Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/11/2020 Qui - Uscita abbastanza in sordina, senza grandi clamori pubblicitari e con giudizi altalenanti della critica, è una delle serie personalmente più sorprendenti degli ultimi mesi. E anche vero che io ho una particolare ammirazione per i lavori sceneggiati e/o diretti da Taylor Sheridan. Ho apprezzato Sicario, Hell or High Water, I segreti di Wind River, Soldado e, ovviamente, Yellowstone. In ogni caso, un viaggio nei paesaggi del Nord Ovest americano, un vero e proprio western contemporaneo che ripropone in chiave attuale il mito della frontiera e della ruralità. Yellowstone è infatti una narrazione, in chiave seriale, della tradizione americana più intima e profonda: uomini a cavallo che proteggono la propria terra, lo scontro tra la natura e la civiltà, un western dei nostri giorni (lo stile, le tematiche, la caratterizzazione dei personaggi creano un bel mix tra passato e presente). Il protagonista è John Dutton (interpretato da un grande Kevin Costner), ricco proprietario del più grande ranch degli Usa, lo Yellowstone appunto. L'intera zona però è diventata obiettivo dei costruttori edili, viene rivendicata al tempo stesso dalla vicina comunità di indiani ed è troppo vicina al Parco Nazionale d'America. L'uomo (rigido ed irreprensibile) si trova così costretto a difendere il suo regno, con ogni mezzo possibile. E dopo i primi screzi, la vicenda inizia a trasformarsi in una vera e propria guerra, che coinvolgerà anche i figli di John. Taylor Sheridan ripropone lo schema narrativo/tematico che gli ha dato tanto successo in questi anni, e fa nuovamente centro. Nello stile di Sheridan viene toccato anche il grande tema della vita di frontiera, della durezza di essa e della natura che la circonda. A proposito di ciò, la natura in Yellowstone è già addomesticata, i cowboy non hanno nuovi spazi da conquistare, ma terreni da difendere. In questa narrazione sono gli indiani che mirano all'espansione, a riprendersi ciò che era loro. La modernità sta letteralmente invadendo la tradizione: gli alberghi inghiottono i ranch (assurdo ma vero). Della prova attoriale di Costner si è già detto ma non va assolutamente dimenticata anche quella di Kelly Reilly come Beth Dutton, problematica figlia di John ma donna dal carattere d'acciaio e che "distrugge persone per lavoro". Nel complesso tutti i personaggi funzionano benissimo, scritti bene e recitati meglio con tutte le sfumature del caso dipendenti dal non essere nessuno di loro un buono o un cattivo semplice. E' difficile schierarsi totalmente con qualcuno tanto quanto è difficile non aver pietà per loro. Bella la fotografia, aiutata parecchio dai paesaggi maestosi e bellissimi. Discreta la colonna sonora ovviamente quasi tutta influenzata dal genere country. Yellowstone quindi, un grande romanzo familiare, spesso e volentieri tragedia classica, ambientato in un contesto, quello della frontiera americana, che lo esalta ancora di più (non ci sono vincitori o vinti, ci sono solo uomini e donne che lottano per la sopravvivenza) decisamente promossa. Voto: 7
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