Otranto è sotto assedio dei Turchi ed ora il giovane inventore Leonardo Da Vinci, ancora alla ricerca del libro delle Lamine, dopo il suo viaggio fallimentare compiuto in America, deve proteggere ciò che rimane del regno di Napoli ma soprattutto compiere una scelta che potrebbe cambiare per sempre il corso della storia. I nemici si sono però duplicati: è costretto a combattere non solo i figli di Mitra, ai quali, per un errore di valutazione, si era unito precedentemente, ma anche i Turchi, decisi fermamente ad imporre il proprio dominio sulla costa italiana, il Labirinto, un'altra setta satanica guidata da un uomo misterioso, L'Architetto, ed infine si confronterà persino con Girolamo Riario, sua nemesi da sempre, convertitosi al credo del Labirinto, spinto da esso a commettere abominevoli peccati, salvato dallo stesso Leonardo ed infine riconvertitosi nuovamente al male. Intanto la Chiesa continua i suoi giochi di potere, gli inganni ed i patti scellerati per raggiungere i suoi biechi scopi. A ciò si unisce il conflitto interiore di Leonardo stesso, il filo conduttore che lega tutta la serie televisiva, ma che diventa tematica imponente e massiccia soprattutto in questi ultimi dieci episodi, durante i quali Leonardo è costretto a convivere con il senso di colpa di aver, seppur non di sua volontà, donato ai Turchi le sue armi da guerra, quelle che lui aveva progettato affinché la sua Firenze potesse difendersi e non attaccare. Leonardo sente di aver scelto il male, pur non avendolo fatto consapevolmente, e cade in un vertiginoso stato di disperazione che non gli permette di perdonarsi. Dinanzi alla forte ostilità che prova nei suoi confronti, Leo, dopo una lunga crescita interiore in cui capisce di essere stato solo una pedina di Al-Rahim e quindi di non essere il responsabile della distruzione operata dai Turchi con le sue macchine da guerra, decide comunque di meritare una redenzione, e di tornare ad essere quello che è sempre stato, un piccolo pittore di bottega, ma non prima di aver messo la parola fine alla situazione bellica contro i Turchi: il pittore ego-maniaco della prima serie diviene, così, maestro di guerra che scende sul campo di battaglia, in prima persona, e che ancora una volta riesce a salvare l’Italia, anche e soprattutto grazie a quella unica pagina del Libro delle Lamine che fornisce a Leonardo la conoscenza per poter realizzare il suo congegno militare e vincere la guerra. Altre storie però succedono, tra cui l'assassinio di Clarissa Orsini, la morte di Carlo de Medici, il rientro di Lorenzo il 'magnifico' a Firenze al fianco di Vanessa, nuova signora di Firenze insieme al figlio, dopo la prigionia, e la presenza nientemeno che del conte Dracula che partecipa alla crociata contro gli ottomani, ma anche l'uccisione di papa Sisto IV da parte di Girolamo di Riario. I personaggi, nel corso delle stagioni si sono evoluti, mutati come il mondo che li circonda, vivendo ognuno un personale viaggio emotivo. Ma il finale delude, un brodo riscaldato, la donna amata (Lucrezia) che muore eroicamente, il cattivo (Girolamo) che, anche se per un periodo ha scelto il bene, ritorna scontatamente tra le file del male, perché è la sua indomabile natura, che non può essere convertita, non può essere cambiata, non può essere nemmeno salvata da una fede e da un credo dietro i quali spesso ci nascondiamo, senza mai fare nulla di concreto, l'altro cattivo (Sisto IV) che finalmente ha ciò che merita, la morte appunto, ed il nostro eroe, Leonardo, che torna alla sua tranquilla vita di bottega a Firenze. Cosa avrà voluto significare questo finale? ma soprattutto cosa avrà voluto significare l'intera serie? Non lo sapremo mai.
La prima impressione però è che si sia sprecata una buona occasione. Il problema non è stato prendere una figura storica e trasformarla in un eroe in lotta contro le forze del male, né è stata la scarsa adesione alla storia, al fantasy. Il problema è stato, dopo un certo punto, l'assenza di questi elementi. Quello che della serie mi aveva attirato dalla prima stagione, era la sua aria da libro d'avventura classico, l'andamento quasi da videogioco o gioco di ruolo: la quest, il mistero, le forze del male e del bene contrapposte, come in Assassin Creed, a cui ho giocato parecchio. Non era una cosa nuova, ma era un bel mix, onesto e ben confezionato, di cose vecchie, messe insieme per fare qualcosa che avesse un'aria nuova. Aveva dei guizzi qua e là, e una trama che mi sembrava appassionante, ed era compatto. C'era un mistero, all'interno del quale Leonardo era stato tirato a forza, spinto anche da motivazioni personali, e una quest limpida che procedeva diritta come una spada. In fondo a tutto, la promessa di cose straordinarie. Sarebbe bastato seguire questa traccia anche dopo. Invece, a partire dalla seconda stagione, per qualche ragione la serie ha iniziato a diluire i momenti smaccatamente fantastici, e a perdersi in lunghe e noiose trame collaterali. Il focus si è piano spostato da Leonardo a tutti gli altri comprimari, spesso impegnati in sottotrame noiose, o comunque confuse. Alla compattezza tematica della prima stagione si è sostituita una incertezza generale, e la serie è diventata una cosa ibrida, incapace di osare come aveva fatto nella prima stagione. Anche la seconda e la terza stagione sono state piene di cose esagerate e assurde, ma non fino in fondo. I tormenti di Leonardo, sospeso tra soverchiante desiderio di conoscenza e limiti etici e morali, si sono annacquati, sono diventati più confusi. E così, alla fine, anche la terza stagione si è persa. Il Labirinto presente a intermittenza, e mai messo a fuoco chiaramente nei suoi intenti, persino nella sua natura. Il capovolgimento della natura dei Figli di Mitra improvviso, in alcun modo lasciato quanto meno preannunciare da qualche segnale, prima. E il Libro delle Lamine ridotto infine ad una qualsiasi comune pagina. L'episodio finale, l'ho già detto, è fiacco. Muore chi deve morire, chiudendo l'unico arco narrativo davvero completo della serie, cosicché alla fine Da Vinci’s Demons diventa l'epopea del personaggio meno interessante del mazzo, Lucrezia, che da spia doppiogiochista diventa eroina, e anche la battaglia finale, l'arma definitiva, sono spese così, senza convinzione, solo perché ormai è finita, e in qualche modo bisogna pur chiudere. Il mistero delle forze in gioco, della madre di Leonardo, e di Leonardo stesso, restano là inviolati, e alla fine manco mai sfruttati del tutto. Insomma, quasi inconcludente. Peccato, perché nonostante il prodotto sia risultato alla fine, imperfetto e incompiuto, ha saputo divertirmi molto, e appassionarmi per tre anni tra alti e bassi. Voto: 6-
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