Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 02/08/2017 Qui - Prodotta da Brian Grazer col contributo di Ron Howard (ancora una volta insieme dopo The Beatles: Eight Days a Week - The Touring Years), a sua volta ideatore del prodotto (è anche tra i produttori esecutivi) e regista parziale della serie, Genius, è la serie antologica di Discovery Channel dedicata alle grandi menti che hanno cambiato per sempre la storia. La prima stagione infatti, composta da 10 episodi, racconta di un personaggio che con il proprio genio ha influenzato la storia, in questo caso appunto Albert Einstein, il famoso fisico tedesco e una delle menti più geniali di tutti i tempi. Andata in onda su National Geographic Channel dall'11 Maggio in Italia e in contemporanea in 171 paesi del mondo, Genius: Einstein, basata e raccontata seguendo la narrazione del libro del 2007 di Walter Isaacson, Einstein: His Life and Universe, descrive difatti la vita di Albert Einstein (interpretato anche dal premio Oscar Geoffrey Rush) dall'ottenimento dell'insegnamento e del dottorato fino alla scoperta e alla pubblicazione della teoria della relatività. 10 episodi per esplorare il turbolento viaggio del fisico che sarebbe diventato un'icona, Einstein appunto, fieramente indipendente, innaturalmente brillante, eternamente curioso, che ha cambiato il nostro modo di vedere l'universo. Ma lui non era soltanto un uomo "difficile" da comprendere nella sua genialità, lo era anche nella sua umanità, il biopic infatti, dai suoi primi fallimenti nel mondo degli accademici, alla sua ricerca emozionante di amore e di connessione umana, dipinge un ritratto del vero Albert Einstein in tutta la sua complessità. Complesso com'è anche questo documentario, un incredibile documentario, un trattato sulle origini, sulle difficoltà e sulle vittorie di Einstein, alle prese con un sistema che non premia la stravaganza.
Non a caso il primo episodio (dove viene mostrato in tutta la sua anti-convenzionalità) mette in scena un momento privato della vita dello scienziato (lui con i pantaloni abbassati impegnato in un'attività non propriamente scientifica con la sua assistente Betty). Un'escamotage che evita quindi un'introduzione apologetica, in modo da poter comprendere fin da subito la sua personalità ribelle e contraddittoria. D'altronde, Genius: Einstein, ci mette di fronte ad una dichiarazione d'intenti ben precisa, essa non vuol fornire un ritratto documentaristico del più grande fisico di tutti i tempi, bensì entrare nella sua psicologia, approfondire il rapporto con le donne prima che quello con l'universo (ovvero mostrare il lato umano dello scienziato, mostrando quindi il suo carattere ribelle, anticonformista, scontroso e imprevedibile, il lato insomma inesplorato di una figura magnetica ma che lascia spazio anche ad una grande fragilità legata alle vicissitudini che è costretta ad affrontare una mente geniale), anche se questo a tutti gli effetti non è nulla più di un documentario. Un documentario certamente non per tutti, seppur romanzato e qualitativamente impeccabile, elaborato, con una fotografia splendida e l'abilità di Geoffrey Rush nel vestire i panni di chiunque debba interpretare calzandoseli a pennello (in questo caso da "vecchio" brontolone). Poiché questa non è una serie avvincente, sappiamo già tutti com'è andata a finire.
