Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 19/11/2018 Qui - Dopo Dieci piccoli indiani, la BBC (che aveva già confermato la realizzazione di 7 drammi tratti dai gialli della Regina del Giallo) continua con gli adattamenti dei gialli di Agatha Christie con la miniserie Testimone d'accusa, miniserie di produzione 2016 diretta da Julian Jarrold (regista famoso in Gran Bretagna perché artefice di importanti adattamenti). Purtroppo però al contrario del precedente, questa trasposizione del celebre omonimo racconto di Agata Christie, non è per niente impeccabile, è stranamente prevedibile e non eccellentemente interpretata, risultando per questo una trasposizione al massimo sufficiente. The Witness for the Prosecution infatti, miniserie da tre puntate poi convertite in un film lungo 120 minuti, un legal thriller come se ne vedono a migliaia, è prolisso, lento e a tratti anche pesante. Perché certo, malgrado questi limiti, è comunque un film, una miniserie degna di nota, innanzitutto per l'ambientazione volutamente lugubre e squallida, per le atmosfere, suggestivamente cupe e fosche e per le interpretazioni comunque in linea con gli standard di una produzione di discreto livello, da Toby Jones ad Andrea Riseborough, da Billy Howle a Kim Cattrall, ma il ritmo lento, con tantissime dissolvenze e tempi morti che seppur funzionali al racconto, spesso spezzano la tensione, proprio non aiuta. In tal senso il confronto con il capolavoro (secondo alcuni) di Billy Wilder (che io però non ho visto) è del tutto improponibile.
La miniserie infatti, che ci porta nella Londra degli anni Venti, dove la ricca e affascinante Emily French viene brutalmente assassinata nella sua casa, fatto di cui viene accusato il giovane amante francese Leonard Vole, a cui la donna ha lasciato la sua fortuna, molto spesso non convince, perché anche non conoscendo il romanzo molti punti (il finale soprattutto) sono facilmente intuibili ad uno primo sguardo. Come se non bastasse, la sotto-trama dell'avvocato difensore di lui, l'avvocato che convinto dell'innocenza dell'imputato lo difende a spada tratta, è di una lentezza, piattezza disarmante. Egli infatti, che malgrado la sua cagionevole salute e un grave lutto (che ne ha compromesso la serenità familiare) non molla di un centimetro, da vita ad una sotto-trama, seppur importante per capire la sua personalità (un animo triste che si fa "abbindolare" dalla voce canora soave della compagna dell'incriminato ex soldato, una comunque brava ma odiosa Andrea Riseborough), e del perché tanta è la sua ferocia nel voler a tutti i costi scagionare un giovane nullafacente accusato di un crimine decisamente ambiguo, quasi inutile. Non è di certo inutile questa miniserie, perché qualcosa di buono ha comunque, oltre all'ambientazione e l'atmosfera, ovvero una dolce colonna sonora, ma è personalmente in definitiva il peggior adattamento visto. Perché certo, in verità ad alcuni certi colpi di scena (che ovviamente non svelo) si potrebbe sussultare o rimane gelati, ma nel complesso la delusione la fa da padrone. Voto: 5+
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