venerdì 16 ottobre 2020

Diavoli (1a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/10/2020 Qui - Di produzione italo-francese ma girata prevalentemente a Londra, tratta dal romanzo I diavoli di Guido Maria Brera, la serie, questa serie, è una serie che aspira (essendo italiana al 75% e prodotta da Sky Italia) a diventare internazionale, si veste bene, si tira a lucido ma manca l'occasione e risulta un pesce fuor d'acqua, come chi a una festa elegante si trova a disagio e si mette in un angolo, accanto al buffet. Pur provando ad alzare il livello, con collegamenti all'attualità, inserendo l'anima thriller in un contesto di alta finanza internazionale con i banchieri che muovono le sorti del mondo, la serie si perde in una narrazione annacquata priva di scatti e non in grado di stupire lo spettatore che rischia piuttosto di annoiarsi tra i tanti riferimenti. In realtà nelle prime puntate di finanziario c'è poco, qualche parola tecnica e il fatto che lavorano in una società finanziaria, anche le vicende personali sono un po' criptiche. Poi la vicenda si svela ma in un modo troppo confusionario con troppa carne al fuoco, con intrighi, sotterfugi e doppi giochi non troppo chiari e neanche troppo probabili, finale sensato ma un po' così, sempre con quel velo di forzatura come se le cose andassero nel verso che devono senza neanche troppe sorprese. Patrick Dempsey e Alessandro Borghi catturano la scena e rappresentano il gancio per lo spettatore, attirato dai grandi nomi (ci sono pure Kasia SmutniakLaia Costa e Lars Mikkelsen, però nessuno convince), ma la sfida tra i due "demoni" della finanza sembra perdersi nei meandri della storia personale di Massimo Ruggero (ovvero del secondo, Borghi che, per quanto ci provi, dà vita a un personaggio troppo freddo per suscitare fino in fondo empatia con lo spettatore, in Sulla mia pelle decisamente più bravo). Diavoli ha un obiettivo, mostrare come la finanza cattiva controlli il mondo, come il denaro sia la rovina e lo porta avanti fino all'estremo, delineando i contorni della perfidia con l'accetta. Alla fine risulta un prodotto godibile, ma che non stupisce e non resterà fissato nella memoria (per "Harry Quebert" e Malachi KirbyPatrick Dempsey nuovamente nullo, l'altro era in The Race, altra debacle, porteranno mica sfortuna?). A dispetto della sue velleità, infatti, Diavoli si rivela sostanzialmente deludente, una produzione che, pur non priva di elementi interessanti, finisce per essere paradossalmente schiacciata dalla sua stessa ambizione. A quanto pare è in cantiere una seconda stagione di Diavoli, nonostante tutto lasciava pensare fosse una miniserie. Voto: 5

Babylon Berlin (3a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/10/2020 Qui - Puntando ancora una volta in alto muovendosi tra dramma e noir, ed affascinando con costumi, musiche e colori, Babylon Berlin (serie televisiva tedesca prodotta da X-Filme Creative Pool in coproduzione con Degeto FilmSky Deutschland e Beta Film, sempre basata sui libri di Volker Kutscher, le cui trame spaziano dal 1929 al 1934) fa centro (seppur con meno vigore rispetto alle stagioni precedenti) ancora una volta. La serie infatti, con questa terza stagione, riconferma le premesse che erano state già eseguite nelle prime due stagioni (qui). Nei primi episodi della nuova stagione, andata in onda su Sky Atlantic e (ancora) disponibile on demand, si ritrovano difatti tutti gli elementi che caratterizzano la serie: nuove indagini, un parco personaggi variegato, storyline di finzione intrecciate con la vera storia della Germania di fine anni Venti anche se non esenti da difetti storici che continuano a esserci. Nonostante questo la serie creata da Tom Tykwer rimane un buon prodotto di intrattenimento, visivamente ricco, e con molti spunti narrativi che non possono fare a meno di stimolare riflessioni sul mondo contemporaneo. I ruggenti anni '20, simbolo di espansione industriale e del progressivo individualismo, vengono comunque celati nel mistero investigativo e nell'aria decadente di cui i personaggi sono avvolti. Vi è una sorta di aurea "morente" che è in grado di sottolineare non solo ciò che la Germania ha vissuto nel primo dopo guerra, ma anche la consapevolezza delle atrocità che la coinvolgeranno nell'epilogo temporale in cui gli eventi della serie tv sono incastrati. Il trucco, insieme alla fotografia e ai costumi d'epoca, fungono da guida visiva ed emotiva per il pubblico della serie che deve destreggiarsi tra omicidi, indagini, e il nascente nazionalismo. Il tutto viene incalzato da un ritmo narrativo che è in grado di coinvolgere il pubblico passo dopo passo, incuriosendolo e inglobandolo nel mistero che coinvolge i due protagonisti (principali, il bravo Volker Bruch e la brava Liv Lisa Fries), protagonisti che "crescono" e sopravvivono, a tutti e tutto, in tutti i sensi. Certo, non è tutto oro quel che luccica nella serie, come detto, in confronto alle precedenti c'è meno impatto sia sonoro che in generale, tuttavia è una serie ingiustamente sottovalutata da vedere, soprattutto consigliata a chi ha visto ed apprezzato le due stagioni precedenti. Voto: 7

