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lunedì 30 giugno 2025

Le serie tv del mese (Giugno 2025)

Post pubblicato su Pietro Saba World il 30/06/2025 Qui - Oltre alle serie programmate del mese ho visto anche ben 5 serie anime OAV, che intercorrono tra il 1990 e 1997, in media dalle 2 alle 6 puntate e da 30 a 40 minuti ad episodio. Battle Angel Alita, che nonostante l'eccellente comparto tecnico, soffre per una narrazione troppo compressa che sacrifica profondità e messaggi. Il risultato è un'opera visivamente forte ma emotivamente e narrativamente incompleta. Night Warriors: Darkstalkers' Revenge, anime ispirato alla serie di videogiochi che pur compresso in soli quattro episodi e con personaggi appena accennati, riesce a sorprendere: trama frenetica ma chiara, combattimenti spettacolari e un design visivo eccezionale. Cyber City Oedo 808, anime d'azione pura, che offre ottime animazioni, atmosfere cupe e combattimenti intensi, ma lascia in sospeso l'evoluzione narrativa. Un'esperienza visiva potente, seppur incompleta. Gunsmith Cats (sottotitolato), un concentrato di azione anni '80 in stile anime: inseguimenti, sparatorie e jazz americano in una Chicago animata. Due protagoniste carismatiche e tanta adrenalina, perfetto per un intrattenimento veloce e divertente. Infine Golden Boy, una brillante commedia ecchi. Graffiante, piccante e sorprendentemente profondo, l'anime combina umorismo irriverente, un protagonista irresistibile e momenti di riflessione. 

[Sky] Lockerbie - Attentato sul volo Pan Am 103 (Miniserie) - La miniserie Lockerbie è un'importante occasione per ricordare la tragedia del 1988 (un aereo esplose in volo e si schiantò su una cittadina scozzese, causando 270 vittime), soprattutto rispetto al confronto con Ustica. La verità giudiziaria è arrivata rapidamente, con una condanna e una parziale ammissione da parte della Libia, ma la serie solleva dubbi su queste conclusioni. Tuttavia, la sceneggiatura di David Harrower appesantisce la narrazione con troppi dettagli, rendendo il ritmo a tratti pedante e limitando l'espressività di Colin Firth. Sebbene efficace nel trasmettere il dramma della vicenda, Lockerbie non riesce a mantenere la tensione narrativa necessaria e finisce per diluire i colpi di scena in una mole eccessiva di informazioni, senza raggiungere l'impatto di Chernobyl. Voto: 6,5

[Apple Tv] Scissione (2a stagione) - La seconda stagione non poteva replicare l'effetto novità della prima, ma alcuni sviluppi restano intriganti. Sebbene alcune sottotrame risultino riempitive, l'estremizzazione della scissione (che crea due individui opposti in un solo corpo) trova una chiara espressione nel finale. La Lumon assume i tratti di una neo-religione con miti propri, basata su sottomissione e sfruttamento. Dopo qualche impasse narrativa, il finale accelera, aprendo a nuovi scenari e lasciando interrogativi sospesi, pronti per essere ripresi in futuro. Il tono distopico richiama gli anni '70 e Philip K. Dick, enfatizzato dalla fotografia sgranata delle ultime scene. Voto: 7+

[Disney Plus] Atlanta (Serie Completa) - Una serie che scardina ogni schema: non ha un genere, non ha una trama fissa, eppure riesce a raccontare tantissimo. È una satira lucida e surreale della società americana, dove quattro ragazzi afroamericani attraversano l'assurdo e il quotidiano, tra ambizioni artistiche e spaesamenti esistenziali. Mescola comicità tagliente e momenti visionari, restando sempre imprevedibile: ogni episodio è un esperimento narrativo che mette al centro la ricerca d'identità, destruttura gli stereotipi e sfida il linguaggio televisivo tradizionale. Più che una serie, è un viaggio bizzarro nella mente dei suoi autori e nelle pieghe più grottesche della realtà. E, soprattutto, non si può spiegare: si può solo vivere. E in questo senso lascia un senso di spaesamento difficile da intendere, ma va bene così. Voto complessivo: 7,5

