Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/08/2016 Qui - Dopo una buonissima prima stagione che si era rivelata una sorpresa davvero graditissima, si è appena conclusa la seconda stagione (da giugno a luglio in esclusiva su Sky Cinema) di Agent Carter, una delle eroine del mondo Marvel più amate e apprezzate ultimamente, grazie alle sue numerose apparizioni in molti film, iniziando da Captain America: Il primo vendicatore, che l'ha lanciata. Così dopo un cortometraggio la Carter è stata citata in The Avengers, è apparsa brevemente in Avengers: Age of Ultron ed Ant-Man, l'abbiamo rivista totalmente invecchiata in Captain America: The Winter Soldier. Insomma, un bel po' di presenza per un personaggio che sarebbe dovuto apparire in un solo film. Ma concentriamoci sulla serie e sulla domanda che al termine della messa in onda sorge spontanea, è stata all'altezza della precedente? La seconda stagione di Agent Carter è stata purtroppo un bel passo indietro rispetto alla precedente (qui), è a tratti noiosa, con una storyline non del tutto affascinante (molto più fantascientifica) e sviluppata in maniera leggermente pessima. Tutto ciò che c'era di buono nella prima stagione, si perde infatti nel marasma della noia e di una storia non all'altezza della precedente, anche se il secondo ciclo di episodi di Agent Carter parte alla grande, con una sequenza d'azione interessante. La seconda stagione di Marvel's Agent Carter però meriterebbe un saggio a parte, non è facile difatti raccontare nei dettagli l'intera stagione così piena di situazioni diverse, intrecci, colpi di scena e tanta tanta azione. Dico solo che senza entrare nei particolari la serie decide di spingere l'acceleratore eccessivamente sul triangolo sentimentale dei protagonisti (Peggy infatti trova anche spazio per l'amore in una maniera inaspettata, lasciatasi definitivamente alle spalle Steve Rogers, in questa stagione è combattuta tra l'affascinante dr. Wilkes e Daniel Sousa) e sulle gag tra Peggy e Jarvis (che, alla lunga, stonano eccessivamente). Un vero peccato perché gli spunti c'erano tutti e la scelta di Whitney Frost (che viene a contatto con la Materia Zero) come villain poteva fornire allo show uno sviluppo interessante che non c'è stato, poiché seppur interpretata in maniera brillante da Wynn Everett, il personaggio risulta sempre scritto in maniera confusionaria.
Ma la bellezza di questa stagione, nonostante alcuni problemini, non risiede solo nella sceneggiatura, comunque ricca di adrenalina, azione, ironia e citazioni all'MCU che ha reso questa stagione perfetta nel suo contesto. Anzitutto ci troviamo davanti ad una trama originale, ma al tempo stesso legato ai fumetti e alla ragnatela di pellicole già viste al cinema e non solo (l'ombra dell'HYDRA, il Consiglio dei 9, non manca mai), poi si introducono elementi essenziali alle prossime storie televisive e cinematografiche, Doctor Strange fra tutti. Risiede anche nella splendida caratterizzazione dei personaggi principali e delle loro interazioni, Peggy Carter, interpretata dalla magnifica e bravissima Hayley Atwell (procace e meravigliosa), sempre più a suo agio nel ruolo dell'Agente dell'SSR, è la stessa donna spigliata e forte di sempre, molto diversa dal concetto femminile che vige in quel periodo storico in quanto autonoma, sfacciata all'occorrenza e non timorosa del confronto diretto con un uomo, e poi finalmente in questa stagione vediamo qualche approfondimento interessante sulla sua vita privata. Non solo lei ovviamente, la seconda stagione è anche terreno di gioco di Edwin Jarvis, interpretato da James D'Arcy, perfetto partner in crime e uomo d'altri tempi. Anche qui vediamo un approfondimento psicologico del suo personaggio, timido, impacciato, ma gentile, leale e un leone se messo davanti alla possibilità che qualche suo caro possa essere in grave pericolo (il rapporto con sua moglie Ana Jarvis e le fatiche che affrontano nel corso della stagione ne sono l'esempio lampante). Una stagione che però funziona anche perché non pone in secondo piano nulla, anche il tecnicismo meno importante non è lasciato al caso ma curato nel dettaglio (i costumi, la scenografia, anche gli effetti speciali sono ottimi riferiti ad un prodotto televisivo), nonostante la stagione risulti a tratti cupa, quasi ossimoro della sfavillante location Hollywoodiana, tutta scintillii e feste incredibili, la seconda stagione infatti introduce una location diversa, quella di Los Angeles, con un Howard Stark nei panni addirittura di un regista di film. L'unica colpa di questa serie tv, tuttavia, sta nell'incapacità di gestire storie complesse ed interessanti nell'arco di più puntate.
