Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 08/03/2018 Qui - Dopo una sorprendente perché affascinante e non noiosa prima stagione (qui la mia recensione), è tornata, e nuovamente in 8 puntate più uno speciale di Natale, la serie tv di Laeffe sulla leggendaria Regina Vittoria. Una seconda stagione di Victoria che, tra nuovi protagonisti, dolorosi addii e colpi di scena, si conferma piuttosto riuscita (tanto che seppur continui a non essere nelle mie corde, vorrei tanto vedere altre stagioni perché questo è comunque davvero un buonissimo prodotto). La serie infatti non ha perso nulla rispetto alla prima stagione, mantenendo un livello davvero alto e gli ascolti, molto soddisfacenti, lo hanno dimostrato. Primo fra tutti, il cast ha confermato la propria bravura, se non superata. Jenna Coleman e Tom Hughes hanno difatti dato (forse per colpa di una certa complicità bella e vera che lega i due attori) interpretazioni magistrali nei panni della Regina e del Principe Consorte. Inoltre la sceneggiatura, nonostante qualche licenza, si dimostra storicamente accurata, e costumi e ambientazioni (come anche la fotografia mozzafiato) riflettono una cura per i dettagli e un'accuratezza che permettono di immergersi completamente nelle vicende. Le vicende che, seppur la storia ha già scritto la parola fine, ha sempre regalato contenuti eccellenti, miscelando le vicende reali con quelle della servitù, garantendo così non solo una mera (ed ovviamente un po' romanzata) biografia della sovrana inglese ma anche un occhio di riguardo sulla vita delle persone che la circondavano. D'altronde questa è una di quelle storie dove è il modo in cui vengono raccontate a fare la differenza, la personalità dei personaggi e le loro relazioni sono il motore portante dello spettacolo. Tuttavia, non solo alcune di queste storie non vengono approfondite come si deve, ma la stagione ha evidenziato (soprattutto nella puntata conclusiva della stagione) alcuni difetti che ne hanno leggermente precluso un giudizio migliore finale.
Di certo nuovi personaggi (insieme a vecchie conoscenze, anche se Rufus Sewell ha solo una parte marginale eppure emozionante) danno linfa alla serie, soprattutto nel caso di Diana Rigg, che da duchessa ne Il trono di Spade diventa la nuova dama di compagnia, esponente della fazione dei Conservatori, perché nel caso di Drummond (Leo Suter) e Lord Alfred (Jordan Waller), che hanno, nel pieno del politically correct, sdoganato il tema dell'omosessualità anche su Itv, la sensazione è che sia stato solo un episodio da "filler" e da riempitivo. E questo viene fuori proprio nel "Christmas Special", poiché nonostante come detto la serie rimanga comunque di qualità, questo episodio speciale si fa carico sia dei suoi difetti che dei suoi pregi. Perché anche se c'è stata qualche sorpresa, elementi positivi che negativi contribuiscono a fossilizzare le mie impressioni sull'intera stagione. Una seconda stagione estremamente in equilibrio, che se da un lato aiuta la serie non facendola mai scivolare in errori troppo grossolani, dall'altro pecca del fatto di aver poco, o quasi per nulla, cambiato i propri personaggi. Non c'è stato un vero e proprio cambiamento da parte di nessuno dei protagonisti, forse solo per Victoria (un minuscolo accenno) in questo ultimo episodio. Lei che da regina forte, coraggiosa, desiderosa di mostrare al mondo e al Parlamento di non essere semplicemente una bambina (dato che la sua vita è drasticamente cambiata a seguito della nascita della figlia, e che la riscoperta della sua identità di donna e di capo di stato è al centro delle puntate), la ritroviamo bambina perché è una bambina, tutta la regalità che Victoria aveva guadagnato lo scorso anno l'ha infatti quasi persa in questi otto episodi.
Episodi tutti in cui però ogni personaggio è rimasto quasi uguale a se stesso, e sebbene ciò non mi abbia recato particolare dispiacere, mi aspetto sicuramente qualcosa di nuovo nella stagione tre a livello di caratterizzazione. Come detto all'inizio, costumi e la recitazione sempre sul pezzo, ma i lati negativi (come una pessima CGI e la mancata evoluzione dei personaggi che, se incontrollata, potrebbe appesantire i prossimi appuntamenti) vengono fuori. Anche perché, nonostante l'apprezzabile uso del "Christmas Special", che spesso rischiano di essere troppo natalizi a scapito della trama e che invece qui viene discretamente e in maniera del tutto congrua e naturale, senza che ciò risultasse forzato o pesante, sfruttato, c'è un netto contrasto di qualità tra ciò e le puntate precedenti. Tuttavia ho altresì apprezzato la storia della piccola principessa africana, che è stata (incredibilmente) anche un pretesto per apportare una nota di cambiamento al personaggio di Victoria (molte volte in "crisi" con Albert per il suo carattere controverso), che in molte occasioni iniziava a diventare insopportabile. In un ultima puntata in cui certamente non sono mancati le insidie e i momenti di tensione. Il problema è che molte sotto-trame sviluppatesi durante la stagione si chiudono abbastanza in sordina e senza un senso preciso, e non parlo solo della storia omosessuale e della sua "trasformazione", esaurita (giungendo ad un nulla di fatto) nel giro di una sola puntata, ma anche della storia d'amore tra Mr Francatelli e Miss Skerret, che porta solo a compimento una mini "quest" sul razzismo e sulle difficoltà sociali ed economiche del tempo.
In tal senso davvero bella è stata però la puntata "Irlandese", dato che Daisy Goodwin, la sceneggiatrice, ha toccato anche temi sociali come la terribile carestia che colpì l'Irlanda nel 1845-1846. Un pezzo di storia che non conoscevo ma forse anche agli stessi britannici, lei che, con dignità ma estremo realismo, ha reso il terribile evento che causò la morte di un milione di persone e l'emigrazione di altri due milioni di Irlandesi. Rimanendo nei territori anglosassoni, altresì bella è la puntata "scozzese", anche se la storia tra Albert (spesso distratto dalla "bolla" di Couburg, dello zio "che farebbe di tutto per la sua famiglia" e della dubbia paternità del principe regnante d'Inghilterra) e Victoria (purtroppo) un po' come per Ernest e Harriet (anche se sono loro due a emozionare di più) ha funzionato più nella prima stagione che nella seconda. Con questo non si voglia assolutamente ignorare la dolcezza dei loro personaggi o l'adeguatezza del modo in cui sono stati approcciati dalla trama e dagli attori. Sono stati godibili, amabili, ma tutto qui. Ma la cosa che più di tante altre ha un po' "guastato" (non rovinato, attenzione) questa stagione (come in parte la prima) è stata però (oltre alla colonna sonora un po' spenta, la track dell'incoronazione inservibile in questa seconda) la velocità. Dato che gli sceneggiatori, forse per la paura di un non rinnovo, hanno macinato anni (senza un vero riscontro di date e anni) come se fossero chilometri in una maratona. Tuttavia, un completo disastro la seconda stagione di Victoria non è, poiché velocità e banalità di alcune scelte a parte, Victoria si è riconfermato un period drama appassionante, intrigante e facile da guardare e seguire. Non ha avuto forse la complessità e la differenziazione di strati (ed altro) che aveva reso più che passabile la prima stagione ma, ciò nonostante, il suo dovere, di farci conoscere l'interessantissima storia di una regina ormai pienamente consapevole del proprio ruolo e della propria posizione, l'ha fatto. Voto: 7
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