domenica 4 agosto 2019

Catch-22 (Miniserie)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 25/07/2019 Qui
Tema e genere: Miniserie dalla vena ironica per raccontare il crudele paradosso della guerra, qualsiasi guerra. 
Trama: Catch-22, uno dei classici satirici della letteratura americana del XX secolo, è incentrato sulle (dis)avventure del giovane capitano John Yossarian, che non vorrebbe combattere i nemici, ma è costretto a farlo. YoYo, come lo chiamano gli amici e i commilitoni, è un anti-eroe ribelle e iconico, che si sforza di mantenere il suo equilibrio mentale, lottando contro il sistema militare. Ma il suo disagio interiore valica la vita nel campo di addestramento sotto l'ambizioso Tenente Scheisskopf e poi sul fronte italiano ai comandi del Colonnello Catchcart e del Maggiore de Coverley. La battaglia di John, in realtà, non è contro i nemici, né contro l'esercito, né contro la guerra: YoYo combatte il sistema, una macchina fangosa, burocratica, paradossale e corrotta.
Recensione: Basato sull'omonimo romanzo antimilitarista di Joseph Heller (classico della letteratura americana del XX secolo e vero e proprio romanzo di formazione per intere generazioni) Catch-22 (andata in onda su Sky Atlantic) segna il ritorno sul piccolo schermo di George Clooney a vent'anni dall'uscita dal cast di E.R. L'attore, oltre che produttore e regista di due dei sei episodi che compongono la miniserie, si è infatti ritagliato per sé il ruolo di uno dei personaggi più grotteschi e, in tal senso, paradigmatici di questa duro apologo contro la guerra (questo studio sul rapporto tra l'America e i concetti di "guerra" e di "difesa della nazione", che arriva dopo l'analisi sui rinati suprematismi in Suburbicon): l'ambizioso e sadico tenente Scheisskopf, letteralmente, "testa di cazzo" in tedesco. Al centro della storia ci sono le avventure di uno squadrone di giovani aviatori dell'esercito americano di stanza in Italia (che fa benissimo da sfondo), in un mondo segnato dal secondo conflitto mondiale e dagli abusi di potere. Tra di loro c'è il Capitano John Yossarian, detto YoYo, (Christopher Abbott), un bombardiere che, per evitare la guerra, sceglie di arruolarsi in aviazione sperando che il conflitto duri meno del suo addestramento. Si trova invece, suo malgrado, nel mezzo dello scacchiere europeo, con il solo obiettivo di tornare a casa il prima possibile e il limite massimo di missioni sostenibili da un soldato prima di essere congedato, che continua ad aumentare ogni volta che YoYo pensa di essere ormai prossimo a tornare a casa. Per essere esentato dalle missioni di volo, Yossarian arriva addirittura a dichiararsi pazzo, finendo per incappare nel Comma-22, che stabilisce che chi è pazzo può chiedere di essere esonerato ma, nel momento stesso in cui lo richiede, dimostra di non essere veramente pazzo. Perché solo un pazzo potrebbe voler continuare a volare in quelle missioni. Il paradosso di questo cavillo (che non sarà l'unico dei paradossi che saranno sciorinati lungo le sei puntate volti a simboleggiare l'assurdità della guerra, qualunque essa sia, in qualunque tempo essa avvenga, qualunque popolo, nazione, stato essa coinvolga) che impedisce di fatto a chiunque di sfuggire alla follia del conflitto diventa la chiave di lettura di una storia (già paradossale di suo) che affronta la guerra soffermandosi spesso sui suoi lati più ironici e contraddittori. Ma soffermandosi anche sulle assurde idiosincrasie della guerra. La follia dilagante durante i conflitti, l'assurdità delle (non) logiche che animano gli esseri umani in condizioni precarie dove perfino la sopravvivenza è messa a repentaglio, ma soprattutto le imprevedibili reazioni di quest'ultimi a impulsi come potere, desiderio, morte: sono questi i temi portanti della miniserie, stemperati da un graffiante senso dell'umorismo surreale che tanto ricorda da vicino quello dei fratelli Coen, dei quali Clooney è stato spesso attore "feticcio". La particolarità di Catch-22 risiede soprattutto nel taglio della serie: nessun giudizio morale accompagna i personaggi, sono le loro azioni e le scelte che compiono (o che scelgono di non compiere) ad identificarli, a mostrare la loro vera natura agli occhi degli spettatori, portatori sani di una scomoda verità che possono focalizzare con critica lucidità grazie alla "distanza di sicurezza". Le risate che generano le situazioni mostrate sullo schermo possono ingannare, perché come diceva Freud: "Con una risata si può dire tutto, perfino la verità". Guardando Catch-22 non si può non pensare alla presidenza Trump, ai problemi del possedere armi negli Stati Uniti oggi, questo la rende una storia attuale e senza tempo allo stesso modo. Si riflette, ci si addolora coi personaggi, soprattutto coi sottoposti e il loro non vedere una via d'uscita dalla Guerra, che gli è stata imposta e non hanno scelto, ma senza mai smettere di sorridere (amaramente). Una chiave di lettura non nuova ma certamente fresca nel panorama generale e che deve sicuramente molto a quella sadica ironia e crudeltà di opere come Full Metal Jacket, dove temi come follia e guerra si intrecciavano inesorabilmente.