[Netflix] Una serie di sfortunati eventi (Serie Completa) - Una serie di imbarazzanti più che sfortunati eventi, eventi talmente ridicoli e forzati che il tasso di sospensione dell'incredulità è, anche per il target, fuori scala. Perché va bene che così dovrebbe essere visto il soggetto, ma si esagera in stupidaggini. Ma la pecca maggiore è la ripetitività di situazioni e svolte, in ben 12 occasioni (delle 3 stagioni) sembra di vedere sempre la stessa storia. Gli interventi di Lemony Snicket sono inutili e irritanti, interrompono la scena pedantemente. A furia di ascoltare il motto "non guardare", alla fine era davvero meglio non guardare. Peccato, l'atmosfera burtoniana e gli interpreti sono molto bravi, alcuni episodi sono pure piacevoli e leggeri, ma non posso dire che mi sia piaciuta nel complesso. E insomma era meglio il film. Voto complessivo: 5,5

venerdì 31 gennaio 2025

Le serie tv del mese (Gennaio 2025)

Post pubblicato su Pietro Saba World il 31/01/2025 Qui - Alcune delle serie e/o miniserie che ho visto in questo mese avrei già dovuto vederle per la fine dello scorso anno, ma vicissitudini varie me l'hanno impedito, cosicché eccole ritrovate ora, pronte a fare bella o brutta figura dopo l'attesa. Oltre a ciò anche una interessante novità, non so se sia la prima in assoluto o meno (non credo proprio), ma è comunque la prima Miniserie sull'Olocausto che vedo per la Giornata della Memoria, quindi parecchia carne al fuoco da scoprire.

[Paramount Plus] Tulsa King (2a stagione) - Tulsa King spinge spesso oltre il limite della credibilità, ma porta a casa una seconda stagione (qui la prima) brillante e divertente. Valorizza protagonisti e personaggi secondari in modo corale, confermandosi tra i prodotti più interessanti del panorama televisivo attuale. Energica e scattante, la serie vede un Sylvester Stallone, nonostante i suoi settantotto anni, ancora capace di reggere l'intera serie con il suo carisma roccioso e una forma fisica invidiabile. Un unico difetto perdonabile: essendo una serie TV, alcune situazioni risultano ripetitive e non tutte le gag vanno a segno. Tuttavia, Tulsa King 2 intrattiene, emoziona, tiene col fiato sospeso e spesso regala freddure eccezionali. Taylor Sheridan dimostra ancora una volta di sapere come realizzare un godibile prodotto di intrattenimento. Voto: 6,5

[Disney Plus] American Horror Stories (3a stagione) - Una stagione che non soddisfa le aspettative, nonostante un aumento degli episodi. La mancanza di veri brividi e momenti di paura ha reso l'esperienza (nuovamente) mediocre dopo i precedenti. La prima parte offre trame scontate, mentre la seconda consiste di storie più omogenee e caratterizzate. Tuttavia, l'elemento horror è quasi assente. Le dinamiche moderne e inclusive sembrano forzate e amplificate. Nonostante i cast e le regie siano ben eseguiti, le storie non riescono a coinvolgere come dovrebbero. La visione rimane placida e spesso anonima, priva di quei momenti che rendono una serie appassionante. Voto: 5

[Netflix] The 8 Show (Miniserie) - Prende ispirazione da un fumetto digitale, la sua realizzazione resa possibile dal successo di "Squid Game". La trama attinge da opere come Battle Royale e Alice in Borderland, con rimandi a Arancia Meccanica e Il Buco. Otto sconosciuti partecipano a un gioco dove il montepremi dipende dallo scorrere del tempo. "The 8 Show" si distingue tuttavia per un approccio ancor più radicale e pessimista alla natura umana, con scenografie stilizzate e partecipanti che si alternano come vittime e carnefici, senza che le diseguaglianze sociali vengano intaccate. Nonostante qualche calo, resta un prodotto di buona qualità, con un finale convincente. Voto: 7

[Sky] Warrior (3a stagione) - La terza stagione di Warrior mantiene l'affascinante ambientazione della San Francisco di fine '800 e i sontuosi combattimenti di arti marziali, ma i personaggi agiscono in modo prevedibile, senza adeguato approfondimento psicologico. La trama ripropone dinamiche già viste, trattando superficialmente temi come il razzismo e l'integrazione sociale. I dialoghi sono poco incisivi e mancano di profondità. Tuttavia, la stagione riesce a intrattenere grazie alle spettacolari scene di combattimento, che rimangono il punto di forza della serie. In sintesi, Warrior 3 non è all'altezza delle precedenti stagioni, pur offrendo combattimenti memorabili. Voto: 6

