lunedì 27 maggio 2019

The Walking Dead (7a stagione) [Seconda parte]

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/04/2017 Qui - Dopo un'attesa non propriamente estenuante e una prima abbastanza inconcludente (qui), ho finalmente completato, seppur in leggero ritardo come sempre mi capita, la settima stagione (con le restanti otto puntate) di The Walking Dead, la serie campione d'ascolti, che ancora una volta mi lascia leggermente perplesso ed annoiato. Questo nonostante mi è sempre piaciuta, e continua a farlo, soprattutto dopo l'introduzione di un villain di tutto rispetto come Negan, ma non solo la settima stagione conferma ed accentua le debolezze generali della stagione e della serie, ormai in discesa (sia negli ascolti che nei risultati), ma sfrutta in modo abbastanza maldestro proprio il potenziale legato all'esordio vero e proprio di Negan, che mi aveva sì dato un gran gusto, ma dopo un po' ha davvero stancato, dato che questa seconda parte mi ha abbastanza annoiato ed indispettito. Soprattutto l'estenuante procedura di preparazione, l'introduzione di altri personaggi e altri gruppi, è quello che ho trovato in generale piuttosto irritanti. In più tempi inutilmente dilatati e poca azione zombie davvero memorabile attraversano un ciclo di episodi che ha comunque il pregio di porre le basi, sulla carta, per un nuovo corso narrativo, diverso da quanto visto finora, ma l'incipit alla guerra lanciato a fine stagione non sembra tanto allettante, soprattutto se sarà solo quello l'unico focus dell'ottava stagione. Anche se a dire il vero è quello che aspettavo, però riuscirà a mantenere una promessa simile senza "diluire" troppo? Si vedrà, intanto vediamo cosa è successo nella seconda parte della settima stagione che si concentra soprattutto nell'ultima puntata, dato che nelle restanti 7 praticamente non succede niente di davvero interessante se non come detto l'estenuante procedura di preparazione alla guerra, che finalmente viene dichiarata apertamente.
In The First Day of the Rest of Your Life comunque non muore nessuno, o almeno nessuno di quelli che contano. Muore Sasha, è vero, ma in realtà la sua morte è celata ai nostri occhi (vediamo il prima e il dopo) arrivata talmente dall'alto, presa talmente alla larga, al punto che non puoi fare altro che esclamare un caloroso "finalmente" quando Negan apre la bara trovandovi all'interno quello che lo spettatore già sa vi troverà. La morte di Sasha (Sonequa Martin-Green), tuttavia, era già stata annunciata dagli episodi precedenti, dalla missione suicida in cui si era lanciata, lasciandosi Rosita alle spalle, dal veleno preparato da Eugene e dagli probabili suoi prossimi impegni lavorativi. Normalmente nel finale di The Walking Dead si tiravano le fila di quanto successo negli episodi precedenti e si chiudevano le questioni in sospeso. "Il primo giorno del resto della tua vita" invece di conti non ne chiude nessuno, li apre. Rick e il suo gruppo vengono messi davanti al tradimento di Eugene, che quando pronuncia la frase di rito "Io sono Negan" forse fa raggiungere alla puntata il suo apice drammaturgico, espone Jadis e gli "Scavengers" alla tremenda vendetta di Rick, permette a Dwight si sopravvivere ancora una volta, apre la strada al nuovo scontro Negan e Rick dell'ottava stagione, in onda sicuramente verso metà ottobre di quest'anno. Un finale (come detto) che non chiude, ma posticipa, (una comunque) degna conclusione di una stagione, la settima, nella quale si è fatto di tutto per allungare il brodo il più possibile, senza però portare in scena niente di rilevante, a discapito dello spettatore (tra cui l'inguardabile liaison tra Michonne e Rick). E, al netto delle botte prese da Michonne, dal rischio corso da Carl di diventare una pallina da baseball, e i tradimenti che andranno puniti nel sangue, The First Day of the Rest of Your Life di rilevante porta ben poco.
