Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 08/06/2017 Qui - Ci eravamo lasciati con un finale di prima stagione in cui il procuratore distrettuale Chuck Rhoades (Paul Giamatti) rimasto con le pive nel sacco dinanzi all'impunito ed impenitente miliardario Bobby Axelrod (Damian Lewis), vedeva sgretolarsi tutto il mondo sotto i piedi, il suo matrimonio veniva messo a dura prova da un nemico che non lesinava nulla per portare dalla propria parte la contesa. Un finale che lasciava quindi presagire un seguito nel quale la lotta sarebbe passata ad un livello successivo, senza fare ostaggi e non lesinando colpi bassi ed inganni. E così è stato, poiché se la prima stagione di Billions (serie televisiva del 2016 creata da Brian Koppelman, David Levien e Andrew Ross Sorkin di cui avevo già ampiamente scritto in occasione della prima eccezionale stagione, che trovate qui), l'ennesimo successo della casa produttiva Showtime, mi aveva convinto a far entrare questa serie tra le migliori serie del 2016, questa seconda stagione (andata in onda qui in Italia su Sky Atlantic) non fa altro che confermarsi un ottimo seguito, addirittura superiore in scrittura e complessità alla prima stagione della serie. Gli showrunner hanno infatti utilizzato sapientemente tutta la prima annata dello show per preparare lo spettatore a quello che avrebbe visto in questa seconda stagione, che è un vero e proprio scontro aperto tra due titani, Bobby Axelroad e Chuck Rhoades, interpretati magistralmente da Lewis e Giamatti, rispettivamente. Quei due, sono mostri di recitazione e questo era già assodato da un anno ormai, ma in questo secondo anno questa impressione non fa altro che solidificarsi nella mente dello spettatore e confermare che sia stato una scelta giusta affidare questi ruoli a questi due grandi interpreti. Gli sguardi, le sottigliezze, gli attacchi personali e legali, tutto riesce a trasparire come reale e vibrante sulle facce di questi due attori, che se l'anno scorso hanno avuto l'arduo compito di reggere buona parte del concept da soli quest'anno sono stati aiutati da un cast di supporto che ha finalmente affilato le unghie e si è affiatato sempre di più.
Anche se chi davvero ha affilato le loro unghie sono stati i due principali antagonisti, nonostante proprio Chuck (Paul Giamatti) è ad un passo dal perdere il confronto con Bobby (Damian Lewis), proprietario di uno dei fondi più potenti di tutta Wall Street che lo ha messo spalle al muro, tutto attorno a lui insomma sembrerebbe andare a rotoli ma, proprio nel momento in cui tutto appare perduto, ecco che grazie ad una nuova e brillante strategia (oltre all'intercessione della moglie Wendy), il finanziere molla momentaneamente la presa sul procuratore. Ciò gli consente di rifiatare e prepararsi al contrattacco: il nostro "eroe" infatti decide di puntare alla carica di Governatore e prepara un piano elaboratissimo per incriminare Axelrod. Ma tornando al cast di supporto (che si è evoluto, plasmato sugli attori ormai costruiti alla perfezione) vediamo quindi Brian Connerty, il personaggio di Toby Leonard Moore che prende sempre più coscienza della sua strada, dovendo distanziare la sua idea di giustizia da quella del suo mentore, tutto mentre valuta e affronta le scelte etiche e morali che ha fatto nell'anno appena passato. Mike Wagner detto Wags invece, interpretato da David Costabile, abbandona la sola facciata da irreprensibile sergente della Axe Capital e inizia a vivere di vita propria, diventando un personaggio che mostra anche i suoi demoni e come lo stanno divorando dentro. La serie però non presenta solo un cast di supporto maschile molto forte ma anche delle bravissime attrici femminili, infatti nella seconda parte della stagione assistiamo anche ad una estensione dei ruoli dei personaggi femminili, quelli che già conosciamo ossia Wendy Rhoades (la sensuale ed affascinante Maggie Siff) e Laura Axelroad (la bella e sexy Malin Akerman) ma anche della appena entrata nel cast Asia Kate Dillon come Taylor Mason, giovane promessa della finanza e nuova pupilla di Axe, che sarà portatrice di interessanti novità all'interno dello show, coprendo un difetto della prima stagione della serie ossia il ruolo di Axe come detentore dell'unica verità insondabile sul mondo della finanza.
Ma le novità non sono finite, perché se il finale della prima stagione ci aveva lasciato con un senso di ricerca di giustizia, qui essa viene messa da parte in questa stagione in favore di una più semplice e pura "vendetta". Dato che entrambi sia Axe che Chuck (a differenza della prima in cui avevano un temperamento o carattere diverso) sono due ambiziosi uomini, che per il potere farebbero di tutto, anche se la lotta fra Bobby e Chuck è qualcosa di più del desiderio dell'uno di farla franca e dell'altro di mettere le manette ai polsi di uno squalo di Wall Street, no, è qualcosa intimamente insito nell'animo umano. Mors tua vita mea, il retaggio che si propaga in ogni rapporto umano che ci si palesa dinanzi agli occhi. Non risparmiano niente e nessuno quei due, sono pronti a sacrificare più o meno consapevolmente, amici, padri, amanti, figli, senza scorgere nel proprio animo neppure il peso di un'ombra in grado di ridestarli dal gioco perverso a cui hanno scelto di giocare. Facendo entrare così di nuovo in gioco una sceneggiatura che non ha nulla da invidiare a certi prodotti del grande schermo o del teatro, perché questo dramma di Showtime presenta anche delle caratteristiche teatrali soprattutto nei rapporti che vengono ad instaurarsi tra i personaggi, anche della stessa fazione, interessanti e convincenti. Come negli ultimi due episodi, che non sono solo quelli più densi di avvenimenti ma sono anche quelli che mostrano il definitivo cambiamento del personaggio di Giamatti, che risulta non inaspettato quanto quasi insperato, un cambiamento che per la serie vuol dire avventurarsi su nuovi lidi, più politici e con più rotture dello schermo, nel senso che si inizierà ad andare incontro ad una realtà televisiva più che una semplice finzione.
