Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 23/05/2019 Qui
Tema e genere: Miniserie in 10 puntate diretta da Jean-Jacques Annaud, basata sull'omonimo romanzo del 2012, scritto da Joël Dicker, trasmetta su Sky Atlantic, che tratta di un caso poliziesco e non solo.
Trama: La serie parla del giovane Marcus Goldman che alle prese con il primo blocco dello scrittore dopo la pubblicazione del primo libro decide di rivolgersi al suo mentore: Harry Quebert. Di lì a poco, però, Harry (artefice di un romanzo capolavoro) viene accusato dell'omicidio di una giovane ragazza, Nola Kellergan, avvenuto nel 1975. E così mentre Marcus scopre che Quebert aveva avuto una relazione clandestina con la ragazza (quindicenne) la polizia comincia, dopo 30 anni, e con l'aiuto dello stesso, ad indagare. Ma non è facile, gli intrighi sono moltissimi, le persone coinvolte tante, tutti però rivivranno quell'estate nel tentativo di venire a capo del mistero. Chi ha ucciso Nola?
Recensione: Le premesse per un'opera capace di lasciare il segno c'erano tutte. Un best seller internazionale da 3 milioni di copie vendute, considerato da molti come uno dei gialli più avvincenti dell'ultima decade. Una ricca produzione internazionale. Un regista cult come Jean-Jacques Annaud (Il Nome della Rosa, Sette anni in Tibet, ma anche L'ultimo Lupo). E un cast hollywoodiano (anche se non di primissimo piano) capitanato da Patrick Dempsey. Invece la trasposizione televisiva de La verità sul caso Harry Quebert, è una piccola delusione. Chi scrive non ha letto il libro e dunque la critica non risulta influenzata dalla sindrome del lettore-deluso, che sovente colpisce coloro che hanno amato un'opera letteraria nel momento in cui dalle pagine passa sullo schermo. Il giudizio è frutto unicamente della visione della serie. Una serie certamente non brutta, anche piacevole, che si lascia seguire senza mai annoiare, ma che ha parecchi ed evidenti difetti. Ci sono dei passaggi infatti che mi hanno lasciato parecchio perplesso, momenti specifici in cui la voglia di cambiare canale si fa veramente molto pesante. Colpa soprattutto di un racconto sempre parecchio arzigogolato e spesso anche inverosimile. Devo ammetterlo, due cose sono a dir poco assurde. Già hai una trama piena di mistero, una cittadina in cui nessuno ha visto, sentito e detto niente, hai il parallelismo con la vita del romanziere...Bene, con tutta questa carne a fuoco era necessario ricorrere a certe trovate? E poi, ancora, ma si doveva necessariamente far fare la parte degli imbecilli all'ispettore e a Marcus, Ben Schnetzer e Damon Wayans Jr. infatti, che rispettivamente interpretano lo scrittore e il sergente, gli unici due personaggi ricorrenti che si ritrovano completamente estranei alle vicende avvenute 33 anni prima, sorta di narratori che guidano lo spettatore attraverso le vicende, le 10 puntate e i vari livelli temporali (sono 3, ma non immaginatevi la fluidità e la classe di True Detective, proprio no), quando si scopre che non erano a conoscenza di un particolare importante? Cioè veramente (senza aver fatto spoiler), l'ABC della credibilità di una investigazione. Mi sono sembrati due espedienti volti unicamente ad allungare il brodo (già allungato da storie secondarie sui personaggi della cittadina di Sommerdale poco affascinanti) e a rendere assai inverosimile il mistero. Un mistero scandito da continui colpi di scena, da cliffhanger a fine episodi, che vengono costantemente annullati nella puntata successiva. Ma uno dei problemi più grandi che ho riscontrato in questa serie è in assoluto il casting dei protagonisti. Dal giovane Ben Schnetzer a Kristine Froseth (senza carisma entrambi). Gli altri attori, forse perché anche più maturi (e parlo di Kurt Fuller, Ron Perlman e Virginia Madsen) riescono ad arginare le mancanze dei due giovanissimi, ma ciò non basta a renderli piacevoli quando in scena. E insomma va bene che la serie ha un bel ritmo, che comunque si lasci seguire, ma una storia meno intricata e più credibile no? Qualcosa di meno banale no? Personaggi e quindi attori più verosimili no? No! Ok, contenti loro, io non tanto, anzi, quasi per niente.
Regia: La regia di Jean-Jacques Annaud è datata, stanca, scolastica e, peggio ancora trattandosi di un thriller, citofonata: è come se il grande regista francese non fosse riuscito a calarsi nella dimensione della serie televisiva.
Regia: La regia di Jean-Jacques Annaud è datata, stanca, scolastica e, peggio ancora trattandosi di un thriller, citofonata: è come se il grande regista francese non fosse riuscito a calarsi nella dimensione della serie televisiva.
Sceneggiatura: La sceneggiatura a tratti è imbarazzante per buchi, approssimazione nel tratteggiare i molti personaggi, dialoghi da fotoromanzo.
Aspetto tecnico: Gli unici aspetti di livello. La fotografia è curata, il montaggio invece in alcuni punti sarebbe potuto essere meglio eseguito. Bene trucco, costumi e scenografie. Molti attori infatti sono stati invecchiati per interpretare lo stesso personaggio a distanza di 30 anni. I costumi e la scenografia sono una piccola chicca perché ricreare l'atmosfera e l'aura degli splendidi anni '70 in America non è mai semplice, si rischia sempre di strafare o calcare troppo la mano, in questo caso invece tutto è esattamente al suo posto e molto ben studiato. Infine non male la sigla, così così invece la colonna sonora.
Cast: La recitazione è nel complesso modesta: a cominciare proprio da Patrick Dempsey (impacciato e per niente carismatico), che doveva essere il valore aggiunto, e invece nulla toglie e nulla aggiunge all'opera.
Commento Finale: Che dire? Come detto brutta serie non è, però tanti sono i problemi, da una storia comunque non nuova (piccoli echi di serie famose che lasciano pochi spazi di originalità) ed anche troppo intricata (che rischia spesso di non tornare), una storia in cui i colpi di scena più che spiazzare sconvolgono in negativo (scema la risoluzione del caso, ma non solo), in cui i sotto-testi si perdono presto, che apre a discorsi e temi "importanti" che innervosiscono più che altro. Per non parlare della assurda storia d'amore, punto centrale di tutto, tra un quarantenne ed una quindicenne, e non si tratta di moralismi, non sta in piedi punto e basta, infastidisce anche (perché il sentimento non si percepisce affatto). Tutto il resto invece lo si può accettare, ma non basta del tutto per dire che questa serie sia del tutto valida o riuscita.
Consigliata: Sì, ma solo se non avete niente di meglio da vedere.
Voto: 5,5
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