Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 15/07/2022 Qui - La prima stagione di Das Boot era stata un viaggio
immersivo nella
seconda guerra mondiale raccontata da diverse prospettive: il punto di
vista dei cittadini francesi e della loro resistenza all'occupazione, i
soldati tedeschi di stanza in Francia e i marinai degli U-Boot, i letali
sottomarini orgoglio della marina del Reich. Un mix (abbastanza) ben
dosato ed (in parte)
efficace di atmosfere soffocanti, azione adrenalinica e di dramma
corale. La seconda stagione riparte da dove si era interrotta la prima,
con i tedeschi impegnati nel disperato tentativo di cambiare il corso di
una guerra che sembra ormai segnata. E in questo senso,
sostanzialmente, niente cambia dalla precedente. Con storie che,
procedono un po' come visto nella prima stagione, a
compartimenti stagni, senza mai un reale intreccio complesso e
appagante tra le tre linee narrative. Tutto scorre sullo schermo senza
mai percepire l'ansia di una minaccia
incombente, di qualcosa che possa smuovere le acque (scusate il gioco di
parole). Alcuni temi come la segregazione razziale, il movimento
nazista
americano, il rapporto opaco tra la politica, l'opinione pubblica e
l'industria americana potrebbero ampliare il ventaglio delle emozioni e
dare nuova linfa alla storia, ma finiscono per ridursi a semplici lampi
nella notte. L'America sembra solo uno sfondo senza una propria
specificità narrativa: si presenta come spazio riflesso e prolungamento
degli altri due. Dei tre campi d'azione è sempre quello marino
(fortunatamente) il più convincente. Insomma, la sensazione è quella di
trovarsi davanti ad un "more of the
same" che si lascia guardare e non annoia, con alcuni passaggi
estremamente piacevoli ed altri
invece un po' troppo scontati. Dopo una prima stagione che aveva gettato
le basi per qualcosa che potesse evolvere il prodotto, gli autori e
produttori hanno optato per un'operazione più sicuro che non stravolge e
stupisce, ma punta a portare avanti la storia senza mai annoiare... un
po' un'occasione mancata, lo si può tranquillamente dire. Tuttavia
la scrittura asciutta e semplice e la cura scenografica non affonda del
tutto la barca, rendendola una serie d'intrattenimento senza grosse
pretese, (clamorosamente) migliore della stagione passata. Voto: 6-
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