personaggio ritrova la sua via, tutti fanno la cosa giusta e il bene trionfa sull'America, come era piuttosto ovvio che sarebbe successo, ma manca un po' l'elemento a sorpresa. A parte la reazione del Presidente e il risvolto della relazione tra Shelby e Clay, infatti, i colpi di scena sono ben pochi e non è questo che il pubblico ama di Quantico. Inoltre l'episodio avrebbe forse funzionato di più come un finale di serie, i punti sono tutti messi in maniera definitiva e ben poco viene lasciato all'immaginazione, ma manca un solido appiglio per la terza stagione che è invece già confermata.
A parte Harry (Russell Tovey) e Sebastian (David Lim) scomparsi appena prima gli ultimi episodi, è infatti tutto fatto e finito e forse anche un po' troppo velocemente, come si sono davvero riunite Nimah e Raina (Yasmine Al Massri)? Non basta infatti un frettoloso spiegone. E il rapporto Miranda-Owen? Ma l'altra cosa che alla fine dei conti non è piaciuta è stata la scomparsa improvvisa di buona parte del cast che ha dato vita a questa seconda stagione, un bel colpo di spugna e striglia che ha levato di torno, oltre a i due prima, Leon (Aaron Diaz), Lydia Hall (Tracy Ifeachor) e Dayana Mampasi (la sensuale Pearl Thusi). Leo è morto ok, ma non abbiamo assistito alla sua morte ne lo abbiamo visto steso sul letto dell'obitorio, quindi ci poteva stare un suo ritorno a sorpresa. Gli altri invece? Scomparsi, liquidati, spediti con posta prioritaria a Timbuktu a volte senza una vera motivazione, vedi Dayana, scomparsa d'improvviso senza lasciare traccia.
La sensazione è quindi come se alcuni punti siano stati messi con un po' troppa leggerezza o, se si vuole, che alcune storyline siano state aperte senza grandi fondamenta. Ma forse tutto verrà meglio spiegato con la terza stagione (che ovviamente e probabilmente coinvolgerà ben presto la nostra protagonista in un ennesimo groviglio di potere e politica) che dobbiamo augurarci inizi già con forza, in quanto non sarà possibile vivere ancora di rendita della prima innovativa, discreta, intensa ed interessante, stagione. In questa seconda infatti, meno appassionante, meno coinvolgente di quanto ci si aspettava, mettendo nuovamente (ma peggio della precedente) troppa carne sul fuoco e indirizzando il tutto verso una selettività tutta a vantaggio della godibilità della storia, quasi niente ha difatti davvero funzionato o convinto, anche se tuttavia la sufficienza la strappa. Voto: 6

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