[Sky] Progetto Lazarus (Serie Completa) - La serie segue i viaggi temporali di agenti segreti incaricati di salvare il mondo. Tuttavia, ciò che inizia come una vicenda carica di tensione, si sposta progressivamente verso un lato più drammatico. La scrittura approssimativa rende alcuni snodi narrativi poco credibili e lascia diversi dubbi. La seconda stagione complica ulteriormente la trama, mantenendo un ritmo avvincente, ma a volte esagerando nelle complicazioni. L'azione e il ritmo non mancano, ma la serie richiede attenzione per non perdere dettagli cruciali. Manca l'ironia tipicamente inglese presente nella prima stagione. In conclusione, Progetto Lazarus non sfrutta pienamente il suo potenziale. Intrattiene e pone dilemmi etici importanti (il cast è adeguato e funzionale al tutto), ma difficilmente risulterà memorabile nel tempo. Voto: 6

[Sky] Il tatuatore di Auschwitz (Miniserie) - Harvey Keitel offre una performance straordinaria come ebreo slovacco deportato ad Auschwitz, raccontando una storia d'amore nata in quell'inferno. L'amore funge da filo conduttore per attenuare gli orrori subiti da oltre un milione di ebrei. La miniserie, composta da sei puntate intense, presenta ottime interpretazioni anche nei ruoli più complessi, accompagnate da una fotografia ad hoc. Il finale, con l'intervista al vero Lali Sokolov, è commovente e il legame controverso con il suo carceriere aggiunge profondità alla storia. Nonostante non sia memorabile o impeccabile, rimane valida e suscita emozioni contrastanti. Voto: 7

mercoledì 17 luglio 2024

The Regime - Il palazzo del potere (Miniserie)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/07/2024 Qui - Forse è la prima volta che una miniserie targata HBO non mi soddisfa del tutto, probabilmente dovuto al fatto che avevo discrete aspettative legate anche ai nomi del cast coinvolto. Invece ho visto un prodotto che non sa che direzione prendere, troppo debole per essere una satira sul potere e troppo poco drammatico per lo stesso motivo, appunto il potere. "The Regime" è come un fucile che spara a salve, con cecchini che mancano il bersaglio: la confezione è di prim'ordine, quasi leziosa (grazie alle musiche di Alexandre Desplat), e gli attori sono degni della TV di prestigio di cui la miniserie fa parte. Tuttavia, non riesce né a suscitare la risata amara che vorrebbe, né a intrigare come un serio lavoro sul reale. La materia politica alla base resta fumosa, nonostante l'intento fosse chiaro. L'opera di Will Tracy e soci si regge solo sulla performance di una delle più grandi attrici del nostro tempo (Kate Winslet) e sulla consapevolezza di essere dalla parte della ragione politica. Forse è un po' poco per una produzione simile. In definitiva, "The Regime" è una satira che ha ben poco di tagliente e non riesce mai a essere incisiva quanto dovrebbe (a differenza di Morto Stalin, se ne fa un altro). Il risultato è un prodotto dall'equilibrio tanto instabile quanto quello della sua protagonista. Voto: 5 [Sky]

venerdì 21 giugno 2024

True Detective: Night Country (4a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 21/06/2024 Qui - Non è il True Detective di Nic Pizzolatto, bensì quello di Issa Lopez, ed è evidente. Una stagione debole che tenta di eguagliare la gloria della prima e inimitabile stagione, ma che non riesce a raggiungere quel livello di qualità (mi ha fatto pensare, negativamente, a Fortitude, che si è rivelata una delusione). La coppia di agenti deve districare un caso al limite dell'assurdo e trovare una soluzione realistica. L'inizio segue la tradizione della serie, evocando John Carpenter e un senso di orrore indefinito alla H.P. Lovecraft, sostenuto dalla notte artica perpetua (ambientazione che richiama a varie serie e pellicole di genere) e dai magnifici paesaggi naturali, ma dopo l'incipit si sviluppa una serie statica che tocca molti temi (questa stagione è la più esplicitamente politica e apertamente un manifesto femminista), senza però lasciare un'impressione duratura. È necessario attendere il finale del quinto episodio per risvegliarsi dal torpore. Purtroppo, la sceneggiatura non funziona. Gli episodi sono lenti e sovraccarichi di sotto-trame. Il finale migliora leggermente la narrazione, e nonostante ci sia un buon approfondimento dei personaggi e funzioni (Jodie Foster è perfetta nel ruolo), non è però sufficiente per rendere la stagione (la prima stagione a portare un sottotitolo) un minimo memorabile. Una stagione che, nel tentativo di differenziarsi, mette da parte tutti gli elementi narrativi e atmosferici che avevano reso interessanti (in modi diversi) le prime tre stagioni. Un vero peccato, decisamente la peggiore delle quattro. Voto: 6 [Sky Atlantic]

