lunedì 27 maggio 2019

Second Chance (1a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/10/2016 Qui - Il mito di Frankenstein è uno dei temi più interessanti e probabilmente abusati anche grossolanamente di sempre, il classico di Mary Shelley infatti continua a suggestionare gli autori moderni, sia per il cinema che per la televisione, a volte con risultati a dir poco non soddisfacenti. È anche il caso di Second Chance, di produzione Fox (da agosto a ottobre in Italia), che prende la parabola del Prometeo post-moderno e lo trasforma in un futuribile esperimento genetico ma non con i risultati sperati, perché anche se mi è piaciuto non tutto ha funzionato. A far discutere di "Second Chance" è innanzitutto la trama ardita, non solo per il riferimento a Mary Shelley, dato che il parallelo con la storia di Frankenstein si riduce a pochi elementi, il ritorno dalla morte e un corpo dalla forza sovrumana, il resto è materiale da intrattenimento televisivo di una classica tv generalista d'oltreoceano, ovvero, la struttura di un procedurale, un dramma familiare ad alimentare il fuoco emotivo del rimpianto, la strizzatina d'occhio dell'amore tra i suoi protagonisti e la spruzzata di temi sci-fi che è lo spirito dei tempi. In ogni caso il protagonista è l'anziano ex sceriffo Jimmy Pritchard, reduce da una vita dissoluta a base di donne ed episodi di corruzione, che una notte viene ucciso nel corso di una rapina nella casa del proprio figlio, agente dell'FBI. Qui la storia ha una brusca svolta: Pritchard viene letteralmente risuscitato da due ricchi fratelli gemelli, Mary e Otto Goodwin, esperti nel campo delle biotecnologie e titolari del social network 'Lookinglass', perché convinti che il sangue dello sceriffo potrebbe curare la rara malattia di Mary. Pritchard, in ottima salute e anche ringiovanito, si trova così di fronte alla scelta di perseverare nei vizi di un tempo oppure reinventarsi come un uomo probo. Comunque la trama anche se non così originale riesce all'inizio a divenire man mano intrigante e avvincente, anche se nonostante le premesse interessanti, alla fine diviene stantio e abbastanza prevedibile. Second chance infatti presenta numerose incongruenze (buchi) nella trama a partire dalla scarsa credibilità realistica dei gemelli e delle tecniche in loro possesso, e addirittura già dal pilot, che svela immediatamente gli aspetti principali e i personaggi, anticipando il climax, capiamo come e dove andranno i fatti e come finirà, in più sono presenti alcuni cliché come i criminali con accento dell'Est Europa che infastidiscono non poco.
La serie come detto è liberamente ispirata al celebre "Frankenstein, o il moderno Prometeo" che la giovane scrittrice Mary Shelley compose sulle rive del Lago di Ginevra nella piovosa estate del 1816, ma proprio per questo e solo per quello che si adagia troppo su una formula a prova di bomba, che non a caso le è valsa ad emergere dalla pilot season, non riuscendo a convincere, e ogni elemento alla fine sembra accontentarsi di un tratteggio grossolano nonostante la serie, frutto della fantasia di Rand Ravich (il creatore e produttore esecutivo, anche se in alcuni episodi c'è anche la mano sapiente di Howard Gordon, 24), autore di telefilm ben considerati come Life e il più recente Crisis, cerchi in ogni modo di ribaltare la situazione ma senza riuscirci, nonostante alcune puntate e alcuni spunti davvero interessanti. Il problema di Second Chance però è che abbandona troppo presto il procedural spingendosi troppe volte verso la fantascienza ma soprattutto i personaggi non vengono tratteggiati e caratterizzati in modo adeguato, con dialoghi un po' assurdi ed errori di sceneggiatura. Per esempio nel personaggio del figlio, un agente dell'Fbi non infallibile e legato da un rapporto conflittuale con il padre, interpretato da un bravo Tim DeKay (White Collar, Carnivàle) che ruba spesso la scena a un più ingessato Robert Kazinsky (True Blood), costretto troppo spesso dalla sceneggiatura a galleggiare in una vasca o a concedersi qualche siparietto da commedia non particolarmente riuscito. Troppo poco però per un intreccio che fa della scorciatoia narrativa il suo principale segno distintivo e che sembra mancare di fantasia sia in termini di messa in scena che di racconto in quanto tale. Insomma una serie che parte bene, finisce comunque discretamente ma nel mezzo non c'è praticamente niente, solo una cosa ha attirato la mia attenzione ed è la presenza della bellissima Dilshad Vadsaria (Revenge) che da sola riesce in ogni caso a rendere appetibile e minimamente visibile una serie che purtroppo non coinvolge quanto vorrebbe ma che si lascia vedere senza problemi, per quanto le 11 puntate (le uniche dato che la serie è stata cancellata) sembrino anche troppe, in definitiva esperimento non del tutto riuscito. Voto: 5+

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