Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/11/2018 Qui - Secondo atto del dramma storico ideato da David Simon e George Pelecanos, un secondo atto che potrebbe considerarsi, superficialmente, transitorio, in riferimento alla prima, comunque sorprendente (ma non perfetta) stagione (qui), per la mancanza di un cliffhanger emotivo, come quello che vide protagonista la malinconica Candy (interpretata con leggiadria ed eleganza da una Maggie Gyllenhall più matura che mai) verso il suo definitivo allontanamento dalle strade. E tuttavia The Deuce, la serie sul porno che non è porno di HBO, di cui la seconda stagione composta da 9 episodi è andata in onda in prima visione sul canale satellitare Sky Atlantic dal 15 ottobre al 12 novembre 2018, non necessita di sbalzi emotivi per esprimere al meglio le proprie potenzialità, perché sì, a sorpresa, spostando l'attenzione su altro che papponi e prostitute in strada, è riuscita ad esprimersi con più completezza, nella sua ragion d'essere romanzo corale popolare e altisonante allo stesso tempo, bilanciandosi più esaurientemente tra prodotto d'intrattenimento e, altresì, educativo, nella sua valenza storica. Certo, i dubbi, soprattutto i miei, restano, anche perché non tutte le sotto-trame soddisfano ancora del tutto o sono interessanti, e ancora una volta una direzione precisa la serie non sembra avere, ma i due autori si confermano maestri nel mettere in scena le cromature della quotidianità dei loro protagonisti, protagonisti che hanno sfondato nella goduriosa e lussureggiante New York anni '70, dal mondo della prostituzione in strada, quello brutto, sporco e newyorkese, si passa al mondo del cinema porno (sensuale, artistico e newyorkese), un cinema principalmente maschile e maschilista (cosa che mette in difficoltà la nostra Candy, che finalmente si prende la scena come auspicato), ma soprattutto confermano il loro buon livello tecnico della serie.
Una serie che continua ad essere convincente nel suo raccontare la lotta per la parità (o per il predominio) in un mondo che di diritti e uguaglianza non vuole sentire nemmeno parlare, una serie che riesce a mantenere la sua efficacia, la musica fa il suo dovere e la fotografia rimane di qualità e conferisce quello stile "sporco" che dovrebbe avere. Ma su questo, si va sicuri, The Deuce non ha perso il suo materialismo, la sua voglia di soldi e di sesso, quella sua vena oltraggiosamente materialista che gli conferisce il suo carattere vagamente retrò, memore di vecchi classici del genere, quel genere sporco e cattivo, ma luccicante e stiloso, che cammina arrogante per le strade di New York City, con contraddizioni e sogni (il pappone che trova la sua vera vocazione come attore hard, e la sua protetta che può, così, sottrarsi al suo controllo, acquisendo un'indipendenza insperata, stessa sorte vale per Lori, Emily Meade, anche se non è tutto oro quel che luccica, soprattutto nel mondo dello spettacolo). In questa operazione nostalgia, The Deuce fa centro e riesce anche ad aggiornarsi, portando i conflitti del suo mondo ai giorni nostri. Insomma un piccolissimo miglioramento c'è stato, per essere HBO però, ci si aspettava qualcosa in più, anche perché a discapito di una storia più compatta e di una discreta regia, oltre a un cast di gran livello (nuovamente bravo è James Franco a districarsi nei suoi due ruoli), la suddetta è abbastanza noiosa. Lo è stata un po' la prima stagione, ed è anche la seconda (manca in verità un po' d'azione). E tuttavia nuovamente consigliabile è questa serie, questa stagione. Voto: 7-
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