martedì 8 ottobre 2019

American Horror Story: Apocalypse (8a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 11/09/2019 Qui
Tema e genere: Ottava stagione delle celebre serie tv antologica horror creata da Ryan Murphy e Brad Falchuk.
Trama: Una crisi missilistica ha ridotto la terra in un agglomerato di scorie radioattive sterminando la quasi totalità della popolazione mondiale. I più ricchi hanno trovato riparo in bunker chiamati Avamposti, ma come e perché è successo? ma soprattutto chi la scatenata?
Recensione: Una serie che ha raccolto numerosi estimatori American Horror Story, fin dalla sua messa in onda dall'ormai lontano 2011, ma al contempo ne ha persi tanti. Poiché la serie antologica creata da Ryan Murphy, probabilmente la creazione più popolare del produttore e regista americano, tra le principali creazioni artefici del suo successo, ha offerto punti davvero alti di televisione ma anche sonori tonfi. Però nonostante i non eccezionali risultati delle precedenti stagioni (compresa la settima, Cult), egli, insieme a Brad Falchuk, ci riprova, e il risultato in parte sorprende, perché seppur emergono nuovamente segni di stanchezza creativa e di brillantezza nella costruzione narrativa, lo show si mantiene di buon livello. Perché certo, Ryan Murphy è bravissimo a calarsi in qualunque registro, maestro nella costruzione di personaggi complessi e dal vissuto delicato, egli si dimostra però meno abile a gestire il tutto d'insieme, a conferire unità alla varietà, a mantenersi coerente. L'horror, il demenziale, il cinema muto, la Fabbrica di Cioccolato dell'Apocalisse, ognuno di questi elementi è perfettamente realizzato in se stesso ma perde di senso nella globalità dello show, che risulta sovraccarico. Tuttavia non si può negare che Apocalypse rappresenti un netto miglioramento rispetto al recente passato della serie. Anche se questa svolta positiva debba essere presa come fonte di speranza o occasione di una degna e auspicabile chiusura, sarà il tempo a dirlo. Comunque, non all'altezza delle prime stagioni, lo show conferma ugualmente un trend in discesa, ma grazie al fandom e alla storyline interconnessa riesce a confezionare un buon prodotto seriale d'intrattenimento. Infatti Apocalypse, ovviamente lontano anni luce dalla perfezione di Asylum, si avvicina alla piena sufficienza di Coven, di cui è crossover insieme a un altro riuscito capitolo della serie, Murder House. Una scelta che si è rivelata curiosa, interessante e certamente originale nelle sue intenzioni iniziali, quella appunto di voler riunire in un'unica stagione i nuclei narrativi della prima e terza stagione della serie, che seppur non convince fino in fondo, trova una sua dimensione e forza. Questo grazie all'intreccio, che si discosta dalle precedenti contaminazioni in quanto quest'ultima connette direttamente quelle due stagioni. Se prima i legami erano dei puri e semplici riferimenti per fan, Apocalypse è frutto diretto dell'intreccio da quelle due storyline. L'Anticristo (se non era ancora chiaro dal banner è lui il personaggio della stagione) contro la confraternita di Streghe. Un scontro atteso e che è il fulcro di questa nuova stagione. Uno scontro fra titani. Questa decisione è in un certo senso la croce e delizia dell'ottava stagione che funziona in gran parte grazie alla spasmodica attesa di carpire tutte le interconnessioni tra i vari cicli di episodi. Funziona in gran parte per un fattore nostalgia e di affetto, però, dal punto di vista narrativo, la nuova storyline che non si dirama in modo congruo, anzi, complessivamente si completa ed estende in modo discontinuo. Ci sono puntate strepitose per costruzione narrativa e altre molto flosce e di puro "rilassamento". Alcune puntate riservano grandi momenti d'intrattenimento ma altre sono banali e soffrono di una costruzione sufficiente e superficialità.
