mercoledì 29 maggio 2019

Salem (3a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/06/2017 Qui - Lo scorso lunedì 8 maggio è andato in onda su Fox il decimo e ultimo episodio della terza e ultima stagione di Salem (una delle più intriganti e belle serie horror degli ultimi anni), io come sempre in ritardo, ma ciò non mi ha impedito di assistere a un evento raro, ovvero la degna chiusura di una serie, cosa che non capita proprio tutti i giorni. La serie infatti (trasmessa e prodotta dal network americano WNG), come le migliori saghe e come le migliori serie dovrebbero sempre fare, si conclude col terzo capitolo e lo fa tirando le somme di tutti i cicli narrativi iniziati, senza tralasciare nessun personaggio. Una vera fine dunque, che però grazie agli autori B. Braga e A. Simon (che probabilmente sapevano già della sua cancellazione ma volevano comunque concludere il tutto nel modo giusto) non ha deluso le aspettative, giacché la qualità del prodotto non è mai venuta meno e si è conservata intatta fino all'ultimo fotogramma, tanto da poter affermare che, imposta o no, questa conclusione lunga dieci puntate è stata capace di onorare la storia e l'affetto dei fan. Perché fin dalla prima stagione Salem, che si è dimostrata sempre e in ogni caso una serie capace di sorprendere, soprattutto dalla sua metà stagione in poi (dedicandosi giustamente a delle prime puntate che servissero più da semina per il resto della stagione), ha sempre offerto un più che discreto spettacolo orrorifico. A tal proposito la terza stagione si apre con i soliti alti presupposti, con una delle migliori season premiere di questa stagione probabilmente, dove a dominare sono le atmosfere cupe e le affascinanti suggestioni (che fanno di Salem una delle migliori del genere ultimamente, superando di gran lunga serie quali Costantine, AHS, TWDThe Strain e Outcast, soprattutto nella qualità visiva di sangue, mostri e disgustose creature, non tanto nella qualità di scrittura, narrativa o paura, giacché The Exorcist o Ash vs Evil Dead è ben altra cosa di meglio). In ogni caso, anche in questa conclusiva stagione, tutto è sempre più curato nei dettagli, dai costumi alle scenografie, passando per le colonne sonore e la fotografia scurissima.
D'altronde Salem, che forse non sarà la migliore serie in assoluto sulle streghe e sull'occulto, anche se forse è sicuramente la serie in questo senso meglio bilanciata ed equilibrata, che non ha mai promesso più di quello che poteva dare, ovvero intrecci, colpi di scena e atmosfere dark in successione, ha sempre offerto una cura maniacale verso i dettagli scenici, poiché proprio quest'ultimi riescono soprattutto a portare a un crescendo sempre maggiore che culmina negli ultimi episodi, facendo quindi risultare tutto più che riuscito. La serie infatti, cercando di conquistare da un lato per le tematiche e dall'altro per il rapporto tra i personaggi, porta lo spettatore ad una fidelizzazione assicurata, perché porta lo stesso ad empatizzare e affezionarsi a personaggi di vario genere. Personaggi che trovano finalmente la loro strada, nonostante questa (come potete anche leggere dalla mia recensione della seconda stagione, qui) sembrava aver subito una brusca (quasi mortale e demoniaca) frenata. La chiusura della seconda stagione di Salem, infatti, aveva lasciato il suo pubblico a bocca aperta, segnando l'inizio di quella che poteva essere definita una vera e propria apocalisse. Il piano del diavolo difatti era ed è stato "finalmente" attuato e quelle che potevano essere le minacce più grandi, compresa Mary Sibley, furono e sono state eliminate definitivamente. Ma mai cantare vittoria troppo presto quando si parla di streghe.
Come si vede dal primo episodio infatti, gestito come se fosse un vero e proprio continuo dell'ultimo episodio della seconda stagione, tutto viene rimesso in discussione, tanto che Salem (non solo per via delle streghe) si prepara a vivere (nuovamente ma mai come in questo veritieri) giorni terribili. Giacché le streghe non sono l'unico problema della piccola cittadina, la peste infatti ha decimato interi villaggi e a questo si unisce anche la furia dei francesi e degli indiani. Il popolo insomma è insoddisfatto e gli abitanti dei paesi vicini cercano riparo e conforto proprio nelle mura di Salem. Ma questi non sanno che il diavolo (travestito dal piccolo e innocente John) si trova proprio lì, dove egli ha in serbo un piano malefico. Piano così crudele che nemmeno le streghe sembrano essere al sicuro con lui, anche se l'unica che può realmente cambiare le carte in tavola è proprio e solo Mary Sibley, la figura centrale del tutto, che però deve anche vedersela (anche se è stata rispedita nel suo sarcofago) dalla malefica contessa (e suo figlio) e da una figura inquietante, ricoperta di fango e insetti, che strisciando tra le tenebre, fa la sua "angelica" entrata, portando ancor più scompiglio in una cittadina dove uno strano barbiere agisce indisturbato nelle sue malefatte. Malefatte che probabilmente non termineranno se soprattutto la nera settimana santa (una Pasqua di segno opposto a quella cattolica) darà i suoi frutti, dato che la Black Sunday (ultima puntata), che vedrà risorgere e vincere il Diavolo, brillantemente interpretato dal giovanissimo Oliver Bell, è vicina, chiudendo una vicenda nota.