Sebbene proprio l'ultima puntata, che sembrerebbe chiudere simbolicamente un cerchio (descritto da Maggie nel finale), quello aperto anni fa quando Glenn salvò Rick da dentro il carrarmato, scatenando una serie di eventi che portarono il gruppo da Atlanta alla fattoria di Hershel, ma anche dell'orologio di Maggie (probabilmente vero leader del gruppo), simbolo di famiglia, unione e amore, ed anche altri piccoli cerchi concentrici, metta nuovamente le donne al centro della narrazione (compresa Carol, al comando del battaglione del Regno, che alla fine salva le chiappe sempre a tutti), relegando gli uomini a semplici sputa sentenze, sangue e minacce, il che non sarebbe male, soprattutto perché un'altra stagione che contrappone Negan a Rick sarà dura da digerire. Le donne infatti risollevano un po' lo spirito e salvano la puntata, purtroppo però il resto dell'episodio, montato con continui salti avanti e indietro, senza una logica predefinita nella struttura di puntata, diffondono la netta sensazione di voler dilatare ancora una volta i tempi. Addirittura poi, nell'ultima parte, la battaglia, viene recitata male e raffigurata pure peggio, vediamo attori impacciati, che si muovono come degli elefanti in una vetreria e che giustamente non sanno cosa fare durante una grande battaglia. Ma il problema inizia quando ti accorgi che nemmeno chi sta dietro la telecamera sembra sappia cosa fare di questo grande piccolo scontro, con personaggi riuniti in gruppetti a tentare di dare un vano senso di coralità al conflitto però senza riuscirci. Tutto insomma per un finale che cambia sì le carte in tavole (stravolgendo le solite abitudini, cliffhanger e morti), ma che non convince tantissimo.
Ad ogni modo, siamo arrivati all'inizio di una (prevedibile?) guerra, Hilltop, Il Regno e Alexandria però sono in posizione di svantaggio, e Negan con il suo sprezzante dito medio lo ha sottolineato alla perfezione. Lui che ha portato un forte squilibrio nella serie, poiché quando Negan è presente, per la recitazione che si è voluti impostare con Jeffrey Dean Morgan, la sua natura ciondolante, le sue pause ad effetto, i suoi finti sorrisi, i tempi si allungano all'inverosimile e gli altri attori in scena scompaiono, mentre pendi dalle labbra del villain (nel bene e nel male) e speri arrivi presto al punto, difatti quando non è presente, The Walking Dead si sgonfia e ha ben poco di interessante da mostrare. Il fatto è che ormai obiettivamente molti dei personaggi rimasti non hanno sufficiente fascino per tenere in piedi tutto l'impianto di TWD, non quando si vogliono esplorare altri archi narrativi oltre al conflitto Negan vs Rick. Le varie Tara ed Enid, lo stesso (rompiballe) Eugene, per esempio, faticano. Carol, altro personaggio che ho nel mirino da tempo, se non altro ha re-impugnato un'arma e forse il momento con Daryl e il successivo con Morgan hanno un po' risollevato l'interesse per chi sembrava non aver più nulla da dire. A proposito l'evoluzione di Morgan è forse l'unica cosa che ha davvero funzionato, ma in fondo è stato abbastanza tutto qui, con Rosita che ho sperato che venisse inghiottita da uno zombi formato gigante ogni minuto che è stata sullo schermo, e con Jesus ed Ezekiel sfruttati pochissimo. Insomma non del tutto avvincente o intrigante, anche se spero davvero in una sua decisa accelerata (della serie), sempre che la suddetta si dimostri in grado di accelerare un bel po' davvero, perché personalmente ricomincio a essere nuovamente un po' provato, nonostante in sostanza, la serie l'ho sempre gradita. Vedremo, io per ora non mollo. Voto: 6

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