Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/08/2020 Qui - Arriva al termine una delle migliori serie degli ultimi anni in campo supereroi, anche se Legion, come omonimo personaggio dei fumetti Marvel Comics, eroe non è ma vorrebbe esserlo e diventarlo. Egli infatti non accetta la sua natura di antieroe e perciò ingaggia (in questa terza ed ultima stagione che chiude il suo "cammino dell'anti-eroe") una viaggiatrice nel tempo (Switch, interpretata dalla semi-esordiente Lauren Tsai) per permettergli di ritornare indietro nel tempo e uccidere l'ancestrale entità, Farouck, prima che contamini la sua essenza. In cerca di redenzione o forse no, composto da ben otto episodi, quest'ultimo ciclo di episodi mette così la parola fine alla storia di David Haller, il potentissimo mutante, figlio del futuro professore Charles Xavier. Lo fa delineando una nuova fase della multi-personalità di David (Dan Stevens folle è eccezionale), e offrendo una storyline (sempre ad opera di Noah Hawley, che si conferma un abile showrunner e un ottimo scrittore di prodotti seriali) che chiuda (in modo idoneo) il cerchio sulla sua storia. Volutamente psichedelica, sovversiva e confusionaria, una storia in linea con le precedenti stagioni, nuovamente atipica e non convenzionale. La storia riprende direttamente dalla conclusione della precedente stagione, ma introduce un elemento fondamentale che incrementa esponenzialmente l'alto tasso di bizzarria e di "psichedelica" alla storia: i viaggi nel tempo. In Legion è difficile comprendere fino in fondo il reale dall'irreale, il sogno dall'incubo, tocca allo spettatore saperlo distinguere attraverso segnali quasi impercettibili, quest'anno è stato paradossalmente più facile, ma sempre portentoso caleidoscopio di emozioni umane, che offrono spunti neurali efficaci in grado di intrattenere tutti i visionari alla ricerca di puro intrattenimento. Difatti, come già accaduto nel dipanarsi delle stagioni precedenti il sotto-testo psicanalitico e la ricerca della sperimentazione narrativa diventano occasione per immergere lo spettatore in un'esperienza sensoriale che sfrutta al meglio il comparto tecnico tra luci fluorescenti, distorsioni sonore e silenzi vuoti. Visivamente, la terza stagione si mantiene leggermente sotto alle precedenti stagioni, ma si conferma comunque più che buona. Alcuni episodi sono portentosi e hanno delle svolte narrative e visive imprevedibili e inaspettate (basta guardare solo il primo episodio di questa terza stagione). Scene oniriche che mischiano più generi e mostrano numerose contaminazioni tra generi differenti. Il bilancio finale, dunque, è positivo. E non perché Legion sia perfetta, o perché ogni singolo dettaglio sia stato aperto, sviluppato e chiuso in modo impeccabile. Ma perché in tutti questi tre anni ha provato a fare qualcosa di diverso all'interno del genere in cui era inserita, riuscendo in molti casi a creare genuino stupore, e arrivando a una chiusura anch'essa coraggiosa (e quindi sempre a rischio delusione) ma che è soprattutto vera e definitiva, compiuta. Legion era e resta una serie di nicchia, che forse non farà esattamente scuola. Ma per chi c'era, per chi ha vissuto tre anni dentro queste assurde menti mutanti, il viaggio è valso il prezzo del biglietto. Voto: 7+
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