martedì 23 aprile 2024

Fargo (5a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 23/04/2024 QuiFargo è una serie che rimane fedele al proprio stile sin dalla prima stagione, in linea con il film da cui trae ispirazione, spesso evocato attraverso il suo leitmotiv. Presenta dramma, un gusto per il grottesco e abbondante ironia nera. È eccellente nella creazione di personaggi memorabili. La trama e il suo sviluppo coinvolgono costantemente, bilanciando temi come la violenza sulle donne e le milizie paramilitari, che rappresentano un problema crescente in America. Le interpretazioni sono ottime, a partire da Juno Temple, fragile ma resiliente come una tigre, e Jon Hamm, che incarna un patriarcato arcaico, la cui ossessione lo porterà alla rovina. La stagione mantiene l'alta qualità consueta (nonostante i difetti ed una certa prevedibilità di fondo), superando la quarta stagione, leggermente deludente, e lasciando un retrogusto più dolce grazie a una stagione inaspettata che, fortunatamente, ha visto la luce. E chissà, forse in futuro ne arriveranno ancora altre. Voto: 7,5 [Sky Atlantic]

venerdì 26 gennaio 2024

Maria Antonietta (1a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/01/2024 Qui - Come spesso succede quando ci sono di mezzo biopic o period drama, mi sono avvicinato alla serie di Deborah Davis senza eccessive pretese ma con una buona dose di curiosità, anche considerata la dimestichezza già dimostrata dalla sceneggiatrice riguardo argomenti affini (è stata appunto sceneggiatrice de La favorita), e il fascino di un personaggio come Maria Antonietta la cui storia, persino a prescindere dalle indagini storiche, si presta a moltissime variazioni pop. La mia buona disposizione è stata in parte ripagata da una gestione della sfera politica cruda e senza sconti, di contro, non appena tenta di prendere il largo il racconto inizia a imbarcare acqua, cedendo ai peggiori cliché degli "scandali a corte" e a qualche didascalia di troppo. Maria Antonietta (in questa nuova lettura di una delle regine più amate e odiate di tutti i tempi, che torna sullo schermo ad anni dall'ultima dissacrante versione targata Sofia Coppola) è una serie sicuramente valida. Un dramma storico-politico ben romanzato e con un tocco di regia autoriale (Emilia Schüle, pur non risaltando, convince). Si spera solo non compia l'errore di protrarsi oltre al suo tempo massimo di narrazione, perdendosi in inutili digressioni e allungamenti dovuti a "forze" esterne. Voto: 6+

Billions (7a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/01/2024 Qui - Dopo un po' di fiacca nelle stagioni centrali della serie, l'ultimo capitolo di Billions riprende vigore e (complice anche il ritorno di Axe, un sempre brillante Damian Lewis) torna ai conosciuti (migliori) fasti. È una serie di nicchia, che parla di una nicchia e alla nicchia ma per questo deve al suo interno garantire un livello di credibilità alto per poter essere apprezzata. Al centro di tutto, dal punto di vista tematico, rimane sempre il potere nelle sue varie diramazioni. Ogni legame che prende vita sullo schermo è regolato, giustificato e consolidato dal potere, dalla sua gestione e influenza (sia nelle relazioni famigliari che professionali). E l'epilogo di Billions non fa eccezione. Se c'è qualcosa che manca in quest'ultima stagione è la componente più affascinante e sexy che era abbondantemente presente, usato come leva di potere e ancor più di controllo. La settima stagione si concentra soprattutto sull'anima politico-economica dei suoi personaggi e della storia raccontata. Ma va bene anche così, anche con un finale scontato (e voluto) ma davvero esplosivo nonché soddisfacente. Voto: 6,5

