martedì 28 maggio 2019

Twin Peaks (1a & 2a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/06/2017 Qui - Con le serie tv ho sempre avuto dei piccoli problemi, solo negli ultimi 10 anni qualcosa è cambiato, perché prima le suddette serie, che prima venivano comunemente chiamati telefilm, raramente avevano una "normale" programmazione, e quindi io non credo di aver mai visto tutte le puntate di qualsiasi telefilm girava in televisione prima degli Anni 2000 e poco dopo, ora con internet e le pay-tv il problema non c'è più, ma per colpa di tanti fattori (come aspettare con ansia la settimana) e poiché ero davvero piccolo, ho probabilmente dimenticato di vedere, oltre ad X-Files, di cui ho provato a cominciare dalla prima stagione che ho visto ma non ho terminato (colpa anche della 10a stagione che ha svelato tanti particolari), la serie più importante di tutte, ovvero Twin Peaks, la serie capolavoro di un regista che ammiro, David Lynch (con la sua indistinguibile mente onirica e visionaria), molti sono infatti le "citazioni" al suo stile che ravvedo spesso, dato che anche ultimamente ho trovato qualcosa di lui in Legion e La Isla Minima, ma paradossalmente il suo miglior lavoro (insieme a Mark Frost) non l'avevo ancora visto. Ora con il ritorno tanto atteso della terza stagione di questa serie che fece (e fa ancora) letteralmente impazzire milioni di telespettatori in tutto il mondo, e grazie al grande amore per questa serie del nostro Mozzino, ho finalmente recuperato e visto, tutto quello che c'era da vedere di questa incredibile serie (perciò tenetevi forte, sarà un lungo post). Serie che in un rivoluzionario mix di generi fra soap opera, horror, noir e poliziesco, rivoluzionò il genere e il modo di fare televisione. Ammetto che prima non ci credevo, ma dopo averla vista, posso tranquillamente affermare che Twin Peaks lo fu e lo è davvero (anche se a distanza di anni) l'emblema di un nuovo modo di fare televisione, caratterizzato da una cura nella trama, nella caratterizzazione dei personaggi e nella regia che prima di allora non era mai nemmeno stata presa in considerazione. Perché quello che veniva trasmesso era ed è un prodotto televisivo con una trama vera, corposa, senza episodi stand-alone o filler, inoltre, il surrealismo e la costante sensazione di "quiete prima della tempesta" rende e rendeva Twin Peaks radicalmente differente non solo rispetto a quanto prodotto dalla televisione fino ad allora, ma anche rispetto a qualunque altra serie avverrà dopo.
Poiché sebbene la trama vada ad attingere a piene mani dal più banale dei generi investigativo e soap-opera (davvero, non esiste un singolo personaggio che non sia coinvolto in qualche liaison/complotto/contro-complotto/reato da sedia elettrica), a fare davvero la differenza è la combinazione unica di humour grottesco e situazioni al limite del thriller e dell'horror, che contribuiscono a creare nello spettatore un senso di estraniamento che non ha davvero eguali. Nel giro di un nanosecondo si può infatti passare tranquillamente da una come Nadine Hurley, con la sua benda da pirata a coprire l'occhio sinistro e i suoi goffi tentativi di fare soldi brevettando un meccanismo ultra-silenzioso per spostare le tende, alla manifestazione improvvisa e apparentemente inspiegabile di uno dei personaggi più inquietanti mai visti, killer BOB, un "simpatico" demone possessore che si manifesta nei luoghi e nelle situazioni più improbabili. Ma molto altro nella serie spiazza e appassiona, che farà da ponte negli anni avvenire, dato che per la prima volta viene prodotta una vera e propria sigla, ad ogni puntata c'è il "riepilogo" ma soprattutto atmosfere inquietanti e surreali spiazzano lo spettatore e lo fanno scervellare, con l'agente Cooper, per riuscire a capire il filo della trama. Dato che, sempre accerchiato da un'aura d'inquietudine, il visionario David Lynch costella la sua serie di immagini crude, angosciose e oniriche per raccontare ciò che si cela dietro all'apparenza più limpida nel ritratto di una piccola cittadina isolata che diventa una vera e propria eccezionale analisi del subconscio umano.
