Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/11/2020 Qui - Poteva tranquillamente finire con la quarta stagione The Affair, che nel suo essere non pienamente soddisfacente, risultava alquanto piena, intensa, emozionante e sorprendente tale da essere capace (quasi) di rinascere dalle proprie ceneri, compreso quel finale aperto, (che a questo punto) era perfetto. Poi Showtime ha ordinato una quinta, Ruth Wilson e Joshua Jackson se ne sono andati e ha dovuto reinventarsi ancora una volta, cercando di non tradire se stessa come avevano fatto Noah e Alison. Un po' ci riesce, un po' non si capisce anche la parentesi futuristica e ambientalista dove voglia andare a parare (il tema risulta debole sia come idea che come realizzazione, e l'Anna Paquin di Trick 'r Treat ne esce "spogliata" del suo talento), ed alla fine ne viene fuori un mezzo pasticcio, risollevato, ma solo in parte, dagli spunti narrativi e di riflessione che sempre hanno accompagnato la serie. Il difetto maggiore di questa quinta ed ultima stagione che chiude (su due piani temporali diversi, uno ambientato nel presente e uno ambientato in futuro più o meno prossimo) le sue storie di amore e tradimento? L'idea dei diversi punti di vista, punto di forza nelle prime stagioni, si è trasformato in un modo per raccontare le storie di altri personaggi, introdotti nel tempo e fondamentalmente inutili (soprattutto in quest'ultimo ciclo di episodi, di alcuni si poteva fare a meno). Voto: 5
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