Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 25/09/2020 Qui - Già la seconda stagione, dopo l'ottima prima stagione, sembrava essere una forzatura, che comunque nella sua quasi inutilità un senso aveva (e riusciva parzialmente nei suoi scopi), questa terza purtroppo un senso non ce l'ha e nei tredici episodi la tematica di base si perde più volte in colpi di scena, twist e segreti di vario genere abbastanza ridicoli (la serie, come per le scorse stagione, parte con tutte le buone intenzioni di voler far luce su argomenti importanti come il bullismo, la violenza sessuale e il suicidio, ma il tutto questa volta viene affrontato in maniera superficiale e fin troppo sbrigativa). Una stagione che sebbene resti fedele alla morale della seconda, dimostrando che nessuno è linearmente buono o cattivo e che non esiste mai una unica e tragica versione della storia, non riesce affatto a stare al passo con le sue sorelle più grandi. Anche perché questa volta la qualità notevolmente si abbassa raggiungendo livelli aberranti sotto molti punti di vista, in particolar modo la sceneggiatura, anzi, la scrittura della terza stagione di Tredici è un chiaro esempio di come non si dovrebbe realizzare una sceneggiatura. La storia raccontata è infatti confusa e piena di incongruenze. La serie cerca in tutti i modi di farsi prendere seriamente, ma, proprio a causa delle continue incongruenze, ogni sforzo degli sceneggiatori risulta vano. La fotografia si differenzia a seconda delle diverse linee temporali presenti, ma tale scelta non risulta essere pienamente azzeccata perché a lungo andare crea più che altro confusione e la narrazione sconclusionata non aiuta di certo la situazione. La regia, come anche il montaggio, risulta nella media, mentre le interpretazioni del cast sono altalenanti. Infatti alcuni attori, come Dylan Minnette nei panni di Clay, buoni nel proprio lavoro, mentre altri, come Alisha Boe nel ruolo di Jessica, non convincono appieno. Un appunto particolare va dato alla new entry Ani che risulta essere un ruolo altamente detestabile ed incapace di creare interesse (e della sua narrazione fuori campo ne avremmo volentieri fatto a meno, un po' come della cotta che ovviamente Clay prende per lei e della sua "relazione" con Bryce Walker, era davvero necessario?). Eppure questa terza stagione sembrava essere partita con il piede giusto, sembrava avere un ritmo incalzante e gestire bene il mistero della morte di Bryce, tuttavia, questa cosa è durata solamente la prima puntata, poi la serie è diventata lenta e ripetitiva, con i personaggi che hanno iniziato ad assumere comportamenti incoerenti, soprattutto alla luce di ciò che hanno fatto o che hanno visto. La terza stagione di Tredici è perciò un fallimento vero e proprio. In questo senso, c'era bisogno di una quarta stagione? No. Piace ancora? Non proprio. Continuerò a vederla? Probabilmente sì, anche se ormai Tredici, senza i tredici motivi di Hannah Baker, non ha quasi più motivo di esistere. Voto: 4,5
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