Lynch infatti, anche adottando schemi tradizionali di regia, quasi come dei cliché, deducendoli dai generi cui fa riferimento, realizza (anche a distanza di anni, non sentendo per niente il peso degli anni) un prodotto di estrema modernità (per l'epoca soprattutto ma anche adesso se la cava bene), grazie anche alla fotografia, alle scenografie e (ovviamente) alla musica. La (stupenda) musica assume ne I segreti di Twin Peaks (nome completo) difatti un'importanza rilevante, tanto da occupare una media di 30 minuti a episodio, al di sopra delle consuetudini delle fiction tv. Infatti la serie anticipa molti dei tratti delle serie tv di successo della nostra epoca anche nella capacità di saper parlare a spettatori diversi e quindi diversi livelli di lettura. Per la prima volta un regista noto al cinema viene scritturato per un prodotto televisivo che contiene stranezze inspiegabili, prima di allora molto rare in uno show. Per la prima volta, in una serie vengono menzionate tematiche tabù come droga, sesso e violenza. I segreti di Twin Peaks, inoltre, è la prima serie tv ad avere avuto un fandom agli stessi livelli di quelle dei giorni nostri. Insomma qualcosa di incredibile, se si pensa anche a tante altre geniali trovate, interessanti temi che imperversano nella serie. Su tutte la qualità e quantità di donne bellissime (più e meglio che in Mr. Robot) perlopiù protagoniste, l'entrata del suo "strano" personaggio nella serie, ma soprattutto fa qualcosa che nessuno farà mai, usa la stessa attrice per due ruoli diversi, ed entrambe fanno la stessa fine, chapeau.
Il primo episodio della serie (angosciante e straordinario allo stesso tempo) è una grandiosa introduzione e presentazione ai personaggi e alle storie che popolano il paesino di Twin Peaks, un vero e proprio film della durata di 90 minuti (contro le altre puntate che ne durano 45). La serie è (manco a dirlo) ambientata nella tranquilla cittadina di Twin Peaks, che sembra avere tutti i requisiti della località ideale in cui passare la vecchiaia, e morire di noia, è un posticino tranquillo in cui non succede niente, lo sceriffo è di fatto un disoccupato che archivia scartoffie e il resto degli abitanti sembra avere più o meno tutte le rotelle al loro posto. Il ritrovamento, da parte dello sceriffo Truman (Michael Ontkean), di Pete (Jack Nance) e dal medico Will Hayward (Warren Frost), padre della migliore amica di Laura, Donna (Lara Flynn Boyle), di un cadavere (quello di Laura Palmer ossia Sheryl Lee, la classica reginetta della scuola acqua e sapone, ma avvolto in un sacco di plastica), ovvero ciò che solitamente nelle detective stories viene posto alla fine o almeno al centro dell'episodio, che viene qui collocato nei primi minuti, sconvolge tutti, soprattutto per il realismo, perché questa è una delle immagini che più rimarranno impresse negli spettatori (e impresse per me), poiché risulta veramente difficile dimenticare il viso angelico di una tale ragazza, ridotto in quelle condizioni. E quindi subito un'importantissima domanda: "chi ha ucciso Laura Palmer?". Chi può essere stato? Perché lo ha fatto? Cosa si nasconde dietro ad una tazza di ottimo caffè nero ed una torta di ciliegie?