ZeroZeroZero (1a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/10/2020 Qui - Dopo la serie GomorraStefano Sollima torna ad adattare un romanzo di Roberto Saviano, con ZeroZeroZero, un viaggio dentro il cuore pulsante del narcotraffico internazionale, alla scoperta del prezzo umano atto a soddisfare la sete di potere e di soldi che annebbia il raziocinio umano, un lato oscuro che coinvolge e sconvolge la vita di centinaia di persone nel mondo. In ZeroZeroZero tre filoni narrativi fanno infatti da sfondo al viaggio di 5.000 kg di cocaina dal Messico alla Calabria, ma il meccanismo narrativo funziona solo ad intermittenza. Ci sono errori di sceneggiatura (con alcuni sviluppi della trama discutibili e alcune scelte utili solo ai fini del proseguimento della vicenda che fanno storcere il naso, sembrando fin troppo forzate) e vuoti alquanto grossolani nella credibilità dell'impianto complessivo. Senza spoilerare nulla, i tre filoni sono rappresentati dall'ambientazione messicana, da quella calabrese e dal nucleo familiare dei Lynwood (padre, figlio, figlia) che sono gli spedizionieri navali incaricati del trasporto. Ciascuno di questi tre nuclei narrativi si alterna a blocchi nella narrazione complessiva, alternando nel montaggio i tre scenari di riferimento. Quello che funziona meglio è sicuramente il filone calabrese, dove la mattanza dei sentimenti è speculare a quella fisica. Il percorso narrativo è sicuro, senza cedimenti, perfettamente logico e credibile. Negli altri due filoni, il trattamento (non solo narrativo) non è altrettanto brillante. Tra personaggi, tre, uno a cui viene senza senso assegnata una malattia, uno che viene fatto scomparire troppo presto, ed uno, quello del filone messicano, caratterizzato in modo alquanto ambiguo, la scelta misticheggiante del protagonista è infatti bizzarra senza essere credibile. Le interpretazioni del cast (tra cui spiccano Gabriel ByrneAndrea RiseboroughDane DeHaanAdriano Chiaramida e Francesco Colella) sono quasi sempre (poche volte in verità) convincenti, anche se i dialoghi non sono il punto forte di questa serie. In questo senso, anche il ritmo in alcuni momenti rallenta eccessivamente, mostrando una certa pesantezza. Per quanto riguarda il lato tecnico, Sollima si conferma un grande regista. Come in Soldado, anche qui le scene d'azione sono girate in maniera egregia, con momenti spettacolari alternati a immagini crude di grande impatto. L'unico neo, è che forse, come in altre sue produzioni, anche qui la presenza del back and forward è troppo frequente. Per il resto, come sottolineato nel corso della recensione, ci si trova davanti ad una serie che alterna sequenze di grande impatto a qualche sbadiglio dovuto anche alla gestione dei tanti personaggi. Questo a dispetto dei temi trattati, che sono tanto importanti quanto interessanti, mostrati in modo violento e crudo. Alcune scene, soprattutto a livello visivo, sono costruite in modo eccezionale, andando a sopperire alcuni problemi che attanagliano la sceneggiatura. In conclusione, una buona serie, anche se si è lontani dalla perfezione. Voto: 6,5

A Discovery of Witches (1a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/10/2020 Qui - Un amore contrastato, lotte tra creature sovrannaturali e la ricerca della propria identità animano la prima stagione di questa serie. Il progetto televisivo (è prodotta da Bad Wolf e Sky Productions e andata in onda ovviamente su Sky Atlantic in Italia) è tratto dalla trilogia di romanzi scritti da Deborah Harkness e ha già ottenuto l'approvazione per un secondo e un terzo ciclo di episodi che proseguiranno la storia di questo mondo popolato da vampiri e streghe. Un mondo, una storia, che però non mi ha soddisfatto del tutto. Un inizio promettente si è difatti scontrato con una realtà dei fatti diversa, in cui lo show non è riuscito a salvarsi dallo spettro dello stereotipo, finendo per lasciare troppo spazio alla storia d'amore tra i due protagonisti (tra una strega esperta di storia, interpretata così così da Teresa Palmer, e un vampiro esperto in genetica, interpretato anch'esso così così da Matthew Goode, insieme dovranno "collaborare" per evitare futuri scontri) piuttosto che all'interessante contorno. Infatti, come purtroppo un po' prevedibile, la serie si concentra presto sugli elementi più "romantici" della narrazione. Ne consegue uno show sì nel complesso originale e che cerca di distanziarsi dai suoi lontani "cugini" (recenti e meno recenti), ma che alla fine non riesce a dare quella ventata d'aria fresca al genere. Perché certo, un cast (più o meno) convincente sostiene la struttura piuttosto fragile e al tempo stesso non priva di fascino della serie, riuscendo oltretutto a mantenere alta l'attenzione degli spettatori non troppo esigenti (perfetto per chi è alla ricerca di un prodotto leggero e di una bella storia d'amore da vivere), e poi a sostenere la serie c'è comunque anche il buon lavoro compiuto dal team di registi che valorizzano le splendide location utilizzate mettendo in secondo piano la bassa qualità degli effetti speciali durante le scene d'azione, però credevo meglio. Spero che la prossima stagione sia più movimentata, con più scontri soprannaturali e magia. Magari una vena di romanticismo in meno. Voto: 6