Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 15/07/2022 Qui - Al netto delle imperfezioni, questa seconda stagione registra (almeno
sul piano strutturale) un passo
avanti rispetto alla prima annata: liberatasi dalla struttura
narrativa che si concentrava su un personaggio alla volta, Euphoria
racconta una storia più organica e fa crescere i suoi personaggi di
puntata in puntata facendoli passare attraverso crisi che li coinvolgono
tutti (gli episodi cinque e sette sembrano quasi degli episodi
"evento"). Sam Levinson confeziona una stagione ricca di contenuti,
sorprendente per la molteplicità di temi portati in scena e per il modo
in cui gli attori si sono perfettamente calati nei ruoli a loro
assegnati (Sydney Sweeney, quella di Nocturne, si prende la scena e piovono applausi). Le ultime due puntate le migliori. Tuttavia, e nonostante la
maggior parte degli episodi di questa seconda stagione
siano stati ricchi di avvenimenti e plot twist, il ritmo di narrazione
si è rivelato alquanto (forse troppo) lento. L'inizio claudicante, nel
mezzo una sensazione che manchi qualcosa, che qualcosa al contrario si
poteva evitare di "mostrare", alcuni flashback, in particolar modo,
alquanto inutili. Alcuni punti fondamentali non sono stati risolti e
sembrano essere stati lasciati in un momento di stasi, sospesi nel tempo
in attesa della nuova stagione (che ci sarà). L'indole decisamente
troppo volatile di un regista che conduce al grottesco la propria
pretenziosa autorialità a discapito del senso è, in parte e adesso, più
irritante che attraente. Questo non toglie nulla però, al suo carattere di eccezionalità. A due
anni dalla messa in onda della prima stagione, lenita solo dalla
produzione di due interessanti/discreti speciali (due episodi "bottiglia" incentrati rispettivamente su Rue e Jules), Euphoria si è ancora una volta
confermata come una delle produzioni televisive più ricche,
stratificate, coraggiose e impattanti del piccolo schermo. Ad avercene. Voto: 7
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