Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 24/05/2023 Qui - Quattro stagioni, per un totale di 43 episodi a base di sesso, violenza, vampirismo e blasfemia: in altre parole, un prodotto dissacrante (probabilmente) quanto il fumetto di partenza, un concentrato di follia che traduce (abbastanza fedelmente non saprei) la scrittura (indubbiamente) politicamente scorretta di Garth Ennis (non certo un autore qualunque). Notevole l'incipit: Jesse Custer è un pastore, un uomo di Chiesa sicuramente molto poco ortodosso, che diventa veicolo di un grande e pericoloso (super) potere, la voce di Dio. Insieme ad una altrettanto insolita compagnia (Cassidy, un vampiro irlandese, dipendente da ogni tipo di droga, esperto di pop culture, avendo vissuto più di un secolo, che non si spiega il successo de Il grande Lebowski, Tulip, una testarda criminale e assassina freelance, appassionata principalmente di auto, soldi e del suo mestiere) cercherà di risolvere il mistero legato alla sua nuova abilità, scontrandosi con forze ben più grandi di lui: scopriremo presto, però, che il nostro Preacher ha con sé più di un asso nella manica. Durante le quattro stagioni, le vicende sono completamente dominate dal caos, i personaggi ragionano in maniera delirante e contorta (tanto i buoni quanto i cattivi), in un crescendo di assurdità, molto ben studiate, che danno vita a scene di una frenesia che risulta quasi liberatoria per chi guarda, pur concesso che lo spettatore si privi prima di qualsiasi filtro morale. Il tutto è reso possibile da un'accurata selezione di personaggi, la forza e il cuore pulsante della serie. Episodio dopo episodio, stagione dopo stagione, la rosa dei personaggi si arricchisce infatti di elementi sempre più eccentrici, provenienti dal mondo della storia, del mito e della religione, reinterpretati e trasformati fino al punto da rendere una figura come quella di Adolf Hitler una delle meno esagerate. Ma a dominare la scena loro tre (Jesse, Tulip e Cassidy), che anche nei momenti più deboli, sono in grado di mantenerci incollati allo schermo del televisore grazie a un'alchimia palpabile e rovente. E quindi, imprevedibile, ironica e violentissima, sussultoria nel ritmo fra pause ed improvvise accelerazioni, ipercitazionista, con fotografia al bacio e colonna sonora adeguata: una serie imperfetta ma dannatamente divertente, compreso un riuscito finale, allo stesso modo malinconico, ottimistico e provocatorio. Voto complessivo: 7,5
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