Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 13/07/2020 Qui - Una serie tv, anzi, miniserie (7 uniche e sole puntate), realistica e didascalica, la storia (tramite periodi focali) dell'ascesa al potere e della rovinosa caduta di Roger Ailes, il creatore di Fox News. Un affresco spesso disgustoso di una mentalità che è sempre stata considerata vincente: quella della destra americana più privilegiata e potente. Roger Ailes era un burattinaio che creava e distruggeva: poteva decretare il successo e il fallimento di una vita, di una carriera, di un essere umano. Roger Ailes si credeva un dio e come tale si comportava. Non aveva limiti, freni o inibizioni, a lui tutto era dovuto, perché poteva, perché era sicuro di esserne in grado, perché non c'era nessuno a fermarlo, fino a quando una sola donna ha avuto l'astuzia di incastrarlo per tutte le sue colpe. The Loudest Voice, produzione Showtime, andata in onda su Sky Atlantic, è quindi una miniserie d'impatto, in cui è difficile entrare in empatia con il "mostro", vorresti solo gridare al mondo tutta la tua indignazione. E tuttavia al di là di ciò, ci sono validi motivi per consigliarne una visione. Prima di tutto, l'interpretazione dei protagonisti principali. Una discreta prova corale per tutto il cast, sulla quale svettano un irriconoscibile Russell Crowe (che, vecchio e grasso, interpreta Roger con una convinzione e un'arroganza che rendono il personaggio credibile) e Naomi Watts (una nota di merito per Seth MacFarlane che, una volta tanto, abbandona i panni di attore da commedia per indossare quelli scomodi e sgradevoli di Brian Lewis). Ci sono poi i fatti storici riportati con cruda freddezza: l'11 settembre, la salita al potere di svariati presidenti americani, il ruolo che Fox News ha avuto nella manipolazione delle menti del pubblico medio, la controversa personalità di Rupert Murdoch. C'era una logica chiara dietro alle azioni del gran capo della Fox, in grado di decidere le sorti della politica americana. Inoltre, The Loudest Voice si incanala in quel filone di tv verità che fa un pesante riferimento al movimento del MeToo. The Loudest Voice e getta luce anche su quanto fragile e manipolabile sia l'opinione pubblica americana. E, forse, non solo americana. Insomma parecchia la carne al fuoco, e certo, non sarà perfetta, non sarà di eccellente qualità (e non per tutti), ma questa miniserie va vista, per sapere qualcosa in più degli Stati Uniti e degli intrecci tra giornalismo televisivo e politica, per entrare nel complicato e vergognoso meccanismo che ha per anni gestito Fox News, e poi al massimo indignarci. Voto: 7
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