Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/06/2020 Qui - Non è la prima volta che His Dark Materials (Queste Oscure Materie) e i suoi personaggi tentano l'attraversamento mediatico dalla carta alla "pellicola". Dopo il primo tentativo di adattare l'omonima trilogia di Philip Pullman per il cinema nel 2007 (La bussola d'oro, regista Chris Weitz), questa volta spetta alla combinazione produttiva tra HBO e BBC risollevare le sorti disastrose del precedente tentativo, grazie anche ad un cast imponente che vede protagonisti la giovanissima Dafne Keen (già ammirata in Logan - The Wolverine di James Mangold) accanto a consolidate star come Ruth Wilson, James McAvoy, Lin-Manuel Miranda, Clarke Peters, Ruta Gedmintas, Andrew Scott e Anne-Marie Duff. La serie però, composta da 8 episodi, trasmessa su Sky Atlantic, non riesce a fare del tutto meglio (solo un pochino), infatti gli alti e bassi di questi otto episodi fanno stabilizzare la serie non troppo oltre la mediocrità. Eppure queste oscure materie parte in punta di piedi: i suoi personaggi perlopiù convincenti, ma gli eventi che racconta mancano del peso che sembrerebbero meritare. Molte delle idee di fondo, accompagnate da un'ambientazione affascinante, alimentano i momenti migliori di questa prima stagione (sufficienti, per qualità e numero, ad arrivare in fondo e desiderare un bis), ma è poco chiaro quanto ci si crede in questo progetto. E tuttavia questi (ed altri) difetti, non bastano a bocciare in toto la serie, che resta un prodotto di HBO con i muscoli di HBO. La serie infatti non risparmia in quanto ad ambientazioni ed effetti speciali (nonché per quanto riguarda le musiche, la sigla poi è d'effetto). Questo traspare nel risultato, soprattutto dei Daimon, i curiosi animaletti che accompagnano la vita di ognuno dei protagonisti di questo universo, e che hanno coi loro umani un rapporto viscerale: sono costantemente presenti e mutevoli di forma nei bambini. L'altro grande lavoro di CGI è fatto con gli Orsi Corazzati e con le ampie scenografie dell'impervio Nord in cui si avventurano i protagonisti. Si pone però il problema di uno show che ha quasi tutti gli arti e gli organi al posto giusto, ma a cui manca il cuore, e che alla fine della prima stagione lascia l'impressione di aver visto una storia con tutte le sue cose a posto, ma che raramente è stata in grado di trasmettere emozione pura, se non in qualche raro momento (di solito quelli legati alla morte dei bambini). Un serial che quindi non si sconsiglia, ma che può essere visto anche più distrattamente, a dispetto dell'impegno e del coinvolgimento che potevano essere necessari. Confidando però in una possibile "maturazione" con l'avvento della seconda stagione, già ordinata. Voto: 5,5
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