Sappiamo che è diventato il fisico per eccellenza, sappiamo che la sua teoria della relatività è stata provata e comprovata, sappiamo che Hitler salirà al potere, che gli ebrei verranno rastrellati, sappiamo che Einstein ha finito i suoi giorni negli Stati Uniti. Tuttavia, ogni tanto, un po' di conoscenza non fa male. E non serve perciò farsi fermare dalla totale (o quasi) ignoranza e confusione tra formule, logaritmi e fisica spicciola. Il fattore "Genius" è anche questo. Perché se bisogna giudicare lo show come serie televisiva in sé e per sé, la valutazione non sarà bassa, certo, ma non ne consiglio la visione ai bisognosi di azione (Genius, non poteva che basarsi su affascinanti chiacchiere). D'altro canto, però, non si tratta solo di una serie televisiva, è un vero e proprio documentario e, in quanto tale, il punteggio è elevato, come vedremo alla fine. Poiché anche se il biopic combina una ricostruzione storica notevole e una narrazione non lineare, è davvero fluida come tantissimi altri eccezionali prodotti documentaristici. Eccezionale come la scelta dei due creatori della serie Noah Pink e Ken Biller di seguire il precetto forse più importante di Einstein, dato che la storia si muove (secondo una relatività tutta sua) avanti e indietro nel tempo, esplorando la lunga e tortuosa strada che ha reso Einstein, Einstein, dividendo la serie e la vita di Einstein in due linee temporali e intrecciandone gli avvenimenti.
Si parte dal presente, il 1922 quando il fisico (scherzoso e immerso nel suo lavoro al punto da trascurare la moglie Elsa, Emily Watson, e i suoi consigli) ha già vinto il Nobel ma non può dormire sonni tranquilli in una Germania che assiste all'ascesa nazista, per poi passare alla sua adolescenza e formazione a fine Ottocento (in queste scene è interpretato da Johnny Flynn). E quindi, alternando con flashback l'Einstein del passato con quello del presente la serie racconta l'evoluzione e la genesi del genio, per capire cosa lo rende diverso e uguale dagli altri. Genesi quanto mai complicata, giacché troviamo sì uno studente di grande talento e indubbia predisposizione verso la fisica, ma anche uno studente irrequieto intento ad immaginare i "segreti del cosmo" durante la lezione, tant'è che viene ripreso più volte dal professore mostrando l'inadeguatezza di una mente brillante. La mente di uno studente che accantonando per scarso interesse le materie umanistiche avrà difficoltà ad ottenere una laurea. I rapporti conflittuali con il padre mostrano invece il lato più umano del giovane che, seppur abbia una grande intelligenza, mostra una difficoltà appunto di adeguarsi alla società che si mostra in tutta la sua superficialità attraverso gli occhi dello scienziato. Il padre vuole che suo figlio termini gli studi e desidera che diventi ingegnere. Ma Albert (un po' paranoico, un po' bastardo) delude subito le sue aspettative, iscrivendosi al Politecnico di Zurigo, dove incontra le altrettanto brillanti studentessa Milena Maric e Marie Winteler, con le quali intesserà delle relazioni amorose.
Tutto questo dopo e soprattutto durante il primo eccezionale episodio, episodio che, diretto dal vincitore dell'oscar per A Beautiful Mind, Ron Howard (al suo debutto alla direzione di una serie tv), che riconferma la sua bravura nella rappresentazione della vita di grandi menti, è il perfetto esempio di come la serie riesca a veicolare le idee di Einstein non solo in forma verbale ma anche visiva, anche grazie ad un ottimo utilizzo di effetti speciali affascinanti. Un fascino condiviso con la colonna sonora ma soprattutto dai (bellissimi) titoli di testa, accompagnati da una musica molto concitata composta da Hans Zimmer. Andando avanti ovviamente la serie (eccezionalmente rappresentata e prodotta con grande attenzione e altresì presentata con grande intelligenza) migliora e splende, anche grazie e soprattutto ai suoi protagonisti, Geoffrey Rush (che ancora una volta mostra il suo grande talento regalando un'altra incredibile interpretazione, grazie all'inedita gestualità e alle espressioni intense) e Johnny Flynn. Proprio quest'ultimo è forse però la scelta più accorta, dato che lui riesce a fornire alla cultura di massa un giovane Einstein dal fascino magnetico e avido di risposte, dando così vita (più che discretamente) alla figura di un grande scienziato aggrovigliato tra le passioni giovanili e la sua natura ribelle. Un'altrettanto brava (e graziosa) Samantha Colley riesce invece a dare al personaggio di Mileva un'intensità spaventosa, grazie anche alla serie che approfondirà il personaggio e il suo grande contributo nelle scoperte di Albert.
