Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/10/2021 Qui - Continua con la medesima, tagliente ironia l'avventura relazionale e sentimentale della protagonista che questa volta alleggerisce il carico dell'individualismo per cercare un equilibrio con i familiari, in particolare con la problematica sorella. In più, la nostra prende una bella sbandata per un simpatico e attraente prete cattolico, con le schermaglie, le reticenze e i problemi che questo comporta. Restano integri lo humor impietoso, le mezze frasi e le allusioni mimiche, anche se con un tocco più dubbioso e amaro, ma di certo non sentimentalistico. La seconda stagione, forse e nonostante metti un po' frettolosamente una chiusura al cerchio, è anche superiore alla già notevole prima (Qui). Il punto di forza di questa serie, oltre alla naturale empatia con la protagonista, è l'accuratezza dei dialoghi. Battute sagaci e acutezza nello sguardo, aiutano ad una migliore comprensione di tutti i personaggi, senza per questo inficiare nel ritmo e nella capacità di non sfiorare mai la banalità. Phoebe Waller-Bridge è magistrale nel tratteggiare sia l'ego femminile che l'inesausto bisogno che abbiamo di una famiglia che ci avvolga e ci circondi. Memorabili due scene (entrambe con due new entry nel cast): il confronto nel confessionale con la fantastica figura del prete (interpretato benissimo da Andrew Scott) e il confronto con la donna d'affari con cui Fleabag cerca di andare a letto (di rilievo in questo caso il cameo di Kristin Scott Thomas). Adorabile e sorprendente il contro-sfondamento/ri-(s)velamento della quarta parete, come la serie stessa, che peccato finisca così, perché a lei mi ci ero affezionato, non mi sarebbe dispiaciuta infatti un'altra stagione. Non sapremo dunque nulla di come Fleabag ha risolto il suo lutto, ma forse questa è la vita. Voto: 7,5
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