Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/06/2021 Qui - Dopo una prima e una seconda stagione scritte, dirette ed interpretate a ottimi livelli, BoJack Horseman non molla la presa e si riconferma (nuovamente) ottima, con un terza stagione che colpisce dritta al cuore: emoziona, divertente, conquista e strappa anche qualche riflessione. Se la seconda stagione si era chiusa con un BoJack pieno di buone intenzioni dopo la realizzazione del film dei suoi sogni (Secretariat), la terza si apre con il cavallo in piena corsa per una nomination agli Oscar e col ritorno al successo mondiale. Ovviamente il livello di stress (e di alcol nel suo sangue) si alza terribilmente e a tenere in piedi BoJack ci pensa la sua nuova pubblicista Ana, che cercherà in tutti i modi di portarlo verso la vittoria della statuetta. Seguiamo così il percorso tortuoso di BoJack verso l'Oscar, tra gioie e crolli, illusioni e sogni spezzati. Una stagione, la terza quindi, che può tranquillamente essere riassunta con un The rise and fall of BoJack Horseman (again). Una gran stagione, la più intensa. Chiude tante porte ma ne lascia aperta una più grande nel bel finale, l'ennesimo punto interrogativo posto sulla nuova epifania di BoJack e sul cosa verrà questa volta fagocitato dal suo vortice di auto (e non) distruzione, quale idea, quale aspirazione, quale sogno. In tal senso chissà se la prossima stagione sarà quella della redenzione e della catarsi per BoJack e gli altri, quel che è certo è che, pur non potendo più contare sull'elemento di novità delle prime due annate, la serie di Netflix non perde neanche un po' della sua carica sperimentale e della qualità della scrittura e continua a regalare perle di "saggezza", ma non solo. La terza stagione sì, la più matura e toccante. Si ride, certo, si ride tantissimo soprattutto grazie alle disavventure legate alle carriere di Princess Carolyn e Diane e ai personaggi minori che compaiono qua e là, ma le risate col passare degli episodi lasciano spazio ai momenti più riflessivi e commoventi. L'episodio numero 4 (Un pesce fuor d'acqua) tutto ambientato nella città sottomarina di Pacific Ocean City è uno degli episodi più belli dell'intera serie e uno dei più particolari: completamente privo di dialoghi, fatto solo di animazione, gestualità ed estetica, sfruttando la splendida ambientazione sottomarina. E' una puntata commovente e splendida, il momento più alto della stagione senza dubbio, assieme allo straziante episodio 11 (E' troppo, amico!), basato sul rapporto tra BoJack e Sarah Lynn (una delle bambine di Horsin Around diventata da adulta una specie di Lindsay Lohan). Ma non sono le uniche cose da segnalare, e come sempre ci sarebbero tante cose da citare o da dire ma quelle vanno scoperte guardando gli episodi, inutile fare l'elenco di tutti i tipi di carne messi al fuoco e della continua evoluzione dei rapporti tra i vari personaggi. Diciamo solo che in questa stagione di BoJack Horseman c'è davvero tutto quello che si poteva desiderare e anche qualcosina in più (un po' di satira, che si scaglia contro il gigantesco obiettivo degli Oscars e di tutte le pagliacciate che gli ruotano attorno). Un piccolo capolavoro che proseguirà con la quarta stagione e non vedo l'ora di vedere cosa si sono inventati. L'autodistruzione non è finita, temo. Voto: 8+
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