Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 23/02/2017 Qui - Venerdì 20 Gennaio scorso si è conclusa la terza stagione di The Strain, la serie horror creata da Guillermo del Toro e Chuck Hogan, di cui avevo già parlato in occasione della seconda stagione, qui, dove come ovvio trovate molte info, tra cui quella che la serie è basata sulla trilogia di libri Nocturna, fatto importante dato che considerando che le tre stagioni di The Strain hanno coperto tutti e tre i libri della serie, molti si aspettavano un epilogo. E invece le aspettative si sono infrante quando FX ha annunciato una quarta e ultima stagione. La terza stagione, per questo motivo, viene caratterizzata da un'atmosfera di passaggio che rende ben chiaro, nella mente degli spettatori, che niente è definitivo. E questa linea viene portata avanti fino alla fine, fino all'ultimo secondo dell'ultima puntata, dove assistiamo nuovamente al secondo season finale di fila rovinato dal giovane Zach. Ma prima di arrivare alla fine partiamo dall'inizio, un inizio con una prima puntata classica, ovvero una tipica ripresa in cui è necessario ricordare agli spettatori 'dove eravamo rimasti'. Poi una novità, la nuova sigla, completamente rinnovata, che sembra fissare un tono quasi inedito per le puntate a venire. Le immagini del tema iniziale scorrono in un clima potenzialmente più dark e decisamente più bellico. Le ambientazioni sono immerse nel buio e partono dalle profondità della città di New York. Saranno episodi di lotta, militareschi, contro la grande minaccia Strigoi. The Strain 3 infatti si concentra particolarmente sulla battaglia tra il male, molto rinforzato per la crescita degli strigoi, e il bene, che darà del filo da torcere al Maestro, soprattutto dopo aver scoperto una nuova arma e dopo aver trovato un nuovo alleato (Palmer, Jonathan Hyde). Difatti la prima puntata come questa terza stagione non delude, dato che non ha nulla da invidiare alle altre, abbiamo lo splatter giusto, i personaggi ben analizzati come sempre, i colpi di scena quasi in ogni puntata, un finale di stagione stratosferico, e sopra ogni cosa, la terza stagione è caratterizzata dall'azione inarrestabile, resa migliore rispetto alle precedenti seasons. La serie poi non prende derive inaspettate e prosegue nel suo intento tra azioni avventate dei protagonisti e momenti raccapriccianti. Molti personaggi invece hanno un ruolo più centrale, ovvero Kelly Goodweather (Natalie Brown), Gus, Quinlan, Angel, Justine e ovviamente Fet.
La prima è caratterizzata dallo scontro interiore tra istinto e razionalità nei confronti del figlio, Zach (Ben Hyland), il figlio dei Goodweather, tra cui Eph interpretato da Corey Stoll e in crisi 'alcolica', che sembra inaspettatamente essere passato ufficialmente al lato oscuro (dopo l'incredibile finale) sotto l'ala protettiva del nazista Thomas Eichhorst (Richard Sammel), notiamo poi un Gus (Miguel Gomez) molto più fragile, combattuto ma con più voglia di redimersi, per quanto riguarda Quinlan invece (Rupert Penry-Jones), scopriamo molto di più sul suo passato e che relazione ha con il Padrone. Siamo ancora più attaccati ad Angel (Joaquín Cosío) grazie alla sua tenacia e vicinanza a Gus, e inoltre viene mostrato tutto il suo attaccamento verso la fede, Justine invece (Samantha Mathis) viene presentata proprio come siamo abituati a vederla, ma avrà più spazio per le scelte fatte e per le situazioni che la circondano, notiamo infine un Fet (Kevin Durand) molto meno ironico del solito ma con la stessa grinta di sempre che lo contraddistingue. Senza ovviamente dimenticare tutti gli altri pezzi da 90, soprattutto Abraham Setrakian (David Bradley), intento sempre a trovare un modo di arrestare l'ascesa del Maestro, e la bella e sexy Dutch Velders (Ruta Gedmintas) che assimila l'idea di base della serie, l'idea brillante di affrontare un simbolo horror classico come possono essere i vampiri, in chiave scientifica, sicuramente tanto interessante. Anche se The Strain, nonostante l'aggiunta di questo elemento originale, commette l'errore che ormai sembra essere davvero troppo comune nella serialità, il voler sfruttare fino all'osso l'idea che sembra funzionare. Anche se la pecca principale risiede nel fatto che le puntate non hanno una propria autonomia, dimostrando di non riuscire a cambiare il filo conduttore episodio per episodio poiché, in molti di essi, vengono mostrate principalmente le tattiche di battaglia per poi concludersi con un colpo di scena (come ad esempio la prima puntata), questa strategia difatti funziona solo a metà. Poiché The Strain 3 è stata una stagione sofferta. Il voler allungare il brodo ancora per un'altra stagione, ha portato infatti a tempi eccessivamente dilatati. Per la maggior parte del tempo, purtroppo, si ha avuto l'impressione che non stesse succedendo nulla. Gli avvenimenti clou (davvero pochi in questa terza stagione) erano seguiti da attese infinite e stratagemmi riempitivi, che è stato difficile non notare. Ma The Strain 3, nonostante tutto, non è sicuramente da bocciare. Perché sarà l'incertezza del finale a tenere i fan (o almeno quelli più affezionati), incollati alla serie. Insieme a me continueranno a guardarla con interesse e la conferma che l'epilogo arriverà con la quarta stagione, lascia agli spettatori la speranza di riuscire ad arrivare alla fine senza vederla completamente spolpata. Voto: 6,5
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