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martedì 23 aprile 2024

The Society (1a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 23/04/2024 Qui - Un teen drama che aspira alla grandezza, tentando di affrontare tematiche adulte, riuscendoci solo in parte. Purtroppo gli stereotipi abbondano e la sceneggiatura è lacunosa. Nonostante le buone intenzioni, il progetto non raggiunge la sua piena realizzazione. I primi due episodi delineano i personaggi, ma un'imprevista svolta non riesce a elevare The Society al livello sperato. La trama si complica inutilmente, virando verso una soap-opera trita e ritrita. Il desiderio di esplorare temi attuali si perde in una narrazione lenta e frammentata. Inoltre, le domande sollevate rimangono senza risposta, lasciando il finale di stagione carico di dubbi e poche certezze. Un'opportunità mancata per questo teen drama Netflix che, nonostante segua l'esempio di "13", non decolla e soffre di una scrittura trascurata, mancante di vitalità ed emozione. Voto: 6 [Netflix]

sabato 16 dicembre 2023

American Horror Stories (2a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/12/2023 Qui - Anche questa stagione di American Horror Stories si conferma, purtroppo, una grande delusione. I lati negativi sono molti, e probabilmente il più grave è la sceneggiatura quasi mai curata e con gravissimi problemi che diventano sempre più noti nel corso degli episodi (ogni tanto tornano gli attori più ricorrenti come Denis O'Hare o Cody Fern, ma la maggior parte sono attori "nuovi", non del tutto ahimè buoni). Esclusi da questi gravi problemi sono sicuramente i primi due episodi, che hanno una sceneggiatura notevole e un perfetto lato tecnico, accompagnati da delle ottime colonne sonore (anche se il finale "collegato" del primo e la poca originalità del secondo gli fanno perdere punti). Ma per il resto, come detto, questa seconda stagione si mantiene sui livelli di mediocrità (generale) della prima. Purtroppo spesso ci sono finali "brutti", e il peggiore di tutti è l'ultimo episodio del lago, brutto davvero. Voto: 5,5

martedì 17 novembre 2020

Cercando Alaska (Miniserie)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/11/2020 Qui - Ideata da Josh Schwartz, già creatore di The O.C.Gossip Girl e Hart of Dixie, una miniserie drammatica di discreto impatto. La sceneggiatura è tratta dal romanzo omonimo di John Green, autore di romanzi di successo quali Tutta colpa delle stelle e Città di carta (divenuti poi film, sempre di successo). Otto episodi della durata di circa un'ora ciascuno, per raccontare la storia della scomparsa della eccentrica ed imprevedibile Alaska Young (la Kristine Froseth de La verità sul caso Harry Quebert) vissuta attraverso gli occhi del sensibile Miles Halter (Charlie Plummer). Location principale della storia è la singolare Culver Creek, una scuola prestigiosa davvero particolare per ragazzi dall'intelligenza vivace e singolare. Nonostante l'indicazione data dal titolo, è Miles il protagonista di Cercando Alaska che funge sia da osservatore principale della vicenda, sia da voce narrante. I personaggi sono interessanti e tutti dalle variegate personalità, ciascuno con caratteristiche ed inclinazioni peculiari. Miles è ossessionato dalle "ultime parole famose" proferite in punto di morte dai personaggi più disparati e ha fatto sue quelle dell'autore francese François Rabelais: "Me ne vado in cerca di un grande forse", l'incontro con Alaska lo lascerà folgorato ed incantato e Miles non potrà che farsi travolgere dalla personalità criptica e sofferente della giovane, lettrice appassionata con un profondo vuoto da colmare. Chip Martin (Denny Love), soprannominato dalla stessa Alaska "Il Colonnello" e Takumi Hikohito (Jay Lee) a completare il quartetto di ragazzi che si oppone alla spocchia e all'arroganza del gruppo dei "settimana breve", studenti eredi di famiglie facoltose, destinati a università prestigiose e soprannominati così perché sono soliti tornare nelle proprie case da sogno durante il fine settimana. Ogni episodio si conclude con l'indicazione di quanto manca alla scomparsa di Alaska, evento clou della serie che attrae lo spettatore verso la soluzione del mistero annunciato fin dalla premessa narrata dalla voce di Miles. Cercando Alaska beneficia dell'arte creativa del romanziere statunitense, sempre in grado di attrarre il pubblico, di emozionarlo e di arricchirne le conoscenze. Sarà fin troppo facile affezionarsi alla discrezione di Takumi, all'umiltà del Colonnello, alla tenerezza di Miles, alla complessità di Alaska e persino alla splendida storia del professore di religione, il dott. Hyde (Ron Cephas Jones). Ma la serie, per quanto interessante e dal finale sorprendente e significativo, non mantiene lo stesso livello di pathos e qualità narrativa durante tutti gli episodi, alcuni dei quali risultano sostanzialmente riempitivi e caratterizzati da momenti che non invitano particolarmente a tenere alta l'attenzione. Cercando Alaska, però, ha un significato profondo e indaga nei sentimenti, nei valori e nelle fragilità umane rappresentando l'importanza dell'amicizia e dell'amore. Certo, non a livello di film quali L'Attimo Fuggente o di serie quali Euphoria, ma pur sempre valida negli intenti. Voto: 6,5

sabato 29 giugno 2019

La verità sul caso Harry Quebert (Miniserie)




Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 23/05/2019 Qui
Tema e genere: Miniserie in 10 puntate diretta da Jean-Jacques Annaud, basata sull'omonimo romanzo del 2012, scritto da Joël Dicker, trasmetta su Sky Atlantic, che tratta di un caso poliziesco e non solo.
Trama: La serie parla del giovane Marcus Goldman che alle prese con il primo blocco dello scrittore dopo la pubblicazione del primo libro decide di rivolgersi al suo mentore: Harry Quebert. Di lì a poco, però, Harry (artefice di un romanzo capolavoro) viene accusato dell'omicidio di una giovane ragazza, Nola Kellergan, avvenuto nel 1975. E così mentre Marcus scopre che Quebert aveva avuto una relazione clandestina con la ragazza (quindicenne) la polizia comincia, dopo 30 anni, e con l'aiuto dello stesso, ad indagare. Ma non è facile, gli intrighi sono moltissimi, le persone coinvolte tante, tutti però rivivranno quell'estate nel tentativo di venire a capo del mistero. Chi ha ucciso Nola?
Recensione: Le premesse per un'opera capace di lasciare il segno c'erano tutte. Un best seller internazionale da 3 milioni di copie vendute, considerato da molti come uno dei gialli più avvincenti dell'ultima decade. Una ricca produzione internazionale. Un regista cult come Jean-Jacques Annaud (Il Nome della Rosa, Sette anni in Tibet, ma anche L'ultimo Lupo). E un cast hollywoodiano (anche se non di primissimo piano) capitanato da Patrick Dempsey. Invece la trasposizione televisiva de La verità sul caso Harry Quebert, è una piccola delusione. Chi scrive non ha letto il libro e dunque la critica non risulta influenzata dalla sindrome del lettore-deluso, che sovente colpisce coloro che hanno amato un'opera letteraria nel momento in cui dalle pagine passa sullo schermo. Il giudizio è frutto unicamente della visione della serie. Una serie certamente non brutta, anche piacevole, che si lascia seguire senza mai annoiare, ma che ha parecchi ed evidenti difetti. Ci sono dei passaggi infatti che mi hanno lasciato parecchio perplesso, momenti specifici in cui la voglia di cambiare canale si fa veramente molto pesante. Colpa soprattutto di un racconto sempre parecchio arzigogolato e spesso anche inverosimile. Devo ammetterlo, due cose sono a dir poco assurde. Già hai una trama piena di mistero, una cittadina in cui nessuno ha visto, sentito e detto niente, hai il parallelismo con la vita del romanziere...Bene, con tutta questa carne a fuoco era necessario ricorrere a certe trovate? E poi, ancora, ma si doveva necessariamente far fare la parte degli imbecilli all'ispettore e a Marcus, Ben Schnetzer e Damon Wayans Jr. infatti, che rispettivamente interpretano lo scrittore e il sergente, gli unici due personaggi ricorrenti che si ritrovano completamente estranei alle vicende avvenute 33 anni prima, sorta di narratori che guidano lo spettatore attraverso le vicende, le 10 puntate e i vari livelli temporali (sono 3, ma non immaginatevi la fluidità e la classe di True Detective, proprio no), quando si scopre che non erano a conoscenza di un particolare importante? Cioè veramente (senza aver fatto spoiler), l'ABC della credibilità di una investigazione. Mi sono sembrati due espedienti volti unicamente ad allungare il brodo (già allungato da storie secondarie sui personaggi della cittadina di Sommerdale poco affascinanti) e a rendere assai inverosimile il mistero. Un mistero scandito da continui colpi di scena, da cliffhanger a fine episodi, che vengono costantemente annullati nella puntata successiva. Ma uno dei problemi più grandi che ho riscontrato in questa serie è in assoluto il casting dei protagonisti. Dal giovane Ben Schnetzer a Kristine Froseth (senza carisma entrambi). Gli altri attori, forse perché anche più maturi (e parlo di Kurt FullerRon Perlman e Virginia Madsen) riescono ad arginare le mancanze dei due giovanissimi, ma ciò non basta a renderli piacevoli quando in scena. E insomma va bene che la serie ha un bel ritmo, che comunque si lasci seguire, ma una storia meno intricata e più credibile no? Qualcosa di meno banale no? Personaggi e quindi attori più verosimili no? No! Ok, contenti loro, io non tanto, anzi, quasi per niente.