Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/10/2020 Qui - Dopo la serie Gomorra, Stefano Sollima torna ad adattare un romanzo di Roberto Saviano, con ZeroZeroZero, un viaggio dentro il cuore pulsante del narcotraffico internazionale, alla scoperta del prezzo umano atto a soddisfare la sete di potere e di soldi che annebbia il raziocinio umano, un lato oscuro che coinvolge e sconvolge la vita di centinaia di persone nel mondo. In ZeroZeroZero tre filoni narrativi fanno infatti da sfondo al viaggio di 5.000 kg di cocaina dal Messico alla Calabria, ma il meccanismo narrativo funziona solo ad intermittenza. Ci sono errori di sceneggiatura (con alcuni sviluppi della trama discutibili e alcune scelte utili solo ai fini del proseguimento della vicenda che fanno storcere il naso, sembrando fin troppo forzate) e vuoti alquanto grossolani nella credibilità dell'impianto complessivo. Senza spoilerare nulla, i tre filoni sono rappresentati dall'ambientazione messicana, da quella calabrese e dal nucleo familiare dei Lynwood (padre, figlio, figlia) che sono gli spedizionieri navali incaricati del trasporto. Ciascuno di questi tre nuclei narrativi si alterna a blocchi nella narrazione complessiva, alternando nel montaggio i tre scenari di riferimento. Quello che funziona meglio è sicuramente il filone calabrese, dove la mattanza dei sentimenti è speculare a quella fisica. Il percorso narrativo è sicuro, senza cedimenti, perfettamente logico e credibile. Negli altri due filoni, il trattamento (non solo narrativo) non è altrettanto brillante. Tra personaggi, tre, uno a cui viene senza senso assegnata una malattia, uno che viene fatto scomparire troppo presto, ed uno, quello del filone messicano, caratterizzato in modo alquanto ambiguo, la scelta misticheggiante del protagonista è infatti bizzarra senza essere credibile. Le interpretazioni del cast (tra cui spiccano Gabriel Byrne, Andrea Riseborough, Dane DeHaan, Adriano Chiaramida e Francesco Colella) sono quasi sempre (poche volte in verità) convincenti, anche se i dialoghi non sono il punto forte di questa serie. In questo senso, anche il ritmo in alcuni momenti rallenta eccessivamente, mostrando una certa pesantezza. Per quanto riguarda il lato tecnico, Sollima si conferma un grande regista. Come in Soldado, anche qui le scene d'azione sono girate in maniera egregia, con momenti spettacolari alternati a immagini crude di grande impatto. L'unico neo, è che forse, come in altre sue produzioni, anche qui la presenza del back and forward è troppo frequente. Per il resto, come sottolineato nel corso della recensione, ci si trova davanti ad una serie che alterna sequenze di grande impatto a qualche sbadiglio dovuto anche alla gestione dei tanti personaggi. Questo a dispetto dei temi trattati, che sono tanto importanti quanto interessanti, mostrati in modo violento e crudo. Alcune scene, soprattutto a livello visivo, sono costruite in modo eccezionale, andando a sopperire alcuni problemi che attanagliano la sceneggiatura. In conclusione, una buona serie, anche se si è lontani dalla perfezione. Voto: 6,5
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