Grazie ai "poteri" di preveggenza (mai davvero sfruttati in pieno) dell'agente dell'FBI Cooper (un fantastico e perfetto Kyle MacLachlan agli esordi televisivi e uno degli attori preferiti di Lynch) e ai suoi metodi alternativi, la polizia locale riuscirà a scavare sempre più per trovare la verità sulla morte di Laura Palmer, anche se sarà più cruda e oscura di quanto possano immaginarsi. Ma man mano che prendono luce i misteri intorno al delitto, emergono però anche i più intricati segreti che i cittadini di Twin Peaks (talmente piccolo che tutti conoscono la ragazza uccisa) nascondono, a partire dalla stessa Laura. Le indagini infatti riveleranno pian piano tutti gli scheletri nell'armadio della bella biondina, che viveva, all'oscuro di tutti, una doppia vita a base di droga, tradimenti, prostituzione, stupri, violenza, e qualunque altra cosa da ragazza cattivella vi possa venire in mente. Ma come detto, la morte di Laura Palmer sarà solo la punta dell'iceberg di un mondo marcio rappresentato all'interno della provincia americana, esplicando così una critica alla società dell'epoca ma anche un viaggio nell'incubo perverso non solo della mente umana, ma anche di antiche presenze paranormali che abitano i boschi che incorniciano i due picchi gemelli. Gemelli non per caso poiché nella narrazione ogni personaggio ha un doppio o un lato nascosto, sottolineato dalla prima sequenza introduttiva dove vengono inquadrati nell'ordine: due cascate che si uniscono, due anatre sulla superficie del lago, due levrieri soprammobili e Josie Pachard (Joan Chen) che osserva il suo riflesso nello specchio.
D'altronde è questo il tema, il fil rouge che attraverserà la serie. Tutti i personaggi sembrano persone perbene, ma hanno segreti inconfessabili, dato che tutti i personaggi e quindi ogni personaggio de I segreti di Twin Peaks infatti, ha una propria struttura ed evoluzione narrativa che farà scuola alle serie che verranno dagli anni '90 in poi. Tutti conoscevano Laura, tutti potrebbero perciò esser i killer di Laura. Loro che comunque sono stereotipi, piccole caricature grottesche di caratteri tipici della soap opera o del giallo, dotati però di un lato oscuro più o meno evidente. I poliziotti sono quelli più presi di mira: incapaci di sparare, troppo sensibili, pronti ad abbuffarsi di ciambelle e caffè. In ogni caso, il livello della recitazione è molto alto (a parte due o tre) e ogni personaggio, merito anche di una sceneggiatura e una struttura drammaturgica senza precedenti che porta in scena non solo il discorso poliziesco/giallo/paranormale, ma verte anche ad analizzare la psicologica umana, l'incubo, il sogno e i rapporti tra persone che possono risultare sia positivi che negativi, viene benissimo interpretato. La prima stagione di Twin Peaks insomma è qualcosa di unico, di eccezionale, ma è anche l'anticamera di qualcosa di più oscuro e più negativo che verrà ampliato nella seconda (e conclusiva) stagione, che farà letteralmente rimanere di sasso davanti ad un finale da cardiopalma. Ma andiamo con ordine, perché quello che succederà prima è alquanto controverso.
Il processo infatti che portò la seconda stagione non fu per niente facile (come tutti sanno e ora io ho scoperto), la scelta della ABC di voler anticipare la scoperta dell'assassino di Laura Palmer, anziché (come nei piani dei creatori) lasciare l'epifania alla fine della nuova stagione, fu accolta con molto scetticismo (soprattutto dai due autori), dal momento che la scoperta dell'assassino era il fil rouge di tutti i misteri de I segreti di Twin Peaks, ma i due autori sotto le pressanti richieste del network finiranno per cedere. Ma nonostante ciò e grazie alla loro abilità sfruttano la situazione e la ribaltano a favore, dato che, come la maggior parte dei fan e degli spettatori sa, la seconda stagione che trova (finalmente) il suo culmine nello scoprire l'assassino della giovane ninfa (già dopo pochi episodi dalla messa in onda, grazie ad alcuni indizi e strane visioni), viene sconquassata dalla capacità di approfondimento del concetto di ultraterreno e paranormale che nella prima stagione era solo stato introdotto. La serie, composta da 22 episodi, di cui tutti, tranne il primo che dura 90 minuti (come il pilot della prima stagione) e girata come un lungo film, esplora difatti concetti ultraterreni, psicologici e metafisici al di fuori della conoscenza dell'epoca prima solo accennati, creando così un senso di disturbo misto a curiosità nello spettatore, a partire dalle scenografie, dall'utilizzo delle luci fino all'iconografia presente in ogni episodio e alla funzione di ogni singolo personaggio all'interno della storia. Da un lato, la scelta (forzata dalla ABC) di Lynch e Frost pare quindi azzeccata, poiché l'omicida passa in secondo piano nel momento in cui vengono introdotti elementi più sinistri e minacciosi che potevano essere però ampliati al meglio nella seconda parte della stagione, dato che purtroppo, salvo qualche episodio dal chiaro impatto emotivo ed estetico, Twin Peaks crolla vertiginosamente trasformandosi in un crime-drama senza più spina dorsale, che viene risollevato solo ed esclusivamente verso il finale di stagione.
