Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/05/2020 Qui - Avere un'idea buona, un cast con qualche nome noto (su tutti Sean Bean, che ovviamente muore, c'è pure Billy Zane), ma realizzarla malissimo. La brutta avventura con questa serie dieci volte peggiore di Blood Drive (questa sì mortale, e per davvero) inizia già dal titolo che nel Regno Unito è Curfew (Coprifuoco). Paradossalmente tuttavia il titolo italiano è più adatto a descrivere la serie (composta da 8 episodi e trasmessa da Sky Atlantic), che racconta di una corsa (notturna e clandestina) che serve ad aggiudicarsi l'accesso ad un'isola in cui si può vivere liberi, giacché in questo futuro distopico di cui ambientata, il mondo è infettato da un virus dalle origini ignote, in grado di trasformare gli esseri umani in feroci creature che temono la luce. Il resto purtroppo, a parte forse il tappeto sonoro (sigla e soundtrack), che è l'unica cosa davvero salvabile, è problematico. Gli sceneggiatori, che infarciscono la serie di dialoghi semplici e banali, creano infatti una serie delirante (nel senso più negativo del termine), in cui vengono mixati elementi appartenenti a generi completamente diversi, ma senza che questi riescano ad incastrarsi bene. Da una parte abbiamo tutti gli elementi legati alla genesi degli zombie-movie o dei film apocalittici e dall'altra l'immaginario dei film on the road, in cui si parte con una visione delle corse più simile al primo Fast and Furious per poi sfociare in una visione alla Mad Max e finire in una simile a quelle delle Wacky Races, con annessi mediocri effetti visivi cartooneschi, ma soprattutto con un'azione senz'anima. Il circo colorito, composto dai, diciamo, "grotteschi" partecipanti alla gara, che si muove sulle oscure strade britanniche, ha in sé gli attori protagonisti dell'epidemia, la soluzione al prossimo apocalisse e tanti piccoli microcosmi quanti sono gli equipaggi delle vetture, ognuno con il suo tragico vissuto dell'evento e ognuno con i suoi buoni motivi per vincere la corsa. I vari punti focali su cui si basa la caotica narrazione sono, nonostante tutto, sufficientemente ben spiegati e, allo stesso modo, anche la scelta della narrazione tramite flashback per approfondire i personaggi e i loro ruoli nell'epidemia è comprensibile. Il problema vero è nello sviluppo della storia in tempo reale, nelle azioni dei personaggi, nelle relazioni tra loro e nei dialoghi, in cui si passa da un surreale accettabile, all'ironia grottesca, fino al totale fuori contesto troppo velocemente e troppo spesso. Nelle situazioni, nei risvolti, nelle scelte e nelle battute ad effetto, The Race - Corsa mortale non va mai da nessuna parte, finendo con l'irritare invece di intrattenere e con il confondere lo spettatore, il quale alla lunga non riesce più a capire di cosa si stia parlando o dove si voglia andare a parare. Quando questo succede si finisce in una trappola in cui ogni cosa che vuoi fare viene fraintesa e tutto quello che c'è di buono nelle intenzioni (dove del buono c'è, senza dubbio) si perde inesorabilmente in un calderone in cui tutto può finire e in cui niente però sta più bene. Voto: 4,5
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