Tutto questo dopo e soprattutto durante il primo eccezionale episodio, episodio che, diretto dal vincitore dell'oscar per A Beautiful Mind, Ron Howard (al suo debutto alla direzione di una serie tv), che riconferma la sua bravura nella rappresentazione della vita di grandi menti, è il perfetto esempio di come la serie riesca a veicolare le idee di Einstein non solo in forma verbale ma anche visiva, anche grazie ad un ottimo utilizzo di effetti speciali affascinanti. Un fascino condiviso con la colonna sonora ma soprattutto dai (bellissimi) titoli di testa, accompagnati da una musica molto concitata composta da Hans Zimmer. Andando avanti ovviamente la serie (eccezionalmente rappresentata e prodotta con grande attenzione e altresì presentata con grande intelligenza) migliora e splende, anche grazie e soprattutto ai suoi protagonisti, Geoffrey Rush (che ancora una volta mostra il suo grande talento regalando un'altra incredibile interpretazione, grazie all'inedita gestualità e alle espressioni intense) e Johnny Flynn. Proprio quest'ultimo è forse però la scelta più accorta, dato che lui riesce a fornire alla cultura di massa un giovane Einstein dal fascino magnetico e avido di risposte, dando così vita (più che discretamente) alla figura di un grande scienziato aggrovigliato tra le passioni giovanili e la sua natura ribelle. Un'altrettanto brava (e graziosa) Samantha Colley riesce invece a dare al personaggio di Mileva un'intensità spaventosa, grazie anche alla serie che approfondirà il personaggio e il suo grande contributo nelle scoperte di Albert.
Un Albert ottimamente rappresentato dai due, che riescono insieme a dare vita ad un Einstein convincente, poiché nonostante non vi sia alcuna somiglianza tra i due, le interpretazioni condividono la stessa stravaganza e passione per la scoperta, facendoli sembrare molto più simili di quanto non siano. Se Rush punta però più su un Einstein sarcastico e dalla battuta pronta, Flynn lo ritrae come un uomo la cui grande curiosità si manifesta non solo per il suo lavoro ma anche per la sua vita amorosa. Un ottima scelta insomma di cast accompagnata da due ottime interpretazioni, anche se proprio lo sdoppiamento del personaggio che avviene frequentemente è forse la difficoltà maggiore della serie. Perché se la possibilità di osservare i suoi anni da studente e quelli da uomo in fuga dal nazismo, ci permette di esplorare la sua indole in tutte le sue sfaccettature, moltiplica anche gli elementi storici che lo portarono a cambiare il mondo attorno a lui. Un ostacolo fortunatamente superato senza troppa fatica, mostrandoci la miriade di personaggi del campo scientifico e politico, ma anche artistico, incontrati da Einstein nel corso della sua vita. La serie infatti viaggia con lo spettatore tra gli incontri di una vita spettacolare (un concatenarsi di eventi incredibili a cui la serie attribuisce una visione quasi magica) e le difficoltà di uomo nell'amare le persone più vicine, esplorando le sue scoperte e i suoi conflitti accademici, tutto con lo scopo di conoscere il grande uomo che si celava dietro al genio. Un genio davvero stravagante dipinto sapientemente e intelligentemente. Anche perché questo dipinto molto umano e commovente che illustra chi fosse l'uomo Albert Einstein, non esalta troppo gli straordinari obiettivi raggiunti in campo scientifico. Ma nonostante ciò, la serie, dal sapore storico e con una storia pregna di fascino, grazie soprattutto all'ottimo livello qualitativo sia delle prove attoriali che dei suoi aspetti più tecnici, è imperdibile. Perché questo degno racconto di un personaggio storico che contribuì a dare forma al 21esimo secolo, ci lascia con un vero (e giusto) grande insegnamento, mai smettere (come lui) di porci domande sul nostro mondo, mantenere viva la nostra curiosità e sorridere in risposta al suo invito di stupirci delle meraviglie dell'universo, come guardare questa serie, davvero stupefacente. Voto: 7
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