La seconda parte della stagione infatti, che si differenzia per l'insieme di sotto-storie poco convincenti e demenziali e per una narrazione priva di tensione e suspense, viene poco curata dagli sceneggiatori, avendo ormai visto crollare quella che era comunque la trama principale. Poiché nonostante facciamo la conoscenza di nuovi personaggi e nuovi misteri interessanti, dall'agghiacciante episodio 2x09 inizia la "seconda parte" della stagione, quella meno fortunata, dove la trama principale si perde e si cerca di tirare le somme degli enigmi con i quali ci siamo scontrati durante le indagini, anche se senza più il brivido della suspense del caso Palmer. Sotto-trame da pura soap (come il triangolo amoroso tra Lucy, Andy e Dick o quello di James) e situazioni, dialoghi scontati, fanno di questi episodi i meno riusciti della serie. Nonostante questa perdita di qualità, tuttavia, arriva a un certo punto una scintilla creativa che risolve il destino dello show e che possiamo definire un'ulteriore parte della stagione: il ritorno di Windom Earle (il mentore di Cooper che, a causa della relazione tra il giovane agente e la moglie, impazzisce e uccide quest'ultima) nella vita di Cooper, un nuovo caso da risolvere, ma anche un tassello in più della vita del detective "prima di Twin Peaks". Il Cooper di questa nuova stagione infatti risulta più umano, un uomo che si è fatto contagiare della vita di provincia e del bene di cui viene circondato, un Cooper che perfino s'innamora, mentre gli abitanti della cittadina diventano sempre più strani e misteriosi. Le ragazze sono ormai donne e c'è una continua evoluzione dei personaggi. Il nuovo villain della stagione infine (che continuerà a perseguitare Cooper tramite partite a scacchi dove ogni pedina mangiata sarà una persona uccisa), interpretato da Kenneth Welsh, convince e appassiona, riuscendo quindi in larga parte ad interessare, soprattutto grazie alle tante (sconvolgenti) differenze (oltre a quelle già esplicate) tra le due stagioni.
Rispetto alla prima stagione, la seconda stagione di Twin Peaks difatti si differenzia sia a livello di simbologie e sia a livello cromatico, nel primo ad esempio l'utilizzo dei gufi che, come viene ricordato spesso "non sono quello che sembrano", poiché l'animale in varie tradizioni e già dai tempi antichi viene identificato come simbolo di morte, portatore di morte o addirittura l'angelo della morte in persona ma non solo, il gufo (in particolare in Twin Peaks) oltre che portatore di morte può essere identificato anche come simbolo di ammonimento in base a qualche evento terribile che sta per accadere. Stessa cosa avviene a livello cromatico, ad esempio le pareti della Loggia Nera e altri elementi riconducibili ad essa sono di colore rosso, il colore del cuore e dell'amore, del dinamismo e della vitalità, della passione e della sensualità, dell'autorità e della fierezza, della forza e della sicurezza, della fiducia nelle proprie forze e capacità, il colore del fuoco, del sangue, degli slanci vitali e dell'azione è invece un chiaro riferimento alla dualità dei personaggi intrappolati e delle entità che abitano la Loggia. A proposito di Loggia, quello che viene sempre più a galla in questa parte finale di stagione è appunto la misteriosa Loggia Nera (abitata da esseri strani e demoniaci che parlano al contrario, svelando la verità e traendo in inganno l'agente Cooper), sicuramente la parte più enigmatica e intrigante di tutta la serie. Una sorta di riunione di anime dannate, dove Cooper è l'unico che riesce a entrare e a conoscere chi ci abita. A tal proposito quindi i gufi, sono i loro custodi, custodi che, solo per una strana congiunzione astrale e in un dato orario possono uscire dalla Loggia nel mondo reale usando un tramite, impossessandosi di un corpo. Ma per fortuna come bene e male, esiste anche una Loggia Bianca, sua nemica, abitata da spiriti loro contrari, come per esempio Mike, il contrario di Bob. Purtroppo però una vera e propria spiegazione precisa di tutto questo enigma non è riscontrabile e David Lynch non ne ha mai dato una delucidazione.
