Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/08/2020 Qui - Una terza stagione che conferma l'eccezionalità dal punto di vista tecnico (anche se manca una colonna sonora memorabile come quella delle scorse stagioni, fatta eccezione per una stupenda cover di Space Oddity), con pochi altri rivali nel mondo televisivo (complessivamente ottimi gli effetti visivi, ma si sa che HBO non bada al risparmio in tal senso, come visto anche nella un po' deludente serie His Dark Materials). In questa stagione è però venuta meno la struttura portante dello show (che muta e si sposta al di fuori dei parchi), lasciando l'impressione che i "nostri" androidi ormai abbiano poco da dire. Anche perché ora più che mai la serie mette al centro il tema del libero arbitrio, ma lo fa spostando lo sguardo dagli "host" agli umani, chiedendosi quanto sia giusto barattare la privacy e la libertà di scelta delle persone in nome di una maggiore sicurezza per tutti, trattare il mondo come un software in cui correggere ogni anomalia che ne mini il funzionamento. Temi certamente interessanti e per certi aspetti, come la gestione dei dati personali, molto contemporanei, ma mancano della profondità che aveva caratterizzato le stagioni precedenti, inclusa la (criticata, eccessivamente a parer mio) seconda. Comunque questa nuova stagione parte subito con dei ritmi molto serrati, anche per via di Dolores (sempre splendidamente interpretata da Evan Rachel Wood) e della sua crociata contro gli umani. La strada di Dolores però sarà costellata di vecchi e nuovi "amici", ognuno con il proprio tornaconto ma intenti a fermarla ad ogni costo (tra questi l'impassibile Serac, a capo di una società ancora più inquietante della Delos, tenacemente interpretato da Vincent Cassel). Ed è così che vengono abbandonate le atmosfere da spaghetti western e cappa e spada del passato, vengono abbracciate invece nuove tematiche orwelliane, non solo il controllo delle masse e il valore della libertà, anche il tenore dell'azione, che adesso abbraccia a tutto tondo quello dell'action sci-fi, quasi a trovarci di fronte ad una "scimmiottatura" (in senso buono) di Terminator. Infatti non che sia una brutta cosa, anzi, è proprio su questo aspetto che gran parte della serie (in cui comunque la riuscita degli episodi mantiene una qualità costante mediamente alta per una serie di questa portata) si regge, mettendo in scena quanto "annusato" con la fine della seconda stagione: lo scontro epocale (uno scontro d'impatto) fra Maeve e Dolores, ma in questo modo la serie non ha nulla di speciale rispetto a tanti altri prodotti simili. Il peccato più grande quindi, commesso in questa stagione 3, è stato sicuramente quello di rendere una serie straordinaria come Westworld qualcosa di normale, di lineare. Lineare perché gli autori Jonathan Nolan e Lisa Joy, dopo aver effettivamente calcato un po' troppo la mano con i "rompicapi" nella scorsa stagione, questa volta optano per qualcosa di più lineare. Il che non è un male, ma la serie privata della sua identità viene. Una serie che avrà una quarta stagione e delle premesse interessanti, dopo una terza che comunque si è difesa bene, ma voglio sperare che questa sia stata solo una fase di passaggio per arrivare a qualcosa di meglio. Voto: 6,5
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