Romulus (2a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/01/2024 Qui - La rilettura del mito fondativo di Roma continua, con nuovi personaggi e nuove battaglie. Ricco e interessante nei costumi, nel linguaggio e scenografie, con un cast interessante, Romulus in questa seconda stagione si conferma tuttavia serie fatta di alti e bassi. Romulus II pare infatti avere tutti i pro e i contro della prima stagione. Un racconto soprattutto visivo più che narrativo. Ecco su questo bisogna dire che il problema principale per Romulus, anche in questa seconda stagione, è il fatto che, onestamente, non dica niente di nuovo e non mostri nulla che in fondo in questi anni non si sia già visto a livello cinematografico e seriale. Trionfa la bontà delle nostre maestranze, che riguarda anche un trucco veramente efficace, ma i dialoghi in particolare si accontentano di restare dentro una superficie elementare senza che vi sia una particolare originalità o deviazione dai cliché di genere. Non che ci si annoi per carità, però come per la prima stagione, è come se alla confezione molto curata e molto interessante, non fosse corrisposta una bastante ambizione nel proporci copie carbone di personaggi già conosciuti in passato (pure nel caso di quelli femminili). In ogni caso si conferma vinta la scommessa, ed invariata la discreta qualità della serie. Voto: 6

Winning Time - L'ascesa della dinastia dei Lakers (2a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/01/2024 Qui - La seconda stagione di Winning Time (composta da soli 7 episodi), ha più ritmo e compattezza, si concentra sulle dinamiche dei diversi personaggi fuori e dentro il campo, rivolgendo l'attenzione sulla rivalità tra Lakers e Celtics. Una stagione che affronta diversi temi, appunto entrando e uscendo dal campo di gioco e non risparmiandosi infatti incursioni anche nella vita privata dei protagonisti, su tutti Magic Johnson e Jerry Buss. Il filo conduttore rimane sempre la consacrazione dei Lakers, oggi uno dei club più noti e importanti in tutto il mondo, ma al tempo uno spauracchio visto non sempre di buon grado nel mondo della pallacanestro. La serie HBO racconta come Los Angeles abbia cambiato per sempre non solo l'NBA, ma tutto lo sport, con spregiudicatezza ed entusiasmo, tracciando una linea che sarebbe divenuta una guida luminosa negli anni avvenire. Il grande rammarico legato a Winning Time è, invece, la stroncatura del suo racconto, perché HBO ha cancellato la serie, che avrebbe avuto ancora moltissimo da raccontare, tutto racchiuso in poche righe finali che non esprimono l'epicità di quei momenti come avrebbe invece potuto fare la terza stagione, ma in ogni caso la solidità e validità resta. Voto: 7

Un'estate fa (Miniserie)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/01/2024 Qui - Prodotto (che mescola giallo e risvolti fantascientifici) di discreta fattura e discreti interpreti (in primis Lino GuancialeFilippo Scotti e Paolo Pierobon) che tuttavia non convince del tutto e non tanto per la sospensione dell'incredulità dovuta all'assunto di base quanto per alcune circostanze "reali" poco probabili (succede di tutto, da una ragazza in fin di vita per overdose a un'estorsione e i ragazzi sempre al campeggio). Di pregio invece la ricostruzione degli ambienti (tappeto musicale compreso), anche se ricreare il 1990 in un luogo tanto ristretto non era troppo difficile, e anche di errori se ne trovano pochi (le partite senza il logo Rai sullo schermo e le scritte non in italiano), e la prova del cast giovanile (fatto non scontato, brilla Antonia Fotaras). Una serie (nostalgica al punto giusto) avvincente (tanti i possibili colpevoli) penalizzata purtroppo da un finale poco riuscito. In ogni caso meglio di quanto mi aspettassi. Voto: 6

Christian (2a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/01/2024 Qui - La seconda stagione di Christian cerca di riproporsi con la sua originalità all'interno del panorama italiano, fatta di un inedito mix di supernatural e crime drama, ma senza trovare un equilibrio altrettanto riuscito. Nel complesso Christian si mantiene un esperimento interessante ed originale, provando a scappare da quella banalità ormai troppo spesso dominante nelle produzioni italiane, ma il modo in cui lo fa intacca più volte la scorrevolezza della narrazione, danneggiata anche da una scrittura troppo contorta e che si perde nell'esplorazione di frontiere mistiche che confondono eccessivamente lo spettatore. Per la seconda stagione Christian prova infatti a rinnovarsi, aggiungendo più spiritualità al racconto, ma non tutto fila liscio. Buona la prima e un po' meno la seconda, insomma, ma siccome la serie è stata rinnovata anche per una terza stagione, si vedrà prossimamente cosa avranno in serbo gli sceneggiatori. Voto: 6+