Ma tornando alla narrazione e in ogni caso anche se la seconda stagione perde di stile nei successivi episodi alla scoperta dell'omicida di Laura, la stessa regge discretamente. Poiché soprattutto le due puntate finali della serie, davvero incredibili, vantano scene inquietanti mai viste, a metà tra l'onirico e il parapsicologico. Il finale (aperto) di stagione ci porta così a rendere imperdibile la già appena cominciata terza stagione per capire e svelare tanti misteri, anche se stranamente è il (sconvolgente) prequel filmico a esser importante per capire qualcosa in più, nonostante in verità non lo fa quasi per niente. Infatti "Fire Walk with Me" (Fuoco cammina con me), capitolo finale del progetto Twin Peaks, ultimo tassello dopo il serial televisivo e il romanzo/diario ("The Secret Diary of Laura Palmer", 1990) scritto da Jennifer Lynch sull'onda del successo e da cui il prequel ha preso spunto, che racconta gli ultimi sette giorni di vita di Laura Palmer e approfondisce le indagini sull'omicidio di Teresa Banks, prima vittima del futuro assassino di Laura, non risolve i misteri lasciati insoluti dal telefilm, anzi, il regista decide di abbandonare le atmosfere leggere e l'umorismo da "commedia" che tanta fortuna aveva dapprima trovato, e si concentra su quelle cupe e da incubo, infoltendo altresì i misteri e abbondando in simbolismi e nonsense. Il film difatti, destinato praticamente solo agli spettatori della serie, non è un completamento, ma una (stranissima) premessa. Giacché il ritmo dell'opera è straniante, con una lunga partenza che suggerisce, che rimette in gioco a volte per poche scene i protagonisti storici dell'opera, che poi stacca per concentrarsi interamente su Laura Palmer e sugli ultimi giorni della sua vita.
Addirittura il film, che fa vedere soprattutto ma anche percepire quel senso di smarrimento che nelle due stagioni era stato offuscato, con seni nudi, scene di sesso e quant'altro di sconcertante (osando in quello che in precedenza non s'era visto), si apre incredibilmente con un bizzarro prequel del prequel, in cui seguiamo due agenti, Desmond e Stanley, che indagano sull'omicidio di Teresa Banks. La loro indagine, tra pochi indizi e riferimenti, lascia spazio al ritorno dopo una lunga scomparsa dell'agente Philip Jeffries, interpretato da David Bowie. Si fanno strada immagini incoerenti dei personaggi della Loggia, e da qui parte una nuova indagine da parte del nostro Dale Cooper, decisamente marginale nel film, che di fatto si interrompe prima ancora di cominciare. A questo punto il film inizia davvero con un salto temporale di un anno narrando gli ultimi, disperati giorni di Laura Palmer. Se ne racconta il malsano rapporto con la famiglia e con gli amici, la mortificazione di sé attraverso punizioni costanti che lei stessa si infligge, le sue orrorifiche visioni di Bob e la terrificante consapevolezza che l'uomo che la perseguita da anni in realtà è suo padre (Ray Wise). Il tutto assume presto però i contorni di un incubo ad occhi aperti, visioni di morte e dolore che non hanno nemmeno il conforto del ritorno alla realtà, perché non esiste più una realtà alla quale ritornare. E Fuoco cammina con me si rivela così ben presto per ciò che è, non un film su Twin Peaks, ma un film su Laura Palmer (una sexy e disinibita Sheryl Lee, capace di donare carattere ad ogni riflesso del proprio personaggio, nell'ultima e prima esasperazione di ciò che Twin Peaks e i suoi abitanti rappresentano, il tentativo di soffocare in maschere e apparenze ogni più intimo dolore), intesa come figura fragile e perduta che potrebbe anche provenire da altre storie e altri mondi.
