Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/11/2020 Qui - Ideata da Josh Schwartz, già creatore di The O.C., Gossip Girl e Hart of Dixie, una miniserie drammatica di discreto impatto. La sceneggiatura è tratta dal romanzo omonimo di John Green, autore di romanzi di successo quali Tutta colpa delle stelle e Città di carta (divenuti poi film, sempre di successo). Otto episodi della durata di circa un'ora ciascuno, per raccontare la storia della scomparsa della eccentrica ed imprevedibile Alaska Young (la Kristine Froseth de La verità sul caso Harry Quebert) vissuta attraverso gli occhi del sensibile Miles Halter (Charlie Plummer). Location principale della storia è la singolare Culver Creek, una scuola prestigiosa davvero particolare per ragazzi dall'intelligenza vivace e singolare. Nonostante l'indicazione data dal titolo, è Miles il protagonista di Cercando Alaska che funge sia da osservatore principale della vicenda, sia da voce narrante. I personaggi sono interessanti e tutti dalle variegate personalità, ciascuno con caratteristiche ed inclinazioni peculiari. Miles è ossessionato dalle "ultime parole famose" proferite in punto di morte dai personaggi più disparati e ha fatto sue quelle dell'autore francese François Rabelais: "Me ne vado in cerca di un grande forse", l'incontro con Alaska lo lascerà folgorato ed incantato e Miles non potrà che farsi travolgere dalla personalità criptica e sofferente della giovane, lettrice appassionata con un profondo vuoto da colmare. Chip Martin (Denny Love), soprannominato dalla stessa Alaska "Il Colonnello" e Takumi Hikohito (Jay Lee) a completare il quartetto di ragazzi che si oppone alla spocchia e all'arroganza del gruppo dei "settimana breve", studenti eredi di famiglie facoltose, destinati a università prestigiose e soprannominati così perché sono soliti tornare nelle proprie case da sogno durante il fine settimana. Ogni episodio si conclude con l'indicazione di quanto manca alla scomparsa di Alaska, evento clou della serie che attrae lo spettatore verso la soluzione del mistero annunciato fin dalla premessa narrata dalla voce di Miles. Cercando Alaska beneficia dell'arte creativa del romanziere statunitense, sempre in grado di attrarre il pubblico, di emozionarlo e di arricchirne le conoscenze. Sarà fin troppo facile affezionarsi alla discrezione di Takumi, all'umiltà del Colonnello, alla tenerezza di Miles, alla complessità di Alaska e persino alla splendida storia del professore di religione, il dott. Hyde (Ron Cephas Jones). Ma la serie, per quanto interessante e dal finale sorprendente e significativo, non mantiene lo stesso livello di pathos e qualità narrativa durante tutti gli episodi, alcuni dei quali risultano sostanzialmente riempitivi e caratterizzati da momenti che non invitano particolarmente a tenere alta l'attenzione. Cercando Alaska, però, ha un significato profondo e indaga nei sentimenti, nei valori e nelle fragilità umane rappresentando l'importanza dell'amicizia e dell'amore. Certo, non a livello di film quali L'Attimo Fuggente o di serie quali Euphoria, ma pur sempre valida negli intenti. Voto: 6,5
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