Questa seconda stagione che ha trattato la Zero Matter si è troppo infatti espansa all'infinito in un'unica storyline che, in circostanze diverse, avrebbe potuto benissimo concludersi con un film di 2 ore. Tutto convince poco, il ritmo è molto più lento e sono troppi i momenti morti, il serial si risolleva in parte negli ultimi 3-4 episodi, ma è troppo poco. Il finale di stagione, poi, è quanto di più anonimo ci sia stato in una produzione televisiva Marvel, ed è un peccato, perché c'erano molti spunti interessanti. Comunque il maggiore vantaggio della storyline californiana è stata la quasi totale assenza del Direttore Thompson, simpatico quanto un'unghia incarnita, molto più interessante invece è stato il coinvolgimento di Ana Jarvis, una bellissima e frizzante Lotte Verbeek. Ma, al di là dei personaggi, ben riusciti o meno, ha raccontato una storia a tratti sì interessante ma a tratti veramente troppo lenta, mancano le sotto-trame interessanti, i colpi di scena degni di tale nome, dal momento che parliamo della Marvel, anche se l'ironia e i botta e risposta bilanciano perfettamente l'equilibrio della serie rendendola un prodotto per tutta la famiglia, non solo gli amanti dell'Universo Cinematografico Marvel (la tensione non è altissima). Insomma il serial non è riuscito ad appassionare abbastanza, a colpire abbastanza, a sorprendere abbastanza, nonostante un risultato pressoché accettabile. E' mancato quel qualcosina in più e, dati gli ascolti non proprio lusinghieri (e nonostante una critica positiva) non hanno infatti aiutato Agent Carter ad avere almeno per ora, una terza stagione, suscitando così del dispiacere perché le show-runner hanno comunque lasciato delle domande aperte che, in mano a ottimi sceneggiatori, potrebbero ricevere risposte piuttosto intriganti, anche se le poche ombre di un cliffhanger che potrebbe rimanere irrisolto non bastano a gettare tensione su un episodio, quello finale (e ad una improbabile terza), che per tutto il tempo lavora in funzione di un addio che accontenti un po' tutti, che rimetta in gioco, come è giusto che sia, Howard Stark, che dia a Peggy il giusto finale romantico che merita (senza dimenticare la situazione di Whitney che potrebbe far presupporre un suo possibile ritorno e un'apprezzata trasformazione in Madame Masque). In tutto questo la minaccia passa in secondo piano, e la tensione non è paragonabile a quella costruita nel finale dello scorso anno. Gioie e dolori di un'annata non perfetta, ma soddisfacente. Se questo dovesse essere l'addio a Agent Carter, diciamo che rimane una buona esperienza televisiva, completamente diversa da tutto il resto del Marvel Universe, e non solo per ambientazione storica. In definitiva una serie piacevole e soprattutto poco impegnativa, ma discreta, distrazione. Voto: 6
Questa seconda stagione che ha trattato la Zero Matter si è troppo infatti espansa all'infinito in un'unica storyline che, in circostanze diverse, avrebbe potuto benissimo concludersi con un film di 2 ore. Tutto convince poco, il ritmo è molto più lento e sono troppi i momenti morti, il serial si risolleva in parte negli ultimi 3-4 episodi, ma è troppo poco. Il finale di stagione, poi, è quanto di più anonimo ci sia stato in una produzione televisiva Marvel, ed è un peccato, perché c'erano molti spunti interessanti. Comunque il maggiore vantaggio della storyline californiana è stata la quasi totale assenza del Direttore Thompson, simpatico quanto un'unghia incarnita, molto più interessante invece è stato il coinvolgimento di Ana Jarvis, una bellissima e frizzante Lotte Verbeek. Ma, al di là dei personaggi, ben riusciti o meno, ha raccontato una storia a tratti sì interessante ma a tratti veramente troppo lenta, mancano le sotto-trame interessanti, i colpi di scena degni di tale nome, dal momento che parliamo della Marvel, anche se l'ironia e i botta e risposta bilanciano perfettamente l'equilibrio della serie rendendola un prodotto per tutta la famiglia, non solo gli amanti dell'Universo Cinematografico Marvel (la tensione non è altissima). Insomma il serial non è riuscito ad appassionare abbastanza, a colpire abbastanza, a sorprendere abbastanza, nonostante un risultato pressoché accettabile. E' mancato quel qualcosina in più e, dati gli ascolti non proprio lusinghieri (e nonostante una critica positiva) non hanno infatti aiutato Agent Carter ad avere almeno per ora, una terza stagione, suscitando così del dispiacere perché le show-runner hanno comunque lasciato delle domande aperte che, in mano a ottimi sceneggiatori, potrebbero ricevere risposte piuttosto intriganti, anche se le poche ombre di un cliffhanger che potrebbe rimanere irrisolto non bastano a gettare tensione su un episodio, quello finale (e ad una improbabile terza), che per tutto il tempo lavora in funzione di un addio che accontenti un po' tutti, che rimetta in gioco, come è giusto che sia, Howard Stark, che dia a Peggy il giusto finale romantico che merita (senza dimenticare la situazione di Whitney che potrebbe far presupporre un suo possibile ritorno e un'apprezzata trasformazione in Madame Masque). In tutto questo la minaccia passa in secondo piano, e la tensione non è paragonabile a quella costruita nel finale dello scorso anno. Gioie e dolori di un'annata non perfetta, ma soddisfacente. Se questo dovesse essere l'addio a Agent Carter, diciamo che rimane una buona esperienza televisiva, completamente diversa da tutto il resto del Marvel Universe, e non solo per ambientazione storica. In definitiva una serie piacevole e soprattutto poco impegnativa, ma discreta, distrazione. Voto: 6
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