Tutto in funzione di una serie che probabilmente non eccelle dal punto di vista tecnico, anzi presenta una regia pulita e nettamente esterna alle vicende, ma che è di impatto in vari momenti soprattutto grazie alla costruzione dell'immagine e allo script, vero punto forte nei dramma e che spesso viene lasciato andare in favore di estetismi inutili. Pare ovvio quindi che con questa annata gli sceneggiatori abbiano voluto alzare ulteriormente il tiro, proponendo più storie che però gravitassero e si amalgamassero in modo ottimale con lo scontro tra i due giganti. Anche se un po' di perplessità proprio sulla scelta degli autori di rendere la serie eccessivamente incentrata sul duello rusticano fra Bobby e Chuck c'è, perché ha reso tutti gli altri caratteri qualcosa di meramente funzionale alla disfida, nonostante in ogni caso non mancano in Billions le dinamiche (soprattutto in questa seconda stagione) con alto potenziale che hanno mantenuto alta l'attenzione e il livello, dato che indubbiamente molti sono gli elementi che rendono Billions un prodotto commercialmente vincente, in primis non ha i tempi dilatati di molte serie attualmente in onda (il ritmo è sempre frenetico, un po' come a Wall Street) e questa caratteristica aiuta a non perdere audience, ha dalla sua due personaggi estremamente carismatici, interpretati da un paio di attori (oltre a due principali) di grandissimo spessore e può vantare infine una gestione narrativa oculata da parte del suo team di autori (per quanto riguarda soprattutto l'utilizzo dei plot twist e dei cliffhanger). Non manca ovviamente una colonna sonora perfetta, quelli che non mancano (oltre a zero camei interessanti, l'anno scorso ci furono i Metallica) sono alcuni dubbi, poiché non tutto funziona egregiamente.
Nonostante i pregi infatti, aleggia sempre quella strana sensazione, dopo la visione di ogni puntata, di trovarci di fronte ad un prodotto a cui manca quel qualcosa in più per fare definitivamente il salto di qualità. Quali? Essenzialmente due, un pattern ormai consolidato (e prevedibile) nella concatenazione degli eventi e, soprattutto, l'incapacità dei suoi characters nel coinvolgere emotivamente lo spettatore. Riguardo al primo punto, ormai è difatti chiaro ciò che hanno in mente gli autori, incentrare lo show sul conflitto perenne tra Chuck e Bobby mettendo da parte tutto il resto. Anche se questo significa riproporre lo stesso copione dello scorso anno, ma a parti invertite, Bobby colpisce duro Chuck, che riesce però a rialzarsi e rifilare un "gancio" da potenziale K.O. al suo avversario (con ogni probabilità Axe reagirà e la sua vendetta sarà il leitmotiv della terza stagione, che sicuramente ci sarà), un canovaccio insomma che non permette al prodotto Showtime di evolversi e, alla lunga, il rischio di deludere in futuro anche il fanboy più fedele è dietro l'angolo. Altro punto critico è che Billions, nonostante tratteggi characters realistici (parliamo sempre di soggetti che frequentano un mondo particolarissimo come quello dell'alta finanza), racconta la storia di una categoria di individui in cui ci si può solo parzialmente rispecchiare. Altre serie infatti quasi costringono il pubblico ad empatizzare con i loro personaggi, facendo leva sul lato emozionale. Cosa che purtroppo in Billions non succede praticamente mai perché le azioni dei protagonisti non portano a conseguenze realmente dolorose né per loro stessi né per chi gli sta vicino (forse solo nell'ultimo episodio qualcosa sembra essere cambiato ma non in maniera drastica). In questo senso la puntata più importante della stagione (e, forse, dell'intera serie) ovvero la 2x11, Golden Frog Time, evidenzia ciò, perché poteva veramente segnare una svolta, visto che per la prima volta in assoluto il procuratore rischia di veder distrutta la propria vita e quella dei suoi cari per davvero. E invece quello che sarebbe stato un passo in avanti coraggioso, di grande discontinuità rispetto al passato, non avviene, dato che gli autori scelgono la soluzione più ruffiana rappresentando il tutto come una precisa tattica di Rhoades per ingannare Axelrod, forzando troppo alcune scelte. Ma in ogni caso io non vedo l'ora di assistere al continuo dello scontro il prossimo anno, poiché in un mondo dove la morale non esiste e tutti nascondono qualcosa tutto può venire ribaltato da un momento all'altro, sorprendendo ancora una volta. Voto: 7,5
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