Django (Miniserie)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/01/2024 Qui - Una serie, anzi miniserie (e per fortuna), che manca da subito il bersaglio. Django infatti, nella sua versione rivisitata in chiave contemporanea, femminile, psicologica, cerca di costruire una nuova mitologia, purtroppo non riuscendoci. Lo show sotto la direzione artistica di Francesca Comencini tenta di essere con tutte le proprie forze originale e sovversivo, non essendo però in grado di costruire veramente un inedito immaginario su cui sviluppare la leggenda del suo protagonista. Tutto questo nonostante il lavoro ingente e lodevole dal punto di vista della produzione e delle ricostruzioni scenografiche, oltre alle buone interpretazioni dei suoi attori (a parte Manuel "che proprio non c'azzecca" Agnelli). Django è un western che non sa di western. Una città utopica in un West atipico, un West senza una vera identità. Django è una delusione, un prodotto mal concepito e mal scritto, che non mantiene nessuna promessa (lo si aspettava con entusiasmo) e si accontenta di tanta malriposta ambizione circa il risultato finale. E insomma si poteva anche evitare di fare. Voto: 5

Das Boot (4a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/01/2024 Qui - Nella quarta stagione di Das Boot, in verità la migliore di tutte le stagioni (cosa rara tra l'altro chiudere in crescendo), la brutale guerra sottomarina nel Mar Mediterraneo giunge al culmine, mentre intrighi e segreti si diffondono per Berlino. Le stagioni precedenti (compresa la terza) credo soffrissero prevalentemente di essere troppo lunghe. Le trame "terrestri" erano per lo più riempitive, tanto da ritrovarmi a scremarli per le parti "in mare". Ma non è stato così con questa quarta ed ultima stagione. Avere solo 6 episodi invece di 8 (o 10) è stata una decisione saggia, la scrittura più serrata ha certamente contribuito al risultato finale, quello di un interessante e buon film di 6 ore. Ore in cui chiudere tutti i conti in sospeso, e di cui servirsene per chiudere con il resto. In questo senso peccato che non ci sia una stagione 5, ma credo che godersi la disgregazione del Reich nazista era troppo anche per loro. Alla fine resta una serie storicamente e drammaticamente interessante che qualche ricordo lascia, come fece il film del 1981 di Wolfgang Petersen, di cui la serie (si ricordi) era specie di sequel. Voto: 6+

sabato 16 dicembre 2023

The Idol (1a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/12/2023 Qui - Sam Levinson questa volta inciampa, ma non cade, poiché anche se i problemi della serie sono molteplici, dopo prodotti quali EuphoriaMalcolm & Marie, con The Idol dimostra nuovamente di possedere delle doti registiche e stilistiche non indifferenti. Semplicemente, un'occasione persa. Ad un soggetto interessante, infatti, si affianca una sceneggiatura che, complici determinati problemi, non riesce a lasciare il segno, risolvendo velocemente, e in modo confuso, tutti gli intrecci creati nella prima parte della narrazione. Merita attenzione, però, l'ottima interpretazione di Lily-Rose Depp (sexy e disinibita come nessuna). E nonostante i numerosi difetti, The Idol è un prodotto godibile, che grazie a musica e fotografia compone alcuni fotogrammi difficili da dimenticare. Ed a proposito della musica (Abel Tesfaye in arte The Weeknd ci mette bene la zampa), si tratta di una colonna sonora di veri talenti, a metà tra il disturbante e il piacevole, un perfetto connubio di emozioni diverse, esattamente quelle che scatena The Idol durante la sua visione, di una serie davvero particolare. Voto: 5,5

lunedì 20 novembre 2023

Das Boot (3a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 20/11/2023 Qui - Una nuova stagione, della serie di guerra prodotta da Bavaria Fiction e Sky Studios, migliore delle precedenti. Si attenuano i difetti, si acuiscono i pregi. La trama continua sempre a vacillare di tanto in tanto, complice l'intreccio di più storie, lentezza e derive narrative (inutili in certi casi) non sono alleate dell'intera struttura (ecco pure alcuni archi che vengono spazzati via rapidamente), ma Das Boot continua (ed ancor meglio) ad impressionare con la sua plausibilmente evocazione atmosferica della vita durante il Secondo Conflitto Mondiale. Non c'è modo di sfuggire alla brutalità della guerra. Ma ciò che questa serie fa così bene è trasmettere le aree grigie della vita: non tutti i "cattivi" sono "cattivi" e non tutti i "buoni" sono "buoni", abbiamo sempre una scelta su come comportarci. Ci muoviamo dal mare aperto (che resta centrale motore narrativo e quello più convincente), a Dusseldorf e Kiel in Germania, a Liverpool in Inghilterra e a Lisbona in Portogallo per seguire tre trame in questa stagione. Una stagione preferibile alle altre, ma pur sempre altalenante. Voto: 6

