Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/08/2020 Qui - Passano gli anni ma la serie antologica horror, American Horror Story è ormai un cult della televisione. Questa nona stagione, seppur debole e sottotono, si conferma di grande intrattenimento e conferma nuovamente che il prodotto è un'abile (ma raramente eccezionale) contenitore narrativo della mitologia horror statunitense. La serie antologica creata da Ryan Murphy alla sua nona stagione decide di omaggiare gli anni '80 (il suo stile, i suoi colori, l'aerobica, la musica giusta, le tutine aderenti, esagerando però in alcune circostanze) e il cinema slasher che in quegli anni esplodeva, rifacendosi direttamente a cult come Venerdì 13 (anche citato) ed Halloween, ma convergendo molto (forse troppo) sul filone parodistico. Di horror c'è infatti ben poca traccia, i puristi (quelli che rimpiangono le prime stagioni) non saranno stati contenti di questo cambiamento, in parte anch'io, seppur nonostante ciò, anche questa volta grazie ad un intreccio divertente, semplice, AHS si lascia guardare volentieri. I personaggi principali sono stupidi ma in linea con la loro caratterizzazione. Sono giovani, vivono a L.A. e sono tutti fissati con la palestra. Hanno poca esperienza di vita e sono passionali. Casualmente si trovano invischiati in sette sataniche e serial killer. AHS: 1984 propone una storia che riflette in modo esaustivo il periodo storico degli anni Ottanta. Un'aderenza a quegli anni che gioca un ruolo importante nella storia. Quindi, complessivamente, lo show è un omaggio (un po' paraculo) all'intero decennio. A livello di costruzione dei personaggi principali, questa stagione si rivela carente poiché sono sfaccettati in modo grossolano. Personaggi piatti, monodimensionali, grotteschi e con poche motivazioni solide che giustifichino le loro azioni. Vero che AHS non ha mai brillato sotto questo aspetto, tuttavia, in questo nuovo ciclo di episodi manca il carisma, un personaggio ben caratterizzato che incarni l'essenza di questa storia. Si sente la mancanza dei due storici attori, Evan Peters e Sarah Paulson, seppur Emma Roberts e John Carroll Lynch offrano comunque (e più degli altri) una discreta performance. Altri difetti riscontrabili nelle sequenze d'azione, realizzate mediocremente e appaiono confusionarie, così come la dimensione del paranormale viene spinta eccessivamente, virando verso il trash e lo straniamento dello spettatore. Quindi stagione di buon intrattenimento, tuttavia non in grado di soddisfare appieno in quanto propone situazioni ed elementi mitologici (tipo le persone bloccate in un luogo una volta morte) già viste e assorbite. C'è poco di nuovo e nonostante il cambiamento temporale, non presenta nessuna novità dal punto di vista creativo. Si nota una certa mancanza di idee originali e ormai si capisce che lo show è quasi arrivato alla frutta. Essendo un macro universo narrativo che abbraccia multi-stagioni, tali scelte narrative possono essere "inglobate" in un'ottica allargata, ma come singola stagione, è al di sotto delle precedenti, anche dell'ottava. AHS: 1984 ripresenta situazioni già note e gioca sul fattore malinconia. Propone un modello strutturale narrativo che nelle ultime stagioni è rimasto praticamente uguale. Si percepisce una stanchezza e seppur sia divertente seguirla, AHS sembra aver perso (definitivamente, ma si spera di no) la retta via. Voto: 5,5
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