giovedì 16 maggio 2019

22.11.63 (Miniserie)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 08/06/2016 Qui - 22.11.63 (11.22.63) è una nuova avvincente miniserie televisiva statunitense del 2016 basata sul romanzo di Stephen King (il Re del brivido) 22/11/'63. Fra i produttori esecutivi di questa trasposizione tanti nomi altisonanti: J.J. Abrams, Bryan Burk, Bridget Carpenter e per l'appunto Stephen King, padre di tanti capolavori della letteratura contemporanea. Dopo quindi i numerosissimi adattamenti cinematografici e televisivi (più o meno riusciti, come il flop di Under the dome) tratti dalle sue opere passate, anche uno dei romanzi più recenti del prolifico scrittore del Maine è stato messo in scena: 22/11/63 racconta l’avventura di un uomo che torna agli albori degli anni '60 per impedire l'assassinio del presidente John F. Kennedy. La serie, composta di otto episodi, è andata in onda in prima visione su Fox, dall'11 aprile al 30 maggio 2016. Otto puntate che ci portano dentro il romanzo dello scrittore tra ambientazioni cupe, a metà tra il giallo e l'azione, un pizzico di fantascienza e un po' di ironia. Il volto del protagonista è quello del candidato al premio oscar James Franco, dalla faccia pulita e lo sguardo vispo, anche se le sue smorfie e mossette a volte non convincono in pieno, troppo forzate. L’attore comunque veste i panni di Jake Epping, un annoiato insegnante dei giorni nostri che tramite il suo fidato amico Al Templeton (Chris Cooper) scopre l'esistenza di un portale spazio-temporale proprio nel retro della tavola calda del suo moribondo amico. Chiunque oltrepassi quella porta, si ritrova immediatamente al 21 ottobre 1960. Ma attenzione: ogni volta che torna indietro, per quanto duri, equivale a soli due minuti nel tempo presente e ogni volta che vi si ritorna, il passato viene resettato. Sembrerebbe facile per Jake, a cui Al affida il compito di tornare proprio nel 1960 per tentare di sventare l'assassinio di JFK da parte di Lee Harvey Oswald avvenuto il 22/11/63, ma come si sa niente è mai facile come sembra, soprattutto se dopo migliaia di libri, ipotesi e deduzioni fatte nel corso degli anni, nessuno ancora sa l'assoluta verità sulle circostanze, il perché Oswald sparò, e se agì da solo o meno. E Jake dovrà scoprire questo vivendo nei luoghi dove l'assassino vive e abita, ma purtroppo anche dopo la fine, non scopriamo, così come il protagonista, niente di nuovo su ciò, viene ri-confermata la versione 'ufficiale', lasciando qualche dubbio, anche se i motivi del gesto di un pazzo qui non hanno valore, deve solo impedire che ciò avvenga a tutti i costi, poiché quel gesto, quella data storica, ha cambiato davvero il corso degli eventi.
Ci si è spesso domandati infatti cosa sarebbe accaduto alle sorti dell'America e del mondo se quel giovane e magnetico Presidente non fosse stato ucciso durante il corteo presidenziale, ipotizzando un corso differente degli eventi materializzati all'indomani del giuramento di Lyndon B. Johnson affiancato da una First Lady sconvolta e dall'iconico completo rosa confetto ancora sporco del sangue dell'uomo che incarnava l'American Dream. Una domanda che ha ossessionato fin da ragazzino il futuro maestro della letteratura fantascientifica/horror, Stephen King, tanto da pensare alla stesura di un romanzo incentrato su un viaggio nel tempo che prevenisse l'omicidio Kennedy già nel 1971, tre anni prima del suo celebre esordio letterario rappresentato da Carrie. Un'idea rimasta tale per quarant'anni e concretizzata solo nel 2011 quando 11/22/63 è stato pubblicato, con tanto di plauso della critica, in tutto il mondo, diventando subito uno dei romanzi più amati dello scrittore statunitense. Per l'americanissimo Al Templeton difatti, i libri di storia non potrebbero essere più chiari, il nostro mondo è una merda perché JFK è morto, salvandolo, sarà il Paradiso (o almeno è quello che crede, senza fare spoiler). Il primo episodio (sicuramente il migliore di tutti, al pari del secondo e ultimo) diretto da Kevin Macdonald (regista premio oscar nel 2000 per il miglior documentario, e celebre per aver diretto L’Ultimo Re di Scozia e il buon State of Play, con Russle Crowe e Ben Affleck) scorre che è una meraviglia, non solo per l'incipit per il viaggio nel tempo, con annesse sfumature dark eccezionali (poi lentamente abbandonate fino all'ultima puntata), mi riferisco ai 'contrattempi' (molto suggestivi oltreché suggestionabili) che Jake ha imparato a sue spese dal passato che non vuole essere cambiato, poiché "Se provi a fottere il passato, il passato fotterà te" (per riciclare l'avvertimento che Al dà al nostro protagonista prima di affidargli la più importante delle missioni, che lui non è riuscito a compiere dato che il passato lo ha fatto ammalare di cancro, fra le altre cose), ma anche dalla panoramica durante la prima visita nel passato, che ha il compito di illustrarci un mondo completamente diverso rispetto a quello cui i primi minuti ci avevano abituato, e la nostra espressione è la stessa del protagonista nell'ammirare un'epoca così innocente prendere vita di fronte a noi. L'uomo del latte che rompe le bottiglie e esclama "Oh cavoli, guarda che ho combinato!" fa ridere perché non siamo più abituati a parlare in questo modo.