venerdì 18 agosto 2023

The Last of Us (1a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 18/08/2023 Qui - Su The Last of Us è stato scritto molto. Partendo dalla premessa che il videogioco conosco solo di nome, non avendolo ancora mai giocato (finalmente è arrivato su PC, ma il prezzo non abbordabile al momento mi frena), ho approcciato la serie da completo neofita. E il risultato è che mi è piaciuta davvero tanto. Un viaggio all'inferno e ritorno molto appassionante e a tratti quasi commovente. Notevole è infatti questa serie prodotta da HBO e tratta dal videogioco omonimo. Gli autori riescono in un'impresa sulla carta difficile. In un panorama saturo di prodotti di ambientazione post apocalittica, con non morti o infetti di vario genere che si aggirano sulla terra (e come in The Walking Dead gli "infetti" sono forse meno pericolosi degli esseri umani sopravvissuti, anche se con TWD qui c'è ben poco da spartire), The Last of Us sposta il tiro e si focalizza su due personaggi le cui interazioni sono il fulcro della serie. I due protagonisti sono figure caratterizzate in modo eccellente (e altrettanto bene interpretate) verso le quali lo spettatore empatizza, arrivando a commuoversi per le loro scelte e la forza del loro legame. A parte il terzo episodio totalmente inutile ai fini della storia e un settimo inutilmente prolisso, il resto della serie fila via liscia e in maniera sempre interessante. Forse vi sono troppi scontri tra umani e pochi con gli infetti mano a mano che passano le puntate, comunque la realizzazione è eccelsa, le location fenomenali e vi è un tasso di crudeltà non indifferente. Per una storia somigliante o meno dal videogioco davvero bella, ed in cui il make-up e gli effetti speciali fanno la loro parte, assicurando una visione tesa e coinvolgente quanto basta per avere voglia di aspettare la seconda stagione. Voto: 8

mercoledì 19 luglio 2023

Succession (4a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 19/07/2023 Qui - Sarà che finalmente qualcosa si è mosso, sarà che è stata l'ultima stagione effettiva, ma alla fine la mia sufficienza (troppi tira e molla nelle tre stagioni precedenti) la raggiunge. Jesse Armstrong individua la conclusione più giusta, perché il tema era la successione e questo momento è arrivato, altro non c'è. In Succession 4 infatti, un avvenimento improvviso (ma inevitabile era la morte di Logan Roy) rompe i fragili equilibri e cambia le regole del gioco, che si fa (se possibile) ancor più spietato. Se dopo il micidiale finale toscano della terza stagione, nei primi episodi di Succession 4 un fronte comune sembrava possibile, l'idillio si rompe in un battito di ciglia (o meglio, di cuore). E ora che non è più possibile strappare l'amore del padre, l'unica cosa che sembra poter dare un senso alle esistenze dei protagonisti è ereditare il suo impero. Un impero che persone non serie, ridicole e lunatiche (come tutti i fratelli Roy), non meritavano di possedere. Questa stagione ha difatti dimostrato (come se ce ne fosse poi davvero bisogno ribadire) a tutti gli spettatori quanto nessuno di loro meritasse veramente di maneggiarlo quel potere. In questo senso Succession è stata spesso definita un "trattato sul potere" e questa quarta stagione, una stagione in pieno stile Succession, sia in positivo che negativo (bastano pochi minuti perché tutto cambi di nuovo), non fa certo eccezione. Emblematico il finale, in cui la volontà di Logan viene rispettata: vendere l'azienda perché nessuno dei suoi figli sarebbe mai stato in grado di governarla come lui voleva e desiderava, ci ha provato a scegliere uno di loro ma semplicemente l'avidità di tutti e tre li ha condotti a questa fine. Una fine tragica, o meglio con un finale dove nessuna delle tre fazioni principali vince (almeno apparentemente). Ma sarà stato forse meglio così. Comunque a metà di quest'ultima stagione, la serie appare sempre più simile a una riunione che avrebbe potuto essere evitata con un'email. In ogni caso bene in questo modo, bene che sia finito, ma una serie perfetta non è mai stata, men che meno capolavoro. Voto: 6