Sei episodi che, meglio di come avrebbe fatto un film di due ore, permettono ai personaggi di attraversare una sfera di sentimenti molto più grande di loro e cercare di capire se quella pazzia tanto agognata all'inizio per poter essere rimandati a casa sarà proprio ciò a cui arrivano (e che desiderano?) alla fine della storia raccontata. Tanto i sottoposti quanto i maggiori e colonnelli, quasi questa Guerra fosse un incubo da cui non riescono a svegliarsi, o un'ossessione a cui non riescono a rinunciare. Ciò che fa da sfondo all'intera serie è senza alcun dubbio l'ambientazione Italiana, ben asservita ma semplicistica, anche se gli italiani per quanto semplici vengono dipinti anche sicuri e forti nella loro dignità individuale anzi sono i soldati americani a portare degrado e in alcuni casi anche morte fra le vie delle città del Bel Paese, quindi bene (bravissimo Giancarlo Giannini). Come bene, anzi buono, è il mix di intrattenimento e riflessione. La serie è infatti di pieno intrattenimento ma anche una spinta alla riflessione. Molti eventi scuotono lo spettatore e altri invece fanno ridere fino alle lacrime. Di particolare spicco sono le performance del protagonista, di George Clooney e di Hugh Laurie e non perché siano i più famosi ma perché gli altri, nonostante siano all'altezza della situazione, ci si dimentica facilmente. A parte forse il personaggio portato in scena da Daniel David Stewart, che interpreta Milo il responsabile delle cucine che in tutto quel caos ha studiato un modo ingegnoso e di grande guadagno per evitare il più possibile il campo di combattimento. Si rende artefice di una sorta di import-export e commercia capi di bestiame, ortaggi, beni di lusso in tutta Europa fino ad arrivare al Nord Africa. Uno dei personaggi più divertenti e arguti dell'intera serie. Una serie convincente, riuscita e divertente, nonché spiazzante ed appassionante, insomma ottima.
Regia: Qui oltre a George Clooney, dietro la macchina da presa, troviamo il suo sodale di lungo corso Grant Heslov e Ellen Kuras, tuttavia proprio il buon vecchio George è quello che nel complesso è riuscito meglio nel dare un'idea di cosa fosse la pazzia della guerra e delle conseguenze. Non era facile visto l'argomento e il romanzo suddetto (a detta di molti impossibile da tradurre per il grande schermo) perché ironico e tagliente (anche troppo), Clooney ci è riuscito, costruendo e producendo una serie di grande fattura e forma.
Sceneggiatura: Curata da Luke Davies (premio BAFTA per Lion - La strada verso casa) e da David Michôd (Animal Kingdom) è sagace e ironica, intrattiene e se in qualche momento avrete dei cali di attenzione i creatori della serie hanno pensato anche a quello. Ci sono infatti momenti in cui lo spettatore viene scosso da fatti inaspettati come incidenti aerei, suicidi o omicidi. Tutto però montato in modo da non pesare sulla psiche di chi guarda ma da far quasi nascere un sorriso. Insomma il black humor non manca, ma appena la puntata finisce rimane addosso una sorta di sensazione che qualcosa non vada bene in ciò che avete appena visto. Ma per il resto, la sceneggiatura, che gioca tutta sull'amara e crudele ironia della storia raccontata e dei suoi intrecci interni, fa bene il suo lavoro.