I colori sgargianti delle auto rosa e azzurre ci colpiscono perché quegli anni erano più saturi e raggianti di quanto non lo siano i nostri, grigi e cupi. Eppure nemmeno gli anni ’60 sono tutte rose e fiori, come il protagonista scoprirà nel corso del primo e nei successivi episodi, soprattutto per i problemi sociali e il boom economico degli anni sessanta, come il razzismo e la voglia di affermare il femminismo. Insomma con delle premesse così ci si aspetterebbe qualcosa di eccezionale, invece purtroppo dopo un'inizio tra thriller investigativo e quasi horror, c'è un cambiamento verso il romanticismo che non intacca le atmosfere misteriose del racconto di King, ma le trasforma in qualcosa di bello certamente, ma prevedibile e abbastanza scontato, anche se alla fine la storia d'amore (che non poteva mancare) è stata forse la cosa più emozionante della serie. Una serie che per adattarla al piccolo schermo è stata necessaria rivalutarla, così ci sono citazioni ovunque di opere, musiche, modernità, tutti elementi che rendono il ritmo della serie calzante. Soprattutto non si può infatti non menzionare l'omaggio (amichevole ovviamente) che King e degli sceneggiatori fanno a Lewis Carroll, chiamando il primo episodio ma specificamente il 'portale', la tana del bianconiglio. Ma non è l'unico, perché oltre la serie ad essere piena di paradossi temporali e inquietanti avvertimenti, come Ritorno al Futuro (in salsa diversa, negli anni '60 condito con un po' di indagini da guerra fredda più o meno), non si può dimenticare dell'almanacco sportivo (che Jake avrà nella prima puntata, e per tutta la stagione) e il portale che conduce Jake al 21 ottobre, stesso giorno in cui Martin McFly viaggia nel 2015.
Ma ce ne sono altri di citazioni e riferimenti (tutti fantastici, che elenco con qualche piccolo spoiler), nella puntata 1x02 quando Jake esce dalla casa di Harry dopo aver ucciso Frank, la sera di Halloween si può notare un bambino vestito da coniglio che ricorda molto il personaggio di Frank del film Donnie Darko; Sempre nella stessa puntata quando l'uomo che affitta la camera a Jake gli chiede di quale unità lui facesse parte Jake risponde: Mash, 4077esima. È un riferimento alla serie televisiva M*A*S*H*; Nella puntata 1x04 quando Sadie suona al piano, Jake canticchia alcuni versi di I Saw Her Standing There e fa cenno ai membri dei Beatles. La scena si svolge nel marzo del 1963, proprio in coincidenza dell'uscita di Please Please Me il primo LP del gruppo inglese. Il successo americano dei Beatles, tuttavia, avverrà solo un anno dopo; Sempre nella stessa scena della puntata 1x04, Jake fa un complimento a Sadie con la frase "Smart is the new sexy", che, ovviamente, non viene capita. La frase è una citazione da una battuta di Howard nell'episodio 1x12 della serie televisiva The Big Bang Theory; Nella stessa puntata, inoltre, quando Miss Mimi va da Jake a dirgli che sa che lui non è chi dice di essere, Jake le racconta di essere un testimone dell'FBI, inserito nel programma protezione testimoni perché nel 1959 ha assistito all'omicidio del suo caro amico Fredo da parte del fratello Micheal, presso il lago Tahoe. È un riferimento a Il padrino - Parte II; Infine, Nella 1x08 quando Jake e Sadie salgono le scale per arrivare al sesto piano del deposito di libri, sul muro si può notare la scritta "Redrum" citazione del film Shining. Ma vediamo le cose che mi sono piaciute di più, prima di tutto la colonna sonora veramente perfetta, ottima considerazione poi per gli abiti e la fotografia degli anni sessanta come anche la regia impeccabile, gli spaventosi e raccapriccianti racconti che il bidello disabile dagli occhi cristallini e il cuore dolce racconta ad inizio e fine serie ed ovviamente il finale parecchio stucchevole anche se l'aspetto fondamentale era pur sempre la componente emotiva. Un finale che toglie spazio ad una possibile seconda stagione, non sarebbe proprio il caso, andava e va benissimo così. Eppure qualcosa che non convince del tutto c'è, probabilmente a causa della lunghezza del libro si è stati costretti a tagliare sotto trame e personaggi secondari, finendo così col rendere il prodotto a tratti inconcludente, con domande che non avranno risposte. Nel complesso, però, 22.11.63 vince la sua sfida di portare sul piccolo schermo uno dei romanzi più riusciti di Stephen King. Un progetto capace di regalare parentesi riuscitissime ed emotivamente coinvolgenti con un James Franco (quasi) perfetto nella parte di Jake Epping, sorretto dalle ottime prove dei suoi co-protagonisti (tra cui Sarah Gadon) ed un'attenzione particolare dedicata alla ricostruzione dell'America degli anni '60, sia sotto il profilo estetico che sociale. Il mio consiglio è quindi di non perdere questa serie, adatta praticamente (quasi) a tutti, perché è veramente intrigante ed entusiasmante nonché visivamente bella da vedere. Voto: 7+

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