mercoledì 24 maggio 2023

Irma Vep - La vita imita l'arte (Miniserie)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 24/05/2023 Qui - Come dice il suo protagonista: "film lungo in otto parti", mezzo remake mezzo sequel dell'omonimo classico indie del 1996 (che non ho mai visto) di Olivier Assayas interpretato da Maggie Cheung. Nella sua miniserie in 8 puntate (l'eclettico, sfuggente, che personalmente poco apprezzo) regista, sceneggiatore e showrunner francese infatti, amplia e arricchisce l'universo narrativo del suo film. Prodotto da HBO e A24 difatti e praticamente racconta il making of di una serie. La famosissima Mira Harberg (Alicia Vikander) viene scelta da René Vidal (Vincent Macaigne) per interpretare Irma Vep in un remake della famosa serie Les Vampires, di Louis Feuillade, film culto a episodi realizzato nel 1915, diventato un'icona per i surrealisti come esempio del fantastico che intride la società borghese. E quindi bizzarrie, narcisismi, insicurezze e nevrosi del dietro le quinte del mondo del cinema al tempo di algoritmi, piattaforme e dittatura dei cinecomic, ma anche un'ode all'eterna precarietà della settima arte come rituale magico e alchemico in cui "la luce è molto più difficile da raggiungere dell'oscurità" e i set in fondo non esistono mai davvero ma sono sempre, proprio come i sogni, una imitation of life. Tutto abbastanza interessante, anche alquanto intrigante, ma purtroppo pure poco coinvolgente, anche alquanto pesante, alla fine la visione ci sta, ma non aspettatevi chissà che. Voto: 6

venerdì 21 aprile 2023

Gangs of London (2a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 21/04/2023 Qui - Il ritorno (non tanto atteso in verità) della più brutale fra le serie tv, dove si muore molto spesso e molto male. Ma questo destino vale solo per gli sgherri, mentre i protagonisti rimangono in gioco (i morti al contrario non muoiono in questo caso) in un rimestare di carte stantio e prevedibile. Ecco, questo il difetto principale, la seconda stagione di Gangs of London mantiene vivo infatti l'animo adrenalinico e violento della serie, ma lascia andare il resto. Proprio come accaduto per la prima stagione, ma molto più marcatamente, Gangs of London 2 si divide tra una scrittura approssimativa (che cede a risvolti banali, già visti e rivisti) e sequenze action adrenaliniche di elevata fattura, anche se il livello delle coreografie e delle riprese non è al passo con Corin Hardy, il fenomenale Gareth Evans (quello di The Raid per intenderci, oltretutto omaggiato) lascia al suo braccio destro il compito alquanto ingrato (ma ci sono comunque alcune sequenze impressionanti di brutalità). Una seconda stagione che parte piano per poi esplodere fragorosamente, peccato che lo scontro finale sia uno dei (momenti) meno memorabili, alla fine bene ma non benissimo, della classica minestra riscaldata, che si mangia anche se manca il sale. Voto: 6+

martedì 21 febbraio 2023

Winning Time - L'ascesa della dinastia dei Lakers (1a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 21/02/2023 Qui - Le vicende sportive e non solo di una squadra che ha segnato un'epoca nel basket professionistico americano, raccontate in una serie prodotta dalla HBO. Dieci episodi che raccontano non solo lo sport, ma anche le vicende razziali, sociali e politiche dell'America di quegli anni, con particolare riferimento (grazie a una sceneggiatura di grande qualità) alle storie personali degli atleti e dei diversi componenti del team dei Lakers. Una magnifica fotografia vintage, che ci porta dritto a quegli anni (che riflette la cifra stilistica del bravo Adam McKay, regista di Don't Look Up e Vice, produttore anche di Succession), e grandi interpretazioni di tutti gli attori a partire dal magnifico John C. Reilly (visibilmente dimagrito dai fasti di Stanlio & Ollio, ma sempre in forma). Non a livello dell'ottima docuserie The Last Dance, che raccontava (seppur differentemente e forse meglio) di un'altra dinastia, quella dei Chicago Bulls e della vita del suo Re Michael Jordan, ma un prodotto curatissimo e di assoluto valore, consigliabile non solo ai fan. Voto: 7