Vicenda che si era appunto aperta con un'altra (decisiva) resurrezione, quella di Mary Sibley, al secolo la bellissima Janet Montgomery, una sfortunata Biancaneve che i baci dell'amato John Alden, il per sempre eroe romantico de I passi dell'amore, Shane West, non avevano risvegliato lo scorso season finale. Ed è proprio da qui che si intrecciano le azioni dei personaggi, tese a impedire o avallare la venuta del Demonio, attraverso ripetuti e vicendevoli tradimenti. Ma proprio la parabola descritta dai loro destini, in particolare di Anne Hale, portata al culmine da Tazmin Merchant così come la storia fa col suo personaggio, rende questo finale inaspettato, sarà lei, agli inizi presentata come ingenua e priva di ambizioni, il giudice della vita e della morte di tutti i protagonisti. Ciò che invece non ha sorpreso è stata la consueta (come detto) cura cinematografica dell'allestimento, dai bellissimi costumi, ai macabri riti occulti e la scenografia che alterna cuori di foreste dalla suggestione "Timburtoniana" a interni perfettamente riprodotti, ricchi di richiami artistici e filosofici che diventano parte integrante dell'azione, il tutto lambito da una fotografia perfettamente modulata in ogni contesto, tra oscurità, luci metafisiche, vividi toni di rosso e polvere infernale. Ottima anche la prova di tutto il cast che, già arricchito di un pezzo storico della televisione degli anni Novanta, Lucy Lawless, ha visto aggiungersi anche l'autore della strepitosa sigla dello show (Cupid carries a gun), Marilyn Manson, nel ruolo di un sinistro e malvagio barbiere, sulla falsariga di Sweeney Todd.
Personaggio che ben si inserisce nell'atmosfera sordida e apocalittica che ha avvolto la città, in cui spuntano continuamente personaggi spaventosi e orribilmente trasfigurati, conferendole sempre più l'aria di un inquietante serraglio satanico che disorienta l'inutile e ottusa folla e non risparmia tanto gli aguzzini, Mercy Lewis (Elise Eberle) quanto i propri eroi, come il povero Isaac (Iddo Goldberg). Anche alla fine e in particolare nel ritmo accelerato degli ultimi cinque episodi, Salem mantiene il suo carattere, la spregiudicatezza con cui affronta l'esoterismo, la blasfemia, l'oppressione e la ribellione del sesso femminile in una società puritana e patriarcale, facendo della guerra tra ordini una lotta tra bene e male, tra i quali, tuttavia, non esiste una vera e piena corrispondenza: ognuna delle parti ha in sé torti e ragioni e nessuna riesce a proporsi come la giusta soluzione. Persino i più eroici falliscono o abbandonano il campo, avvolti nella luce pallida e ovattata di una fiaba, lasciandosi indietro ciò che sembrava essere lo scopo primario del loro agire. Non c'è speranza di realizzare una vera giustizia nel nostro mondo, questo sembrano voler dire gli autori quando scelgono, proprio negli ultimi istanti di spettacolo, di stringersi intorno a Cotton, (Seth Gabel di Fringe), al suo terrore di fronte all'Inferno, allo strazio di un angelo di pietra che si copre il volto con la mano. Tutto in una puntata, in un finale di stagione e serie che, ha saputo chiudere onorevolmente ogni filone narrativo e rappresentare senza ipocrisie incubi e pulsioni, con un finale che ha avuto anche il coraggio di raccontare la sconfitta. Sconfitta che la serie, cinematograficamente e televisivamente parlando non meritava (nonostante dei piccoli difetti e pochi brividi), dato che e benché non sia stata premiata dagli ascolti, è sempre stata (e resterà) uno show di qualità, una serie ben interpretata, scritta e realizzata che vi consiglio di vedere o recuperare, soprattutto se amate l'horror e il soprannaturale. Voto: 7

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