La forza maggiore dello show sono i personaggi che sono costruiti in modo brillante seppur, le tipologie rappresentate, siano grossomodo sempre le stesse. Apocalypse giova dell'antagonista principale che è ben caratterizzato ed ha ampio sviluppo. Tutta la sua essenza demoniaca viene rappresentata in maniera idonea e soddisfa appieno tutte le aspettative. La sua parabola ha un inizio e una fine e il suo percorso ha un arco evolutivo sia fisico che mentale. La confraternita delle streghe invece ha fin troppo spazio ed è composta da personaggi già noti e che hanno già dato il loro meglio nelle stagioni precedenti. Tuttavia, all'interno della mitologia di AHS, la confraternita è l'unica forza in grado di competere con la forza malefica dell'Anticristo. Quindi, dal punto di vista narrativo, lo scontro è giustificato dal loro potere ancestrale e dallo scontro tra due forze opposte che si attraggono e collidono. Perciò, questa parte, funziona in modo altalenante e segnala la stanchezza creativa dello show. Altalenanza poi accentuata da voler metter troppa carne al fuoco pur avendo a disposizione un tempo limitato come dieci episodi, la sceneggiatura pecca infatti nel voler raccontare tanto senza mai davvero colpire il bersaglio. Alla fine della serie sembra di non aver conosciuto abbastanza pur avendo visto molto e seguito così tanti personaggi, anche il ritmo registico non è mai davvero incisivo. Stanchezza poi accentuata dalla costante presenza di Sarah Paulson ed Evan Peters (colonne portanti del progetto antologico televisivo AHS) chiamati a vestire più personaggi. Infatti, nonostante la bravura degli attori, un espediente di questo tipo, non nuovo alla serie, risulta privo di originalità e denota una certa scarsità di idee. Eppure il suo dovere lo fa abbastanza bene, soprattutto quando arriva l'episodio forse più atteso di tutta la stagione: quello ambientato nella Murder House e che vede il grande ritorno di Jessica Lange (che comunque non sarà l'unica a tornare). Dopo aver concluso ufficialmente la sua collaborazione con Ryan Murphy in American Horror Story con la quarta stagione (Freak Show) l'attrice premio Oscar torna brevemente a riprendere i panni di Constance Langdon, nonna di Michael. Nonostante una performance non eccellente, la Lange buca lo schermo acchiappando immediatamente l'attenzione dello spettatore che fino a quel momento si era adagiato sugli allori di puntate non completamente soddisfacenti. Varcare la soglia della Murder House è un vero ritorno al passato ed in atmosfere vecchie ormai di ben otto anni. Nell'episodio in questione, il sesto, un mostro sacro del cinema come la Lange si scontra con la nuova leva Cody Fern (l'Anticristo, il figlio di Satana strumento attraverso cui mettere in ridicolo la società), vera sorpresa di questo American Horror Story - Apocalypse. L'attore, già visto nella seconda stagione di American Crime Story: L'assassinio di Gianni Versace, risulta magnetico nella sua interpretazione. Un cattivo certamente interessante il suo, anche se vede perdere un po' della sua potenza se ricollegato al discorso precedente su una scrittura poco incisiva e poco convincente.
Poco incisiva e poco convincente anche la struttura (la storia viene raccontata attraverso un lungo flashback, come sempre, ma comincia a disturbare), soprattutto nel finale, perché vero che, il finale di stagione non chiude ad una ipotetica vera Apocalisse, in quanto emerge che la fine del mondo non può essere sconfitta ma solo rimandata, ma il tutto si conclude in modo abbastanza banale (e già visto). In conclusione, si può dire che American Horror Story - Apocalypse si è rivelata come una stagione riuscita a metà. Qualche remora sulla narrazione e sullo sviluppo dei personaggi viene mitigata dalla presenza di un cast corposo ed affascinante (composto da vecchi e nuovi volti), dalla parte squisitamente horror (sangue e quant'altro a volontà ed è un bene) e dalla consapevolezza che un piccolo passo avanti è stato fatto, e questo non può che far sperare per altre possibili stagioni, di una serie sempre intrigante, affascinante ed imperdibile.
Regia: Come spesso accade tanti sono i registi a cui viene affidato il compito, tra questi soprattutto Jennifer Lynch (2 puntate), Bradley Buecker (3) e anche Sarah Paulson (1), mai sentiti gli altri. Comunque nessuno spicca particolarmente, anche perché il ritmo registico è sempre identico, ovvero incerto.
Sceneggiatura: Tutta la gestione della trama (e quindi dello script) risulta indubbiamente dispersiva e a tratti sicuramente poco incisiva e poco convincente, ma non tanto irritante quanto lo è stata in Cult, e quindi non troppo mediocre, anzi, tutto sommato "gradevole".
Aspetto tecnico: L'elemento horror diventa palpabile nei simboli satanici e stregoneschi che Apocalypse porta con sé. Quindi perfetta la sigla, sempre efficace la colonna sonora, funzionale tutto il resto.
Cast: Quella che è stata una delle caratteristiche più originali di American Horror Story, ovvero il riutilizzo dello stesso cast per ogni stagione ma con differenti personaggi e differenti storie, inizia a sentire il peso del tempo dopo 8 anni, e l'utilizzo degli stessi per differenti ruoli all'interno di una stagione stessa, trend che è partito già da Hotel, comincia ad essere urtante per lo spettatore. Comunque tutti fanno bene la loro parte, anche i nuovi, apprezzabili interpreti.
Commento Finale: Complessivamente, American Horror Story: Apocalypse è una buona ottava stagione. Seppur viaggi a corrente alternata, la narrazione offre alcuni momenti di puro intrattenimento e in numerose occasioni è un godimento assoluto per tutti i fan. Indubbiamente, AHS ha perso mordente ma è situazione normale dopo tanti anni di attività. Ciò non toglie che lo show non possa reinventarsi e trovare nuovi stimoli. Rimane comunque un buon prodotto, che ormai vive grazie al fandom e che può permettersi una stagione di "intermezzo". Qualitativamente, la serie rimane d'alta qualità dal punto di vista realizzativo.
ConsigliatoAmerican Horror Story: Apocalypse segna un'evidente ripresa rispetto alle precedenti stagioni dello show. Non priva di difetti ma godibile, sempre sovraccarica e volutamente sopra le righe, ma non nel modo che ha reso inguardabili alcuni suoi precedenti illustri. Da consigliare soprattutto ai fan.
Voto: 6+

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