Il film insomma sembra tutt'altra cosa, non solo per il cambio di attori in alcuni personaggi ma per la sostanziale virata ad altri (seppur importanti) temi. Ma se un collegamento con Twin Peaks e con la sua mitologia va fatto, questo risiede principalmente in uno scambio improvviso tra Mike, lo spirito che possiede Philip Gerard, e Leland, e infine proprio con Bob nella stanza d'attesa della Loggia Nera. Qui viene dato il nome "garmonbozia", una fusione ideale di dolore e tristezza, alla sostanza che gli spiriti bramano di possedere. La stessa che ha le sembianze di una crema di mais già vista nella serie originale. Non cambia invece il finale, che si conclude ancora una volta con l'ingresso nella Loggia Nera, di cui lo spirito di Laura Palmer è entrato a far parte. Forse una prigione dell'anima che ancora una volta si conferma fuori dal tempo e da ogni logica. Qui troviamo un invecchiato Dale Cooper, forse il suo spirito, il suo vero sé dopo gli eventi del finale di serie, rimasto intrappolato all'interno, ad ascoltare l'avvertimento di Laura Palmer. Ancora una volta, questo momento tra passato, presente, un futuro che verrà presto raccontato, diventa la pietra angolare del racconto, il punto fermo in quel flusso di coscienza che è Twin Peaks, flusso che troverà forse soluzione nella terza speriamo conclusiva o almeno decisiva stagione, perché questa straordinaria serie, che mi è piaciuta davvero tanto (e che consiglio a chi vedrà la terza o vorrà riscoprire questa serie storica assolutamente da vedere), merita una degna conclusione, perché personalmente è stata un'esperienza gratificante, appassionante ed eccezionale.
In Twin Peaks però sono così tanti gli elementi che mi hanno divertito, terrorizzato, sconvolto e intrattenuto che scriverli tutti dopo questo lunghissimo post (a proposito scusatemi) sarebbe controindicato, anche se non farebbe male. Di tanti personaggi (la bambolina Shelly, l'istrionico e stronzo Bobby, l'astuto e poi folle Benjamin, la sempre accorta Norma, lo stralunato Ed, il sempre simpatico Pete, quella volpe di Catherine, il libertino Jacoby, la Lolita Audrey ovvero Sherilyn Fenn, la simpaticissima Lucy, lo strano Maggiore Briggs, l'ancor più strana "Donna ceppo", il gigante, il nano, il cameriere, il fantastico agente Hawk, la sexy Jocelyn e tanti altri) e di tante situazioni (i balletti "ironici" di tanti, soprattutto Leland ed altri e molto altro) non ho scritto ma sappiate che tutti, davvero tutti, sono entrati nella mia mente dalla porta principale, ora come ora infatti ricordo praticamente tutto, da quello che ha funzionato a quello che non l'ha fatto, a quello che mi ha incuriosito e chi o cosa no, dalle storie fantastiche a quelle meno efficaci, chi è fan e l'ha visto sa già a cosa mi riferisco più o meno, dagli elementi stranianti a quelli onirici, anche se inutile negarlo, tutto ma proprio tutto non ho capito e non mi è chiaro fino in fondo, ma in effetti questa è, nonostante ciò, la serie Regina delle serie Tv, sì, un capolavoro che paradossalmente avrei apprezzato di meno se l'avessi visto a 6 anni o poco più in là, poiché dopo anni di visioni ed esperienze ho potuto godermelo interamente e meglio. Tanto che al momento è ancora difficile dimenticare (e non succederà mai credo). Come non ho dimenticato i tanti camei che hanno costellato la visione Lynchiana del suo incredibile ed affascinante mondo, da un inedito David Duchovny, da un altrettanto inedito Billy Zane, passando dal simpatico Ted Raimi e finendo a Kiefer Sutherland. Insomma davvero tanta roba per una serie che però andrà fuori classifica per il momento, intanto però voto 9 alla prima straniante stagione, 7 alla comunque caotica seconda e solo 6 allo stranissimo film, nel complesso 8.

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