Aspetto tecnico: L'uso della fotografia è magistrale. Tutte le scene sono contornate da un alone di giallo ocra, come se ci fosse sempre un sole cocente durante gli avvenimenti. Ci si è svuotati del grigiore e del pallore dei precedenti prodotti di genere, per portare freschezza e luce su uno degli avvenimenti storici più bui. Allo stesso modo anche la musica serve a questo scopo. Infatti, sono state scelte canzoni note e conosciute del periodo che scandiscono il ritmo e rendono più leggera la serie. Un lavoro più che riuscito.
Cast: La performance di Christopher Abbott, nei panni di Yossarian, è convincente. Il giovane attore è entrato perfettamente nella parte del soldato Yo-Yo facendo trasparire tutta la follia che ruota attorno alla guerra. Assieme a lui troviamo sullo schermo, oltre al piccolo cameo di George Clooney, anche Hugh Laurie nei panni del maggiore de Coverly, appassionato di buona cucina, e Giancarlo Giannini, nel ruolo di un proprietario di un bordello romano. Nel complesso la prova attoriale (e di tutti, c'è anche Kyle Chandler e Tessa Ferrer) è buona e convincente.
Commento Finale: La guerra è la vera protagonista della serie Catch-22. Ed è proprio sul modo di trattarla e ritrarla che la serie si focalizza. Dovete scordarvi del sangue, delle uccisioni, dei campi di battaglia e dei toni cupi e oscuri (non è Band of Brothers per fortuna e per sfortuna), perché in Catch-22 non ci saranno. I classici elementi bellici, che sono fondamentali per conferire un'ambientazione militare alle scene, sono piegati su loro stessi e messi da parte per farne uscire tutto il succo tragicomico che caratterizza la serie. Nella serie George Clooney evidenzia gli effetti mentali e fisici della guerra sui soldati. Di come questi reagiscono alle missioni, ai bombardamenti e alle uccisioni per uno scopo che a stento sentono loro. Il regista-attore mette in scena una parodia, prendendo in giro i capi e la seconda guerra mondiale in generale, provocando un sorriso spontaneo sulle labbra dello spettatore. Provocare una risata mentre si parla di guerra non è semplice. Utilizza un tono di voce ironico e graffiante, che arriva dritto allo spettatore. Per questo motivo Catch-22 convince perché, per come vengono trattati gli argomenti e per come questi arrivano agli spettatori, il prodotto poteva risultare un flop, invece incuriosisce. Oltre ad ironizzare sulla guerra stessa, prendendola di mira con parodie e satire, la serie scherza e gioca anche con la pazzia che diventa la sua co-protagonista. Gira intorno all'argomento, lo sviscera e ne ribalta gli schemi portandola alla comprensione di tutti. Catch-22, da questo punto di vista, riesce a trasmettere tutta la voracità della guerra e delle sue conseguenze. È una serie (un manifesto pacifista che sviscera nel profondo il realismo della guerra, i meccanismi di potere e di controllo, perché la guerra viene inculcata nella mente dei soldati, che a volte partono poco convinti in ciò per cui combattono) completa, che scorre velocemente senza intoppi o troppi giri di parole. Va dritta al punto sin dalla prima puntata, fa capire allo spettatore il suo scopo. È una serie pazza proprio come la guerra di cui parla con altrettanta pazzia. Peccato solo per il finale lasciato un po' così, e in tal senso altre puntate sarebbero state senz'altro gradite, ma non si può sempre avere tutto dalla vita, e bisogna accontentarsi, in questo caso accontentarsi tuttavia di una (mini)serie di gran qualità e sostanza.
Consigliato: Non crediate mica che la serie è perfetta e è per tutti i gusti, ma la visione resta consigliata (a tutti) sia per impianto produttivo (le scene aeree sono notevolissime) che per il suo significato ultimo di critica alla guerra (a qualsiasi guerra) che, in un'epoca di consensi mai così massicci alle destre, sembra non essere più un argomento all'ordine del giorno.
Voto: 8-

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